Dentro il contesto storico
di Ass. Cult. Donna, Vita, Libertà – Firenze
Il 12 dicembre 1905 iniziò la Rivoluzione costituzionale iraniana con il discorso di Jamaleddin Esfahani. Questo evento, che fu l’inizio di una rivolta popolare, che alla fine divenne nota come Rivoluzione costituzionale, è l’unico caso nella storia moderna del Medio Oriente. Un anno dopo, il principio costituzionale e la legge elettorale dell’Assemblea Nazionale furono firmati da Muzaffaruddin Shah Qajar, e si costituì la prima Assemblea. Muzaffaruddin Shah morì nel 1907 e Muhammad Ali Shah divenne il re. L’attacco al parlamento nel 1908 e l’abolizione del costituzionalismo seguirono la guerra civile del 1908-1909 tra costituzionalisti e monarchici, che fu in realtà l’apice di una battaglia rivoluzionaria. Dopo la conquista di Tehran nel 1909, Mohammad Ali Shah fu deposto e il governo costituzionale fu ripristinato.
Prima di questi avvenimenti, nel 1900 un investitore britannico di nome William Knox D’Arcy aveva deciso di ottenere una concessione dal governo Qajar per la ricerca, l’estrazione e l’esportazione del petrolio iraniano per 64 anni, con un’esenzione dalle tasse, pagando solo 20mila Sterline al governo iraniano (pari a 100mila dollari), oltre al versamento del 16% dei profitti delle società da lui create per questo proposito.
Nel 1901, fu Muzaffaruddin Shah che firmò questo contratto. Nella primavera del 1908, nella città di Masjid Sulaiman nel Khuzestan, fu scoperta la prima grande fonte di petrolio in Medio Oriente e le esportazioni di petrolio iniziarono subito dopo la costruzione di un oleodotto di 220 chilometri.
Nel 1909, la marina britannica concesse il permesso di costituire una compagnia petrolifera iranico-britannica privata, chiamata Iran-British Oil Company e, non appena possibile, l’uso del petrolio al posto del carbone divenne comune in tutta la marina britannica.
Nel 1914, il Governo britannico acquistò la maggior parte delle azioni della Iran-British Oil Company e prese il pieno controllo dell’industria petrolifera (esplorazione, estrazione ed esportazione).
La mattina del 21 febbraio 1921, Reza Khan Mirpanj, il comandante cosacco dell’Atriade di Hamedan, con l’aiuto di Seyyed Zia Tabatabai e la collaborazione dell’ufficiale britannico, il generale Edmund Ironside, effettuò un colpo di stato militare contro il Primo Ministro e il governo dell’Iran. Dopo questo golpe, Seyyed Zia Tabatabai divenne Primo Ministro e Reza Khan divenne Ministro della Guerra. Tutti i giornali e le riunioni vennero vietati e tutti i dipartimenti governativi e i centri di raccolta vennero chiusi. Dopo circa tre mesi, Tabatabai fu rimosso e il potere fu concentrato nelle mani di Reza Khan. All’inizio sostenendo di voler stabilire un sistema repubblicano, ma in un compromesso con le autorità religiose islamiche di Qom, scelse poi la monarchia.
Nell’ottobre 1925, il quinto parlamento approvò il disegno di legge per sciogliere la dinastia Qajar ed elesse Reza Khan come re. Questo parlamento si sciolse modificando diversi articoli della costituzione e formò l’Assemblea Costituente.
Nello stesso anno, Reza Khan fondò la dinastia Pahlavi e prese il pieno potere come Reza Shah. Iniziò la sua dittatura, durante la quale, furono in ogni caso poste le basi della modernizzazione infrastrutturale dell’Iran dal punto di vista delle vie di comunicazione e delle ferrovie, la creazione di industrie, scuole, università e banche con l’aiuto di intellettuali che avevano studiato in Europa, che infine venivano tutti epurati e giustiziati da Reza Shah.
In Turchia, in Italia, in Unione Sovietica, e poco dopo in Germania, molti consideravano il modello dello stato autoritario l’unica soluzione ai problemi del dopoguerra. In Iran, esemplari furono i casi di Timurtash, Firouzmirza Farmanfarma, Ali Akbar Davar e Jafar Qoli Asad Bakhtiari, un gruppo di quattro intellettuali e dirigenti che facevano parte del governo e che avevano permesso di mantenere il potere di Reza Shah e della dinastia Pahlavi, che furono tutti messi sotto accusa da Reza Shah e nel giro di alcuni anni, tre di loro furono assassinati in prigione e un quarto si suicidò all’età di 50 anni per paura. Per garantire il suo potere, Reza Shah ha violato la Costituzione, sciolto il Parlamento e i partiti. Pure l’immunità parlamentare dei singoli deputati venne revocata. Sebbene fosse stato in grado di stabilire un sistema di governo apparentemente moderno, ha notevolmente limitato la democrazia, il parlamento, le elezioni e la libertà in Iran.
Reza Shah ha sostenuto molto le autorità religiose, mullah e studenti religiosi, e ha reso obbligatoria l’educazione religiosa nelle scuole ed ha proibito l’approvazione e la promozione di qualsiasi credenza atea e materialista. Anche le scuole per Armeni e Baháʼí furono chiuse.
Secondo la stima di uno dei biografi di Reza Shah, la sua ricchezza al momento della sua morte era di trecento milioni di Sterline e circa un milione e mezzo di ettari di terra fertile. Non dimentichiamo che era nato in una famiglia molto povera. Alcuni credono (Masoud Behnoud) che Reza Shah, a Londra, avesse circa 200 milioni di Sterline nei suoi conti bancari quando si è dimesso dal trono.
Certo, in ogni caso si può dire che Reza Shah abbia riportato l’indipendenza al paese e realizzato quasi tutti gli obiettivi non politici della rivoluzione costituzionale. Ha pacificato l’Iran, anche se brutalmente, e ha aiutato la nuova classe media. Ma l’economia agricola del paese è rimasta intatta e il governo di Reza Shah ha rafforzato la cultura dello sfruttamento dei proprietari terrieri. Usurpando la terra di piccoli e grandi proprietari terrieri a Mazandaran, acquistò per sé molta terra. L’industrializzazione e le politiche commerciali si basavano interamente sui monopoli governativi e sulla proprietà statale, e il costo non fu altro che impedire la crescita di una dinamica borghesia industriale.
Con lo scoppio della Seconda guerra mondiale, nonostante la dichiarazione di neutralità dell’Iran, il Paese fu occupato dalle forze britanniche e sovietiche – col benestare degli Stati Uniti. Nel settembre 1941, gli Inglesi inviarono un messaggio a Reza Shah affinché abdicasse in favore di suo figlio Mohammad Reza. Fu esiliato in nave dall’Iran verso l’India, poi alle Mauritius e infine a Johannesburg.
Con l’occupazione dell’Iran e l’esilio di Reza Shah, suo figlio Mohammad Reza di 22 anni divenne re, mentre l’Iran fu occupato dalle forze dell’Armata Rossa, dell’Esercito Indiano Britannico e poco dopo dalla presenza di militari americani.
Questa occupazione fu l’inizio di uno dei periodi più avventurosi della storia moderna dell’Iran. La battaglia per la democrazia, gli interventi stranieri, le tensioni all’interno del governo, il grave declino economico, l’instabilità politica, le ribellioni illiriche, i movimenti separatisti, controllo militare della popolazione. Ma d’altra parte, in reazione, ci sono stati anche sviluppi promettenti: la formazione di un movimento popolare per nazionalizzare l’industria petrolifera iraniana, l’apertura dello spazio politico, una maggiore libertà di stampa, l’aumento del potere del Parlamento e una crescita del movimento dei lavoratori.
Per riprendere il discorso del nascente mercato del petrolio, la concessione del 1933 aveva dato il pieno controllo delle risorse petrolifere alla Iran-British Oil Company, dei grandi giacimenti petroliferi del Khuzestan, del pieno controllo di tutte le fasi di produzione e distribuzione, e la proprietà degli impianti e della raffineria di Abadan per l’esportazione per 60 anni, a favore quindi della Gran Bretagna. Alla fine del 1951, la piccola quota dell’Iran di tutto questo ammontava solo al 16% del suo profitto, che era soggetto all’imposta sul reddito con un trucco intelligente.
Nel 1947, i profitti per l’Inghilterra ammontavano a 40 milioni e 161mila dollari, di cui solo 7 milioni raggiunsero l’Iran.
La storia di 12 anni dopo l’occupazione, nonostante i numerosi fallimenti, ha visto la continuazione del processo iniziato con la Rivoluzione costituzionale e fermato con l’ascesa di Reza Shah. In questi 12 anni le forze di sinistra (marxiste) e le forze nazionaliste laiche hanno avuto la possibilità di agire, ma il mercato e la piccola borghesia urbana sono rimasti attaccati alle attività politiche di elementi e correnti religiose islamiche.
L’ascesa e la caduta di Mohammad Mossadegh è un riflesso delle vittorie e delle sconfitte di quel periodo. La vicenda di Mossadegh, conclusasi con il golpe del 1953, è un capitolo importante nella storia degli interventi stranieri occulti di Inghilterra e America; la ferita aperta è ancora la narratrice delle sofferenze che hanno subito gli Iraniani. Il 1953 e il ritorno del governo Pahlavi furono una grande perdita nell’esperienza della democrazia in Iran. In quei 12 anni si erano insediati 15 governi, che avevano apportato molti rinnovamenti.
Questo periodo ebbe inizio nel settembre 1941 con la formazione del partito Tudeh (di ispirazione marxista-leninista), che ben presto divenne una macchina politica organizzata e sistemica. La polizia segreta di Pahlavi represse duramente le proteste e le attività sindacali, tantoché, dal 1921 in poi, il Governo promulgò una legge che vietava qualsiasi tipo di organizzazione comunista. Qavam al-Dawleh, Primo ministro del tempo, agì in modo relativamente intelligente nell’affrontare la questione sovietica e il movimento dell’Azerbaigian e acquietò la situazione accettando quattro ministri del partito Tudeh e diversi ministri di Mellion (Nazionalisti).
Nel 1946 fondò il suo partito, il Partito Democratico dell’Iran, composto da giovani socialisti e politici liberali. Ma tutte le azioni di Qawam furono contrastate sia da forze interne che esterne, da potenti capi delle tribù del sud e del centro dell’Iran, e dal partito di Seyyed Ziauddin Tabatabai, che era affine agli interessi dell’Inghilterra, cioè il Partito della Volontà Nazionale, fondato solo due anni prima. Con il sostegno dello Shah e dei rappresentanti britannici in Fars e Khuzestan, Qavam si voltò a destra e soppresse l’esercito azero. Il vincitore di questo conflitto nazionale è stato Mohammad Reza Shah, con i suoi generali. Questo mise anche lo Shah sul fronte americano. Il piano per concedere alla Russia la concessione petrolifera settentrionale e la sua mancata approvazione in Parlamento (1947) tramite la Northern Oil Company sollevò la questione della nazionalizzazione dell’industria petrolifera iraniana nei successivi due anni. L’abolizione della concessione della Northern Oil Company ha dato la possibilità ai nazionalisti iraniani di presentare una richiesta di revisione della concessione della Iran-British Oil Company, che volevano la nazionalizzazione dell’industria petrolifera iraniana. A dirigere questi interessi c’erano Mossadegh e il suo stretto collaboratore Hossein Fatemi.
Questo movimento coincise con la decolonizzazione del dopoguerra e la fine di circa due secoli di presenza coloniale britannica in India. Ma l’indipendenza dell’India nel luglio 1947 fu accompagnata dall’amara esperienza della spartizione e dalla creazione di due paesi nemici, India e Pakistan, nel novembre 1947, quando anche la Palestina fu divisa e fu creato lo stato di Israele.
Nel dicembre 1948, un sostenitore del Partito Tudeh sparò a Mohammad Reza Shah all’Università di Teheran e il re rimase ferito. Questo attentato diventò un’opportunità per Mohammad Reza Shah e le sue forze di mettere fuori legge il Partito Tudeh, arrestare i suoi leader e sopprimere le forze di sinistra in tutto il paese. Poco dopo, lo Shah usò questo incidente per ottenere un maggiore controllo e chiedere di modificare la costituzione.
Nel 1949 una nuova legge diede infatti allo Shah il potere di sciogliere il Parlamento.
Nel luglio 1950, il generale maggiore Razm Ara divenne Primo ministro e cercò di interagire con tutte le diverse forze e paesi stranieri. Nel novembre 1950, quando il Parlamento respinse gli accordi supplementari, la Iran-British Oil Company propose con riluttanza i termini del profitto a metà (50/50), ma la commissione petrolifera del parlamento, guidata da Mosaddeq, la respinse.
Razm Ara fu assassinato nel marzo 1951 da uno dei membri del gruppo Fedayian-e Eslam e Mossadegh fu eletto Primo ministro. Questo assassinio fu nella pratica una gran fortuna per lo Shah. Con questa scusa, lo Shah soppresse tutti i suoi oppositori religiosi e di sinistra. In effetti, fu un colpo di stato reale che permise di rimettere il potere nelle mani del re. Con il governo militare dopo questo assassinio, fu approvata la formazione e l’elezione dell’Assemblea Costituente, in cui furono accresciuti i poteri del re, e fu approvata anche la formazione del Senato, dove metà dei rappresentanti furono scelti dal re.
Lo Shah voleva cambiare il contratto petrolifero Iran-Regno Unito siglato con Gass-Golshaian al 50/50, ma il 15° Parlamento non lo approvò. Nella 16a legislatura questo contratto venne respinto e al suo posto venne approvato un unico articolo della legge sulla nazionalizzazione dell’industria petrolifera. A quel tempo, Mossadegh venne imposto allo Shah come Primo Ministro.
Il colpo di stato del 25 agosto 1953, da parte dello Shah contro Mossadegh, fallì. Il re fuggì dal paese. Tre giorni dopo, nel colpo di stato del 28 agosto avvenuto con il sostegno del Regno Unito e degli Stati Uniti, Mossadegh venne destituito e arrestato, e quattro giorni dopo lo Shah tornò nel Paese.
Un anno dopo il colpo di stato, il contratto di consorzio (50/50) venne finalmente firmato. Da allora, Mohammad Reza Shah ha seguito le orme del padre e ha sostituito la monarchia costituzionale con una dittatura assoluta. Da allora in poi, tutti i Parlamentari sarebbero stati persone scelte personalmente dal re e a lui fedeli. Tre anni dopo il colpo di stato, nel 1957, fu creata la famosa organizzazione di intelligence e sicurezza del Paese, conosciuta con l’acronimo di “SAVAK”.
Nel 1954 fu stipulato un nuovo contratto petrolifero con compagnie petrolifere straniere – Seven Sisters – che possedevano il 60% delle azioni del nuovo consorzio: il 40% a società Americane (5 società), il 40% al Regno Unito, il 14% di Shell e il 6% della Francia. La produzione di petrolio nel 1950 era pari a 231 milioni di barili (la quota di guadagno iraniana annuale era pari a 45 milioni di dollari), questa cifra raggiunse il miliardo di barili, il quintuplo (con una quota di guadagno iraniana pari a 905 milioni di dollari).
Tutte le libertà politiche e la libertà di espressione vennero cancellate e la soppressione degli oppositori diventò permanente e alla luce del sole. Il governo militare rimase in vigore fino al 1957, quindi si formarono due partiti, il Partito Nazionale e il Partito Popolare (entrambi controllati dallo Shah), ma nessuno dei due ebbe successo.
Nel 1960 venne fondata l’OPEC. Nel 1962, sotto la pressione degli Stati Uniti e di John Kennedy, lo Shah lanciò la Rivoluzione Bianca, che inizialmente includeva la riforma agraria e altri quattro principi, che successivamente aumentò a 19 principi.
La Rivoluzione bianca di Mohammad Reza Shah fu annunciata all’inizio degli anni ’60, ma in realtà diede i suoi frutti a metà degli anni ’70. La crescita industriale avanzata, la creazione di varie infrastrutture, il rafforzamento delle istituzioni, la costruzione di un’economia pianificata, lo sviluppo dell’acquisizione di competenze professionali, i progressi educativi e legali delle donne sono stati tra i frutti di questa rivoluzione.
Dopo la rivolta dell’estate del 1963, i movimenti sociali iraniani assunsero una ideologia islamica. Emerse una milizia islamica che prese la letteratura del nazionalismo occidentale e dei marxisti radicali e li integrò nelle teorie del “vero Islam”.
Il periodo di stabilità del regime e di dura repressione politica continuò fino alla rivoluzione del 1979 e al crollo del regime di Pahlavi. Nell’ultimo anno di Pahlavi – almeno sulla carta – il numero di alfabetizzati in Iran ha raggiunto il 75% della popolazione totale. Negli Anni ’70, il divario tra la propaganda politica del Governo e la dura realtà della vita ha portato alla tendenza dei giovani istruiti e con formazione universitaria verso ideologie alternative. Questo ha anche scosso i pilastri del sistema Pahlavi. Tra il 1966 e il 1976, la popolazione dell’Iran è aumentata del 40% e ha raggiunto da 24 milioni a 36 milioni di persone. Il reddito annuale dell’Iran dal petrolio è aumentato del 170% e ha superato il miliardo di dollari. Nel 1969 la produzione di petrolio superò il milione di barili e nel 1970 il rapporto passò da 50/50 a 39/61 a favore dell’Iran. Ma la situazione sociale degli anni successivi ha dimostrato che l’enorme aumento delle entrate petrolifere non era così buono come sembrava. Lo shock petrolifero ha scosso l’economia iraniana e, a sua volta, si è aggiunta all’instabilità socio-politica dell’Iran.
Man mano che lo status internazionale dello Shah veniva rafforzato, restrinse il cerchio del dominio dispotico e dell’autocrazia di Homayun che erose le fondamenta del sistema Pahlavi. Il regime di Pahlavi ha quasi distrutto qualsiasi organizzazione politica indipendente. In assenza di proteste civili e sotto la rigida dittatura di Pahlavi, l’emergere di movimenti di guerriglia in Iran divenne un’allettante alternativa.
I turbolenti eventi che hanno portato alla Rivoluzione del 1979 e all’istituzione della Repubblica islamica dell’Iran sono stati un classico esempio di una moderna rivoluzione popolare. La temporanea convergenza delle forze disamorate, facendo affidamento sulla mobilitazione delle classi medio-basse urbane e dei commercianti, è stata in grado di abbattere il sistema Pahlavi e smantellare la sua struttura di potere. Ma le quattro potenze occidentali, vale a dire Stati Uniti, Inghilterra, Francia e Germania, nella Conferenza di Guadalupe, temendo l’ascesa di forze nazionali laiche e forze di sinistra, raggiunsero un compromesso con gli elementi delle forze religiose tradizionali guidate da Khomeini. Va notato che l’Unione Sovietica non si era ancora disintegrata ed era molto importante per le potenze occidentali controllarne i confini.
Mostrando il trasferimento di Khomeini dall’Iraq a Parigi e trasformandolo nel leader della rivoluzione, sono riusciti a dirottare e pervertire la Rivoluzione iraniana. Non appena Khomeini prese il potere, il regime della Repubblica Islamica iniziò a reprimere severamente le forze nazionaliste di sinistra e laiche. Poi, lanciando la guerra Iraq-Iran, ha messo nell’agenda del regime dei mullah la possibilità di ottenere il pieno potere, sopprimendo ed eliminando tutte le forze indipendenti e ogni libertà politica, sociale, di espressione e di pensiero.
Lungo questa strada, nel 1988, diverse migliaia di prigionieri politici, già processati e condannati a pene definitive, furono giustiziati in breve tempo e nascosti in fosse comuni in luoghi sconosciuti. Questa repressione è continuata fino ad oggi nei confronti dei dissidenti politici, così come con la soppressione di movimenti generali e nazionali, nel 1992, 1999, 2003, 2009 e 2019, con molti morti nelle strade e un gran numero di arresti e torture e esecuzioni. Fino a quando, nel settembre 2022, è partito il movimento di Mahsa (Jina) Amini, noto come Women-Life-Freedom Revolution, che è il movimento più recente dell’intera era della Repubblica Islamica dell’Iran e aspira a diventare il Movimento di rivoluzione democratica dell’Iran.
Sabato, 26 agosto 2023 – n°34/2023
In copertina: Khamenei incontra i comandanti delle Guardie Rivoluzionarie – IRGC – Foto: www.khamenei.ir