lunedì, Dicembre 23, 2024

Italia

Il ricordo della Concordia naufragata per un “inchino”

Nella tragedia di 10 anni fa morirono 32 passeggeri

di Elio Sgandurra

Hanno fatto bene i giornali e la Televisione a dedicare grande spazio al disastro della “Concordia”, la grande nave da crociera della società Costa, che la sera del 13 gennaio di dieci anni fa andò a sbattere contro gli scogli dell’isola del Giglio e si inclinò di 90 gradi, imbarcando acqua. È un evento che non si può dimenticare; è una storia italiana che ha per protagonisti oltre ai passeggeri e i membri dell’equipaggio, tutti gli abitanti dell’isola.

Costoro si mobilitarono all’unanimità in aiuto dei 4000 e più naufraghi: misero a loro disposizione le case, la scuola, la chiesa, coperte e indumenti, riaprirono i negozi, i locali pubblici, li rifocillarono, fecero la spola tra la terraferma e la nave con ogni tipo di imbarcazione; i vigili del fuoco alcuni dei quali – i primi arrivati da Grosseto – si calarono in apnea nei corridoi allagati del relitto per tentare di portare in salvo chi era rimasto bloccato.

Ci furono 32 vittime, passeggeri che avrebbero potuto salvarsi se l’ordine di abbandono della nave fosse stato comunicato in tempo. Invece fu dato un’ora dopo l’urto che si verificò alle 21e 45 e in quel tratto di tempo dagli altoparlanti una voce con un pessimo italiano invitava gli “ospiti” a rientrare nelle cabine.

L’equipaggio non fu all’altezza della gravità del disastro: molti membri scelsero la strada della paura, dell’egoismo e della vigliaccheria. Il capitano Francesco Schettino, fu tra i primi ad abbandonare la nave e nonostante il comandante della Capitaneria di Livorno Gregorio De Falco gli avesse intimato per telefono di ritornare a bordo del relitto, lui decise di andare a riposarsi in albergo.

E pensare che la tragedia non fu provocata dalle condizioni metereologiche: il mare era calmissimo, il vento era ridotto a una leggera brezza e la visibilità eccellente. La causa fu determinata da un “inchino”, termine che spiega una manovra di avvicinamento della nave da crociera a una località particolarmente interessante. Nel caso della Concordia l’interesse consisteva nel rendere omaggio al maître di bordo che era originario dell’isola del Giglio.

Contrariamente alle altre tragedie italiane provocate dall’uomo, su questa il corso della magistratura è stato veloce: Schettino è stato condannato a 16 anni di reclusione che sconta nel carcere di Rebibbia; il timoniere che si trovava sulla plancia di manovra della nave – un indonesiano – sparito dopo il disastro, venne rintracciato e poi condannato a un anno e otto mesi; il capo dell’unità di crisi della società “Costa Crociere”, Roberto Ferrarini, dovette scontare quasi tre anni di carcere. Ma dopo ha fatto carriera all’interno della società con altre mansioni. L’Hotel director Manrico Giampedroni, colpevole di aver gestito male l’emergenza, ha subìto una condanna di due anni e oggi continua a lavorare per la Costa. Pene minori vennero comminate ad alcuni ufficiali presenti sulla plancia.

Ma a nessuno è venuto in mente di mettere alla sbarra queste enormi navi da crociera, alberghi galleggianti – spesso con un personale raccolto da ogni angolo del mondo – che trasportano migliaia di passeggeri circondandoli di un lusso pacchiano, che ricorda quello di Las Vegas, bruttissima città artificiale sviluppatasi intorno ad una sola impresa: il redditivo gioco d’azzardo.

I mostri galleggianti solcano a decine il Mediterraneo contribuendo al suo inquinamento. Li vediamo ancorati ai moli di Napoli, di Livorno, Genova e persino di Venezia dove la loro mole deturpa – come un’astronave giunta da un altro mondo – gli antichi edifici della città. Lo stesso spettacolo si ripete a Nizza, a Marsiglia, a Barcellona. Dovunque vengono ben accolte dalle autorità, perché le migliaia di passeggeri che trasportano diventano una manna per i bottegai, per i proprietari di ristoranti, di caffè e di tante altre piccole imprese.

A marzo verrà a “visitare” il Mediterraneo – nel suo viaggio inaugurale – la “Wonder of the seas”, la nave da crociera più grande del mondo. Stazza 232 mila tonnellate, più del doppio della “piccola” Concordia che aveva una portata di 114 mila. Il Titanic, affondato 100 anni prima, ne stazzava “appena” 46mila. Il nuovo mostro sarà ben accolto a Venezia?

Sabato, 15 gennaio 2022 – n° 3/2022

In copertina: la Costa Concordia vista dal molo di Giglio Porto – Foto: Rvongher – Licenza CC BY-SA 3.0

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