Un principio che accomuna tutte le religioni
di Elisa Ciulli
Pensando al concetto di ‘fede’, nella mia esperienza di buddista, il primo punto che mi viene in mente è: credere che ogni persona sia degna di rispetto.
E questo principio lo ritrovo in ogni credo religioso.
Secondo le stime del Pew Research Center – un centro di analisi statunitense – l’84% della popolazione mondiale si identifica con un gruppo religioso.
In un momento storico in cui si parla nuovamente di ‘guerra nucleare’, è necessario appellarsi a principi che sono ritenuti basilari dalle più grandi religioni mondiali.
Nel Sutra del Loto, insegnamento del Buddha storico Siddharta Shakyamuni, che è il fondatore del Buddismo inteso in senso lato, dal quale discendono le varie scuole buddiste, si narra di un personaggio chiamato Fukyo.
Il nome Fukyo tradotto significa Mai Sprezzante, “ ….vissuto nel lontano passato, la cui pratica era quella di inchinarsi con riverenza di fronte a chiunque incontrasse e lodarne l’inerente natura di Budda. Tuttavia ciò provocava come risposta solo violenze e insulti. Le affermazioni di Mai Sprezzante mettevano senza dubbio alla prova le loro convinzioni sulla natura della vita di segno negativo, profondamente radicate. Tali reazioni, comunque, non riuscirono mai a smuovere le sue convinzioni: semplicemente egli si ritraeva a distanza di sicurezza e ripeteva l’inchino, onorando il potenziale positivo dei suoi persecutori. Col passare del tempo l’umanità di Mai Sprezzante brillò a tal punto che coloro che lo avevano disprezzato divennero suoi discepoli, e così poterono entrare nel sentiero per ottenere essi stessi I’illuminazione.” Cit. dal sito sgi-italia.org.
Anche nella religione cattolica, la più grande tra le confessioni cristiane, la persona umana e il riconoscimento della sua dignità sono al centro del pensiero sociale e dell’intero insegnamento morale della Chiesa, come testimoniato dalla costituzione pastorale Gaudium et spes, uno dei principali documenti del Concilio Vaticano II promulgato dal Papa Paolo VI.
Tale concetto è ribadito anche da Giovanni Paolo II nell’enciclica Centesimus annus.
La religione musulmana nella Dichiarazione del Cairo sui diritti umani nell’Islam, del 1990 afferma: “Tutti gli uomini sono eguali quanto alla loro fondamentale dignità umana e ai loro fondamentali obblighi e responsabilità, senza alcuna discriminazione in base a razza, colore, lingua, sesso, credo religioso, affiliazione politica, stato sociale o altre considerazioni.”
Un posto d’onore per il pensatore induista più conosciuto e più che mai attuale: Gandhi, fondatore della teoria della non-violenza.
Un concetto attuale e spesso considerato utopistico quello della Non violenza.
Quando penso alla teoria della non violenza mi viene subito in mente un’immagine tratta dal film di Richard Attenborough del 1982 in cui c’era un folto gruppo di indiani in fila uno dopo l’altro, davanti ad alcuni soldati che li schiaffeggiavano. Il popolo indiano, guidato da Gandhi, stava cercando di liberarsi dal dominio britannico con l’atteggiamento della disobbedienza civile ma in maniera non violenta.
L’immagine di persone schiaffeggiate con violenza ma allo stesso tempo inermi di fronte all’aggressione fisica era molto forte, soprattutto perché di fronte alla non reazione delle persone che venivano schiaffeggiate sembrava che la violenza usata dai soldati rimbalzasse loro addosso.
Senza entrare nell’argomento di ciò che significa subire passivamente un atteggiamento violento verbale o fisico, sembrava molto pesante il carico che ritornava agli aggressori in quella scena del film. Allo stesso tempo si avvertiva chiaramente che la catena della vendetta, giusta o sbagliata che fosse, veniva in qualche modo interrotta.
Quello che ho recepito vedendo queste immagini tratte dal film di Attenborough mi riportano sia al concetto cristiano del ‘porgere l’altra guancia’, sia all’atteggiamento di Mai Sprezzante che continua a lodare la bellezza potenziale di ogni persona anche quando è offeso o aggredito.
C’è qualcosa di nobile e prezioso che accomuna le normali persone che popolano questo nostro Pianeta, oltre al sincero desiderio di una vita serena e pacifica.
E questo è ciò che ci deve dare la forza di credere nella possibilità di un futuro di pace nonostante che i venti della guerra sembrino soffiare incessantemente.
Per finire, tutti i popoli hanno sottoscritto nel 1948 la Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo che consacra la dignità umana nel preambolo: “Considerato che il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana, e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo.”
Sabato, 27 aprile 2024 – Anno IV – n°17/2024
In copertina: foto di Fzjaa/Piqsels