giovedì, Novembre 21, 2024

Ambiente, Lifestyle, Società

Il tempo sta per scadere

In molte parti del mondo il Climateclock indica chiaramente il punto di non ritorno. L’umanità crede che quello sarà il punto di partenza. Per un altrove impossibile

di Giorgio Scroffernecher

Mentre sto scrivendo l’orologio segna: – 6 anni, 208 giorni, 3 ore, 3 minuti, 40 secondi.


Da quel momento, la situazione climatica sarà irreversibile. Lo dice il Climateclock – un grande countdown posizionato sul Metronome, a sud dell’Union Square di New York , voluto dagli attivisti Gan Golan e Andrew Boyd nell’autunno del 2020; ora già replicato in molte parti del mondo.

Lo dicono anche 11mila scienziati di 153 paesi – tra i quali 250 Italiani – che sulla base di vari studi climatici condotti da esperti delle Nazioni Unite (ONU) e di altri gruppi di ricerca, hanno firmato un appello ‘definitivo’ che sollecita tutti a provvedere entro e non oltre il 1° gennaio 2028 ad azzerare le emissioni che riscaldano il nostro Pianeta. Pena il non ritorno dalla moltiplicazione degli eventi negativi che già si avvertono chiaramente – dall’innalzamento delle acque a catastrofiche emigrazioni ambientali.

Ora la buona notizia è che, dopo la goliardica epopea Trump, gli USA di Biden rientrano negli Accordi di Parigi che puntano a ridurre di almeno il 40% dei gas serra entro il 2030.

Si notano le differenze dei due obiettivi?

Il problema non è il cambiamento climatico, ma il difficile cambiamento di visione da parte umana che lo ha causato. Lo scrittore indiano Amitav Ghosh, autore de ‘La grande cecità‘, sostiene che la questione climatica in letteratura è trattata più come sfondo fantasy che come ordinarietà delle cose quotidiane. Tradotto: non la stiamo prendendo sul serio.

La realtà tragica è che l’umanità, più o meno consciamente, è convinta che, se proprio saremo messi male, la soluzione sarà recarci – tutti? Una parte dell’umanità: quale? – sul Pianeta B. In effetti conosciamo meglio la rotta verso Marte e Venere, di quella verso il centro della nostra Terra. Noi umani siamo fatti così: più attenti a quello che sta fuori di noi, meno a quello che è al nostro interno.

Interstellar – un film meraviglioso del 2014 con cinque candidature e un Oscar – svolge la sua narrazione proprio su questo tema e, via via, la questione diventa sempre meno scientifico/tecnologica e sempre più sentimentale/esistenziale; così come The Midnight Sky (2020) di George Clooney: regista sensibile e intenso protagonista. Lontano da una Terra climaticamente sconvolta e sempre più vicino a se stesso, tanto che lo stesso Clooney dichiara: – «È un film sul rimpianto, sulla redenzione».

Insomma, ormai lo diciamo chiaramente che non abbiamo scampo… riformulo in domanda: quando abbiamo cominciato a dirlo chiaramente?

Nel 1954 (1954!) Philip K. Dick – autore californiano – ha pubblicato ‘Le formiche elettriche e altri racconti’. Tra questi, ‘Squadra di ricognizione‘.

Eccolo in estrema sintesi:
La terra è ormai climaticamente invivibile e atomicamente contaminata. Si sopravvive in tunnel sotterranei. S’impone un trasferimento di salvezza. Parte una squadra di ricognizione verso Marte. Una volta sul pianeta rosso, gli esploratori scoprono alcuni segni di una passata civiltà. Sembra che circa 600 mila anni prima siano state sfruttate tutte le risorse naturali fino al loro esaurimento e la fine della vita sul pianeta. Gli esploratori scoprono i segni di un progetto di abbandono con una nuova destinazione. Tra questi una sorta di telescopio puntato verso la nuova meta. Guardando dentro le ottiche di quello strumento, i terrestri scoprono che la destinazione era la Terra e che i marziani fuggitivi altro non sono che i loro antenati. Si pone allora il problema di cercare il Pianeta C.

E noi come ce la caveremo?

Forse abbiamo ancora una possibilità… però scade tra 6 anni, 208 giorni, 1 ora, 30 minuti 10 secondi.

Sabato, 12 giugno 2021 – n°20/2021

In copertina: Illustrazione di Fabien Huck

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