La pesca tradizionale del Gargano
di Laura Sestini
Il trabucco garganico è un marchingegno per la pesca tradizionale che ancora oggi adorna e svetta lungo il promontorio del Gargano, in Puglia, e quasi esclusivamente in questa area della penisola. Pochi ne rimangono di pescatori che si avvalgono di questa tradizionale e antica “macchina” da pesca, issata su innumerevoli pali di legno ficcati nella roccia, carrucole, funi e reti, argani, armati di infinita pazienza.
Con il documentario “In perpetuo”, in prima visione assoluta alla 65° edizione del Festival dei Popoli di Firenze, l’autore Federico Barassi promuove la memoria e la tradizione di questa particolare modalità di pescare, e di mantenere le famiglie fino almeno agli anni ’50 del 1900, peculiare al Gargano e anche di alcune aree dell’Abruzzo e Molise, dove nel nome cambia una sola vocale chiamandosi “trabocco”, ricordando più facilmente il “trabocchetto” con cui vengono attirati i pesci e la susseguente cattura.
Oggi, secondo quanto raccontano i pescatori, la pesca a riva rende molto meno del passato, quindi i continuatori della tradizione sono perlopiù appassionati, figli o nipoti degli anziani trabuccolanti, che hanno ricevuto in eredità quella complicata macchina da pesca.
Negli anni ’50, sugli speroni delle coste garganiche se ne contavano fino a 36 di trabucchi; oggi a salvaguardia dei pochi rimasti si è attivata una Onlus di Vieste, per il recupero dei trabucchi storici.
Il docufilm di Barassi si sofferma sulla giornata tipo del trabuccolante, che ha un orario lungo di lavoro, solitamente dall’alba al tramonto, con i tempi, gli esseri viventi e gli elementi dettati dalla natura, l’odore del salmastro, il vento, il suono delle onde, i colori del cielo, le nuvole che passano, i gabbiani o altri animali marini, in un’atmosfera quasi surreale, lontano dal mondo abitato e dai suoi decibel.
Le riprese appaiono tutte girate durante una giornata grigia, un colore che si accozza perfettamente ai sottotoni cromatici dei pali che reggono il trabucco e le sue antenne che si allungano sulla superficie del mare. Molto attraenti le inquadrature, che si intrecciano con le sonorità spesso contrapposte del suono naturale, più grave, che emette il trabucco stesso quando si incontra con la velocità del vento e la forza delle onde.
I protagonisti del docufilm (e dei trabucchi) sono ripresi dal vero, padre e figlio, zio e nipote, legati spesso da legami parentali, immersi in una tradizione di gesti lenti e ripetitivi che attaversa le generazioni. Qualcuno tenta anche di fuggire dal caos contemporaneo per rientrare in quel non lontano passato della pesca col trabucco, certo più faticoso ma anche considerato più a misura d’uomo, nei suoi ritmi naturali.
Eppur saranno sempre il mare e il vento che comanderanno la vita del passato e neotrabuccolante, troppo immensi, nelle loro meraviglie, ma anche nella forza incontenibile, per poterli domare.
Barassi ha dedicato il suo interessante lavoro d’esordio al mare e i suoi abitanti. I trabuccolanti ne fanno parte come intersezione umana, in punta di piedi, ben consapevoli di esserne, in fin dei conti, degli estranei, e proprio per questo agendo con rispetto, etica e sostenibilità.
Il docufilm diventa quindi un documento storico dove fissare tradizioni e costumi; una testimonianza etnico-culturale che si avvale dell’attenzione e della sensibilità visiva dell’autore, che funge da medium, della spiritualità che emana la natura, e delle sollecitazioni emotive che questa spinge a percepire, fruire e beneficiare.
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In Perpetuo
di Federico Barassi
Italia, 2024, 90′
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Sabato, 23 novembre 2024 – Anno IV – n°47/2024
In copertina: trabucco garganico