domenica, Dicembre 22, 2024

Lifestyle, Società

Intelligenza artificiale

Distruzione o rivoluzione?

di Alessia Fondelli

L’intelligenza artificiale è la simulazione dei processi di intelligenza umana da parte delle macchine, in particolare dei sistemi informatici.

In generale, i sistemi di intelligenza artificiale funzionano ingerendo grandi quantità di dati di addestramento etichettati, analizzando i dati per correlazioni e modelli e utilizzando questi modelli per fare previsioni sugli stati futuri.

La programmazione dell’IA si concentra su tre abilità cognitive: apprendimento, ragionamento e auto-correzione. In alcuni casi, l’IA può svolgere compiti meglio degli esseri umani. In particolare quando si tratta di compiti ripetitivi – come l’analisi di un gran numero di documenti legali – gli strumenti di intelligenza artificiale spesso completano i lavori rapidamente e con relativamente pochi errori.

Questa nuova tecnologia ha aperto la porta a opportunità commerciali completamente nuove come Uber che utilizza algoritmi di apprendimento automatico per prevedere quando è probabile che le persone abbiano bisogno di corse in determinate aree, il che aiuta a portare proattivamente i conducenti sulla strada prima che siano necessari, oppure Google che utilizza l’apprendimento automatico per capire come le persone usano i loro servizi e poi migliorarli. L’intelligenza é entrata in tutti i settori, da quello sanitario in cui assistenti sanitari virtuali online aiutano i pazienti e i clienti a trovare informazioni mediche, pianificare appuntamenti, prevedere e comprendere pandemie come il COVID-19, al settore bancario, dell’istruzione, della finanza, e ovviamente della produzione, in cui robot multitasking collaborano con gli esseri umani e si assumono la responsabilità di più parti del lavoro in magazzini, fabbriche e altri spazi di lavoro.

Nell’ambito della sicurezza l’intelligenza artificiale può fornire avvisi di attacchi nuovi ed emergenti molto prima dei dipendenti umani e delle precedenti iterazioni tecnologiche. In generale le imprese più grandi utilizzano l’IA per migliorare le loro operazioni e ottenere un vantaggio sui loro concorrenti.

Il concetto di oggetti inanimati dotati di intelligenza esiste fin dai tempi antichi, ma l’aumento sempre più progressivo delle nuove tecnologie ha scatenato una vera e propria rinascita dell’IA. L’ultima attenzione all’IA ha dato origine a scoperte nell’elaborazione del linguaggio naturale, nella visione artificiale, nella robotica, nell’apprendimento automatico, nell’apprendimento profondo e altro ancora.

L’esempio più lampante è ChatGPT – acronimo di Generative Pretrained Transformer – chatbot basato su intelligenza artificiale e machine learning che simula un linguaggio umano con cui è possibile avere una conversazione.

Il software, realizzato a novembre 2022 dall’organizzazione OpenAI fondata da Elon Musk, ha raggiunto la terza generazione di sviluppo: capacità di imparare dalle conversazioni che ha con gli utenti personalizzando le proprie risposte in base a chi si trova di fronte.

Conversare con i chatbot come con amici
Elon Musk, ChatGPT

Insomma, se finora abbiamo chiesto tutto a Google ricevendo in cambio link o video di risposta, ora possiamo fare tutto con ChatGPT e avere già la risposta senza fare ulteriori passaggi.

Le preoccupazioni sono molteplici: il sistema viola il diritto d’autore plagiando altri contenuti nella realizzazione dei testi? Quale potrebbe essere l’impatto sull’apprendimento e sull’accuratezza delle informazioni?

Qualcuno si è già mosso contro l’IA, come il Dipartimento dell’Istruzione della città di New York che ha vietato l’utilizzo del software sui dispositivi presenti nelle scuole per evitare che gli studenti possano ricorrervi e lasciar fare tutto all’intelligenza artificiale.

Proprio per questo motivo, il software potrebbe essere presto vietato anche nel mondo scientifico visto che non ha ancora uno strumento per filtrare le fonti e potrebbe utilizzare dati e informazioni errate.

Riguardo la protezione delle informazioni degli utenti la preoccupazione è capire come dare in pasto le informazioni a questo tipo di sistemi per cercare di proteggerle il più possibile. Il software, al momento, smentisce dicendo che le informazioni fornite dagli utenti vengono utilizzate esclusivamente per fornire risposte alle domande e non vengono in nessun modo conservate. Ma per far sì che si archivi una cronologia delle nostre richieste è necessario creare un account con le nostre informazioni. E infatti al momento, il servizio è gratuito: basta accedere al sito ufficiale di OpenAI, registrarsi e poi accedere alla pagina ufficiale di ChatGPT. Il che lascia l’uomo molto dubbioso.

Ma ritornando al clou della domanda posta, si parla di rivoluzione o distruzione?

Qualcuno parla di “paura”. Luca Gambardella, scienziato, professore, scrittore, a riguardo sostiene: «Perché non sono così spaventato? Perché la macchina non ragiona. Genera testo, conversazionale e non, basta. Ho provato a interrogarla, ho fatto delle domande che mi riguardano: ha sbagliato, ovviamente. Non possiamo chiederci quanto sia profondo il suo ragionamento, semplicemente perché non lo fa. Produce cose incredibili; su richiesta genera anche programmi per computer, ma non fa progetti. Sa usare stili diversi, trasforma uno scritto ironico in drammatico con una rapidità e risultati sorprendenti, ma ha dei limiti, che essa stessa conosce. Ho chiesto a ChatGPT se stava dicendo la verità. Mi ha risposto invitandomi a verificare le fonti. Che male si fa se lo si usa a buon fine? Io stesso ho scritto una frase sbagliata e ho chiesto a Chat-GPT di riscrivermela in italiano corretto. Funziona. Se a frenare è la paura di avere a che fare con un sistema più intelligente dell’uomo, beh, io non ho quell’impressione. Non ragiona. Non prova emozioni. Ripeto, è solo una macchina che genera testo, basandosi su quello che ha appreso da altri testi. La domanda, a questo punto, potrebbe essere un’altra e più sottile: siamo forse anche noi macchine che generano un testo?»

È la fine del “lavoro umano”? Questa sembra essere la preoccupazione più grande al momento. Sarà la fine del giornalismo?

«Al giornalista restano altri compiti, per i quali al momento non c’è macchina che tenga. La verifica delle fonti, anzitutto; l’essenza del mestiere. Chat-GPT è vecchio. «Al momento, le informazioni che possiede sono ferme al 2021. Non sa ancora interfacciarsi con la quotidianità»: ed è questo il vantaggio che può sfruttare a suo favore chi scrive su un giornale fatto di carta, una rivista o un sito web.La verità è che l’uomo ha paura del cambiamento. Di fronte ad ogni novità l’uomo si muove con prudenza, criticandola in un primo momento».

Sabato, 25 febbraio 2023 – n°8/2023

In copertina: immagine grafica di kalhh/Pixabay

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