Lettera aperta per una presa di posizione rispetto al genocidio in Palestina
Autori vari
Noi, lavoratorз dell’arte e dello spettacolo in Italia, uniamo le nostre voci in questa lettera aperta per rompere insieme il silenzio che pervade gran parte delle istituzioni culturali del paese in relazione al genocidio in corso da parte dello Stato di Israele ai danni della popolazione palestinese.
Questa operazione militare ha prodotto in meno di due mesi oltre 15.523 mortз e 1.900.000 sfollatз (UNRWA, 04/12/23) [1], perpetrando crimini di guerra tra i quali colpire intenzionalmente strutture civili, stampa, scuole e ospedali. Ne è scaturita un’ondata di indignazione internazionale, seguita da storiche mobilitazioni globali in solidarietà con la Palestina e il suo popolo che non possono essere ignorate.
Invitiamo i soggetti singoli, i collettivi, le realtà indipendenti e le istituzioni che costituiscono il settore artistico e culturale italiano, a sottoscrivere con noi questa lettera, impegnandosi rispetto alle istanze che seguono:
1.
Esprimiamo la nostra solidarietà al popolo palestinese e il nostro sostegno alla sua lotta per la giustizia, la liberazione e l’auto-determinazione, riconoscendo che a essere negato da Israele è il suo stesso diritto di esistere.
2.
Denunciamo le politiche nazionali che, a partire dall’astensione durante la votazione all’Assemblea Generale dell’ONU in merito alla risoluzione per il cessate il fuoco a Gaza (27/10/23) [2] a oggi, hanno dimostrato una grave combinazione di indifferenza e complicità nei confronti del genocidio in atto, e un’inaccettabile difesa delle politiche militariste e coloniali di Israele.
3.
Riconosciamo che il massacro in corso è solo l’ultima tappa di una più ampia strategia di pulizia etnica, promossa dalle politiche sioniste e sviluppata nel corso dei 75 anni di occupazione coloniale, privando il popolo palestinese dei suoi diritti, sotto un regime di vero e proprio apartheid (Amnesty International, 2022) [3], con ripetute e impunite violazioni delle leggi internazionali e delle risoluzioni ONU.
4.
Rifiutiamo il doppio standard e l’empatia selettiva con cui le istituzioni politiche e i media mainstream stanno rendendo invisibile, di fatto negandolo, il genocidio della popolazione palestinese e sopprimendo ogni critica alla brutalità del governo israeliano.
5.
Rifiutiamo l’accusa di antisemitismo a ogni prospettiva critica nei confronti del progetto coloniale israeliano. Denunciamo ogni forma di antisemitismo, islamofobia, insieme a ogni altra forma di discriminazione razziale, etnica, religiosa e culturale.
6.
Negli ultimi anni il nostro settore ha visto crescere discorsi, pratiche e programmazioni dedicati alle forme di oppressione sistemica, sull’antirazzismo, sull’anticolonialismo, sul transfemminismo, sui diritti umani e sulla trasformazione sociale. Rivendichiamo questo processo di coscientizzazione come la base etica e politica da cui partire per esprimere il nostro impegno. Richiediamo l’assunzione di responsabilità da parte di chi ha beneficiato di questo processo, capitalizzando su soggettività, identità e corpi oppressi e marginalizzati, affinché prenda posizione sulla situazione in atto. Non esistono teorie politiche senza pratiche politiche e assunzione di responsabilità pubblica. Ci impegniamo da oggi a monitorare le posizioni adottate in risposta al genocidio in corso e alla dominazione coloniale di Israele, così come di tutte le altre.
7.
Prendiamo parola con una prospettiva dichiaratamente intersezionale, rifiutando la strumentalizzazione di un gruppo di soggetti marginalizzati allo scopo di legittimare l’oppressione di un altro. Denunciamo la retorica di Israele come “unica democrazia del Medio Oriente”, che giustifica il suo progetto coloniale strumentalizzando le politiche di integrazione rivolte alle comunità LGBTQI+ come segno di democrazia. I sistemi di oppressione sono interconnessi, nessunə è liberə finché non siamo tuttз liberз. Riconosciamo inoltre la strategia di soft power svolta negli anni dai governi di Israele nel promuovere e finanziare istituzioni artistiche e culturali. Non può esserci cultura critica e arte indipendente in un contesto di occupazione.
8.
Chiediamo ai soggetti singoli, ai collettivi, alle realtà indipendenti e alle istituzioni culturali (nelle figure dellз loro presidenti e/o direttorз) di unirsi a noi nel prendere posizione per esigere un cessate il fuoco immediato e permanente a Gaza; l’ingresso di aiuti umanitari; la fine dell’occupazione israeliana sul territorio palestinese come richiesto dallз espertз indipendenti dell’ONU (16/11/23) [4].
9.
Invitiamo a supportare i movimenti di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni allo Stato di Israele e a boicottare, secondo le proprie possibilità, le aziende e le organizzazioni che supportano il suo progetto coloniale, incluse le istituzioni culturali, a cui chiediamo trasparenza rispetto ai rapporti che intrattengono con Israele.
Aumentano, nel sistema artistico occidentale, azioni di stigmatizzazione, intimidazione e censura nei confronti di lavoratorз culturali e organizzazioni che si sono espresse contro le atrocità perpetrate dal governo israeliano. Allз lavoratorз dell’arte, solidali con la causa palestinese e desiderosз di prendere posizione pubblicamente, ma intimoritз dalle possibili ripercussioni sulla loro vita e sul loro lavoro, diciamo: non siete solз. AWI – Art Workers Italia e il Campo Innocente si impegnano, con i mezzi di monitoraggio e pressione politica a nostra disposizione, a supportare lз lavoratorз nella tutela della loro autonomia di pensiero ed espressione. Parallelamente, AWI sta lavorando per identificare un punto di riferimento in Italia per supportarlз dal punto di vista legale. Nel mentre, segnaliamo l’European Legal Support Center [5], organizzazione che difende legalmente chi subisce censura e intimidazioni.
Leggeremo, pubblicheremo, diffonderemo questa lettera in ogni modo e in ogni occasione pubblica che ci vedrà coinvoltз.
[1] https://www.unrwa.org/resources/reports/unrwa-situation-report-45-situation-gaza-strip-and-west-bank-including-east-Jerusalem[2] https://peacemaker.un.org/middleeast-resolution338
[3] https://www.amnesty.it/apartheid-israeliano-contro-i-palestinesi/
[4] https://www.ohchr.org/en/press-releases/2023/11/gaza-un-experts-call-international-community-prevent-genocide-against
[5] https://elsc.support/
Italian Arts United For Palestine
Open letter for a commitment against the genocide in Palestine
Various authors
We, visual and performing arts workers in Italy, unite our voices in this open letter to jointly break the silence that pervades much of the country’s cultural institutions in relation to the ongoing genocide by the State of Israel against the Palestinian population.
This military operation has resulted in over 15,523 deaths and 1,900,000 displaced in less than two months (UNRWA, 04/12/23) [1], committing war crimes, including intentionally targeting civilian structures, media, schools, and hospitals. The events have sparked a wave of international outrage, followed by unprecedented global mobilisations in solidarity with Palestine and its people that cannot be ignored.
We invite the individuals, collectives, independent organisations, and institutions that make up the Italian artistic and cultural sector to sign this letter along with us, committing to the following demands:
1.
We express solidarity with the Palestinian people and support to their struggle for justice, liberation, and self-determination, recognising that Israel denies their very right to exist.
2.
We denounce national policies that, starting from the Italian abstention during the UN General Assembly vote on the resolution for a ceasefire in Gaza (27/10/23) [2], have demonstrated an allarming combination of indifference and complicity towards the ongoing genocide, and an unacceptable defense of Israel’s militaristic and colonial policies.
3.
We recognise that the ongoing massacre is only the latest stage in a broader ethnic cleansing strategy, promoted by Zionist policies and developed over 75 years of colonial occupation, which deprived the Palestinian people of their rights under a regime of outright apartheid (Amnesty International, 2022) [3], with repeated and unpunished violations of international laws and UN resolutions.
4.
We reject the double standard and selective empathy exhibited by political institutions and mainstream media, which effectively render the genocide of the Palestinian population invisible while suppressing any criticism of the Israeli government’s brutality.
5.
We reject the accusation of anti-Semitism to any perspective critical of the Israeli colonial project. We denounce all forms of anti-Semitism, Islamophobia, as well as any other form of racial, ethnic, religious, and cultural discrimination.
6.
In recent years, our sector has witnessed the growth of discourses, practices and programming dedicated to forms of systemic oppression, anti-racism, anti-colonialism, transfeminism, human rights and social transformation. We claim this process of conscientisation as the ethical and political foundation from which to express our commitment. We demand accountability from those who have benefited from this process, capitalising on oppressed and marginalised subjectivities, identities, and bodies, and we call on them to take a clear stand on the situation at hand. There are no political theories without political practices and assumption of public responsibility. We commit from today to monitor the positions adopted in response to the ongoing genocide and colonial domination by Israel, as well as all the other forms of colonial domination.
7.
We speak from an explicitly intersectional perspective, and reject the instrumentalisation of one marginalised group to legitimise the oppression of another. We denounce the rhetoric of Israel as the “only democracy in the Middle East,” justifying its colonial project by misappropriating integration policies towards LGBTQI+ communities as a sign of democracy. We recognise the interconnectedness of systems of oppression, no one is free until everyone is free.
8.
We ask individuals, collectives, independent projects and cultural institutions (in the figure of their presidents and/or directors) to take a public stance with us, demanding an immediate and permanent ceasefire in Gaza, the entry of humanitarian aid, and the end of Israeli occupation in Palestinian territories as requested by UN independent experts (16/11/23) [4].
9.
We call for support to the boycott, divestment and sanctions movements against the State of Israel, and to boycott, according to one’s possibilities, companies and organisations that support its colonial project, including cultural institutions, from which we demand transparency regarding their relations with Israel.
In the Western art system, examples of stigmatisation, intimidation, and censorship actions against cultural workers and organisations that have spoken out against the atrocities perpetrated by the Israeli government are increasing. To the art workers sympathetic to the Palestinian cause and eager to take a public stand but intimidated by potential repercussions on their lives and work, we say: you are not alone. AWI – Art Workers Italia and Campo Innocente are committed, with the means of monitoring and political pressure at our disposal, to supporting workers in safeguarding their autonomy of thought and expression. In the meantime, AWI is working to identify a reference point in Italy to support them legally. We also recommend the European Legal Support Center [5], an organization that legally defends those facing censorship and intimidation.
We will read, publish, and disseminate this letter in every way and at every public occasion that involves us.
[1] https://www.unrwa.org/resources/reports/unrwa-situation-report-45-situation-gaza-strip-and-west-bank-including-east-Jerusalem[2] https://peacemaker.un.org/middleeast-resolution338
[3] https://www.amnesty.it/apartheid-israeliano-contro-i-palestinesi/
[4] https://www.ohchr.org/en/press-releases/2023/11/gaza-un-experts-call-international-community-prevent-genocide-against
[5] https://elsc.support/
Sabato, 9 dicembre 2023 – n°49/2023
In copertina: illustrazione di We are the World