Camminare, il mezzo per riappropriarsi dello spazio urbano e della rappresentazione del proprio corpo
di Laura Sestini
Le performance itineranti di teatro immersivo, sono il cuore pulsante di Campsirago Residenza, centro di ricerca e di produzione delle arti performative nel paesaggio, con sede a Campsirago, un borgo dove vivono poche decine di persone, nel comune di Colle Brianza. Un luogo circondato da una ricca natura boschiva, percorsa durante i secoli da pastori e monaci, viandanti e contadini, e chi anela alla pace mentale e spirituale attingendo dall’energia delle piante.
Ma ecco che dopo anni di esplorazione dei sensi attraverso la natura, ed anche viceversa, Michele Losi, regista e direttore artistico di Campsirago Residenza, insieme alla drammaturga Sofia Bolognini, elaborano un progetto di teatro immersivo nello spazio urbano. Il debutto nazionale è deciso per la città di La Spezia, città portuale e popolare che offre grande varietà umana e di paesaggio, tra mare, rioni, colline ed etnie differenti. Il Centro di Produzione Gli Scarti di La Spezia, sostiene il progetto Just Walking e lo inserisce nel proprio cartellone in un piacevole e soleggiato, weekend primaverile.
A Campsirago, il lavoro di ricerca, sulla sociologia, la politica, la filosofia, la fisicità del camminare e molto altro, è iniziato nel 2002 alternandosi tra la Prefettura di Fukuoka, in Giappone – dove Michele Losi ha incontrato i monaci Shugendo e Zen del Monte Hikosan e gli artisti della Residenza Omnicent Ukiha – e Italia. Nel progetto sono inclusi performer, artisti e musicisti sia italiani che giapponesi. Alla performance hanno lavorato anche Filippo Porro – Azioni Fuori Posto, per il movimento del camminare, e l’attore Sebastiano Sicurezza.
La musica, abbinata al percorso in cammino, ha un aspetto fondamentale, in collaborazione con Luca Maria Baldini e il musicista giapponese Nori Tanaka – batterista e ingegnere acustico, già assistente di famosi musicisti, quali Paul McCartney, Pink Floyd e Tim Paravicini. In cuffia, gli spettatori in cammino, potranno percepire le composizioni sonore originali, tra arie jazz, voci, rumori, sound contemporaneo, e inaspettatamente anche Walking on the wild side del mitico Lou Reed.
L’atto del camminare ha molte valenze, e può essere esplorato da numerosi punti di vista, ma per certo Just Walking ha tratto ispirazione iniziale da un testo ritenuto fondamentale, La storia del camminare (2018), dell’autrice statunitense Rebecca Solnit, sul ruolo del cammino della civiltà.
Come per il macro cammino della civiltà – abbiamo ancora molto da imparare, tanti gli ostacoli di presunzione di chi abita la Terra – anche nel contesto più micro di un rione o di una qualunque città, molte barriere si ergono affinché il cammino, la volontà del camminare, per relax, per recarsi a scuola o al lavoro, o preferibilmente come cosciente atto politico, possa scorrere in piena libertà.
Il gruppo dei camminanti si aggira intorno a 30 persone, dall’esterno può assomigliare ad un qualunque gruppo di turisti, a cui però manca la tipica bandierina della guida, sostituita da un bel paio di cuffie che isolano dai rumori cittadini, da dove si fruisce, con la voce suadente di Michele Losi, e talvolta di Sofia Bolognini, di un interessante ed intelligente testo sull’atto del camminare, storico, sociale, di esplorazione personale. La camminata immersiva dona ai partecipanti circa 90 minuti di buona musica, distensione delle contratture fisiche accompagnate da conseguenti espressioni sorridenti, e tante parole – quelle del testo drammaturgico – su cui riflettere. Non sarà lo stesso per il turista internazionale che scende da una mega nave da crociera al porto spezzino, per poi risalire in un treno affollatissimo di co-naviganti, per raggiungere in tutta fretta le Cinque Terre o piazza dei Miracoli a Pisa, senza nulla togliere a quei luoghi, in un tempo risicato di qualche ora.
Una volta intrapreso l’itinerario di teatro immersivo lungo le strade centrali di La Spezia, un esempio palese di arroganza urbana si è subito mostrato: sulle prime strisce pedonali da percorrere che il gruppo incontra, Michele Losi e Marialuce Tagliavini si intrattengono un paio di minuti con movimenti mirati avanti e indietro sul passaggio riservato ai pedoni. Alcune auto, provenienti da entrambe le direzioni, attendono di passare. Improvvisamente un automobilista si spazientisce e, dalla sua inquinante auto-bunker a vetri chiusi, invia dei gesti diffusi e poco gentili verso i performer e tutto il gruppo.
La città è in preda al potere delle auto, e ancor più di chi le guida. Chi è in auto si sente padrone delle strade cittadine, tutto il resto, pedoni e ciclisti, mamme con i passeggini e monopattini, sono elemento di disturbo. In quella scena performativa gli unici esseri umani incuriositi dal contesto sono due adolescenti, che dalla soglia di un bar cercano di capire cosa stia succedendo.
Nel mentre il gruppo si cimenta in blocco ad attraversare la strada, incrocia un giovane africano a piedi con una moltitudine di dreads e le cuffie in testa…. Ascolterà musica? Chissà, ma condividiamo con lui almeno due elementi.
Camminare nello spazio urbano è totalmente differente dal fare la stessa azione nell’ambiente naturale, anche se ci sono punti comuni trasversali.
Camminare in gruppo in uno spazio cittadino, in particolare con le cuffie in testa e due performer da seguire, spesso anche in gesti specifici, dà molta visibilità, attira l’attenzione di quasi tutti gli altri passanti, che contemporaneamente vengono a loro volta osservati e percepiti dai componenti del gruppo. Quindi, lo spazio urbano è luogo di curiosità e teatralità tra chi si incrocia, dove le persone si ri-specchiano.
Camminare è un viaggio, non solo fisico, ma piuttosto sensoriale, dentro se stessi e all’esterno, anche quando non siamo totalmente consapevoli perché intenti a pensare ad altro, disattenti a ciò che ci circonda. Camminare in città procura molti stimoli differenti; mentre osservi in movimento una vetrina, il profumo della frutta proveniente dal negozio vicino ti riempie le narici. Suonano le campane di mezzogiorno, e nel mentre, involontariamente, davanti agli occhi ti si presenta la scena di un uomo che, andando in senso opposto, si gira per guardare il didietro ad una ragazza che potrebbe essere sua nipote.
Seduti ai tavoli esterni dei bar, tra un cappuccino e un bicchier di vino, gli avventori seguono il gruppo camminante con gli occhi e l’espressione di sorpresa dipinto sul volto , fino a che questo scompare dietro qualche angolo.
“Quale è la tua stella polare? – cita ad un certo punto il testo drammaturgico – Bisogna camminare al ritmo giusto, senza affanno, per non dare modo di pensare che si sta scappando“.
Ci sono persone che il gruppo in cammino lo incrociano e lo attraversano, ci entrano in mezzo, in senso contrario; altre, come intimorite, lo scansano, percependolo come una unica massa da oltrepassare. Un cane, che pure a lui sembra qualcosa di “altro”, poco comprensibile e inusuale, guarda e abbaia.
Una anziana signora mi passa accanto e dice qualcosa; mi fermo, libero un orecchio dalla cuffia e le chiedo di ripetere. Mi sorprende, informandovi che a Sarzana quel giorno c’è la Fiera. Forse ci vede come personaggi da Lunapark. Rispondo che noi facciamo parte del pubblico attivo di uno spettacolo teatrale, che in effetti ha qualcosa in comune con la caleidoscopicità della Fiera. D’altronde in ogni momento rappresentiamo fisicamente e teatralmente il nostro corpo e la nostra anima, lì in quel preciso tempo, mai più ripetibile. Con la signora riavviamo il cammino in direzione opposta. Con molte probabilità non ci incontreremo mai più nella vita.
Lo spazio urbano è controllato dall’ossessività della democrazia. Lo spazio urbano non è accessibile a tutti, neanche camminando. A parte gli ostacoli architettonici, ci sono subculture considerate – dalla propaganda politica – poco desiderabili se posizionate nello spazio urbano visibile, quello dei turisti e delle borghesie che passeggiano la domenica pomeriggio.
Andare a zonzo, peregrinare o andare in pellegrinaggio. Ci sono molti motivi dove il camminare può trovare sfogo: una manifestazione di protesta, per far visita ad amici, per andare al bar, per guardare il mondo da una prospettiva differente, a misura d’uomo, di cui non ci ricordiamo quasi più.
Camminare nello spazio urbano è riappropriarsi di esso, fare qualche passo indietro rispetto alla cosiddetta modernità e utilizzare i mezzi primari di mobilità che ci ha fornito Madrenatura: piedi e gambe.
Il camminare avrà proprietà catartiche, in ogni caso.
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Just Walking
La Spezia, 6-7 aprile 2024
una performance di Michele Losi
con Michele Losi
elementi di scena e costumi Stefania Coretti
musiche Luca Maria Baldini e Nori Tanaka
coaching attorale Sebastiano Sicurezza
movimento Filippo Porro_Azioni Fuori Posto
testi di Michele Losi con la collaborazione di Sofia Bolognini
una produzione Campsirago Residenza
con Omnicent Ukiha, D:DNA e SCARTI Centro di Produzione Teatrale d’Innovazione
distribuzione Alessandra Di Pilato
ufficio stampa Giulia Castelnovo
fotografie Alvise Crovato
video Luana Giardino
produzione Valentina Brignoli
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Sabato, 20 aprile 2024 – Anno IV – n°16/2024
In copertina: Just Walking – Foto: Alvise Crovato (tutti i diritti riservati)