mercoledì, Dicembre 25, 2024

Cultura, Teatro & Spettacolo

Kissing Gorbaciov

Il viaggio in Russia di CCCP e Litfiba

di Laura Sestini

Nel marzo 1989, per un insolito scambio musicale e culturale tra Melpignano, in provincia di Lecce, e l’Urss di Gorbaciov, alcune band italiane, tra cui gli emiliani CCCP e i fiorentini Litfiba, verranno catapultate in un tour tra Mosca e Leningrado.

Mai l’amministrazione comunale di Melpignano, allora guidata dal PCI, avrebbe potuto immaginare che il loro festival rock Le Idi di Marzo – svoltosi il 23 e 24 luglio 1988 – nel piccolo ma vivace paese dove erano stati invitati CCCP, Litfiba, Rats, ed altri gruppi musicali di un certo sentimento politico di sinistra, poteva prendere la direzione di cui si narrerà nell’opera documentaria di Andrea Paco Mariani e Luigi D’Alife, la cui prima assoluta è prevista alla 64° edizione del Festival dei Popoli di Firenze, venerdì 10 novembre, in concorso per la sezione Let the music play.

A Melpignano, per la prima volta in Italia, erano stati invitati anche gruppi rock sovietici, un fatto che era molto piaciuto al presidente russo Gorbaciov.

Il documentario è un viaggio musicale, politico e culturale, che ripercorre quel tour surreale, fissato per sempre negli annali delle sonorità punk-rock e new wave italiane, e soprattutto nella storia della “visionaria” Melpignano.

Ai due registi abbiamo chiesto qualche dettaglio sulla realizzazione del docufilm.

Il film riguarda lo storico viaggio in Russia di alcune band italiane in cima alle classifiche musicali degli anni Ottanta e Novanta, CCCP e Litifiba, artisti senz’altro fuori dalle righe per vissuti personali e musicali. Perchè focalizzarsi su questi musicisti, di cui non avete vissuto direttamente il contesto storico, considerando la vostra differenza generazionale?

Luigi D’Alife – Sì, la storia si basa sullo storico viaggio di due fondamentali rock band italiane, CCCP e Litfiba, ma il nostro spunto non prende avvio proprio dai musicisti, bensì da Melpignano, piccolissimo paese salentino dove nel 1980 viene eletta una giunta monocole del Partito Comunista, formata da persone estremamente giovani, che decisero di organizzare qualcosa che anche ai nostri occhi è parso rivoluzionario, decidendo di puntare sulla cultura per produrre un cambiamento. Quindi le fondamenta del nostro lavoro si fissano su quel contesto di Melpignano, da dove parte una grandissima esperienza che poi si concretizzerà nel 1988, nella pazza idea di organizzare un festival rock e per la prima volta al mondo invitare oltrecortina rock band sovietiche. E’ vero che c’è un divario generazionale – nel 1988 avevo due anni – ma CCCP e Litfiba hanno superato da tempo il gap, essendo la loro, musica che attraversa più generazioni.

Andrea Paco Mariani – Il quadro che ha descritto Luigi è molto completo, ma aggiungerei un tassello che è il filo conduttore su tutte le domande che ci siamo posti, sia come persone con coscienza politica e civile, ma soprattutto dal punto di osservazione di documentaristi. Il nostro lavoro di documentazione, che come collettivo SMK Factory facciamo da quasi 15 anni, ha attraversato molte storie diverse tra loro, anche di contesti molto lontani politicamente, culturalmente, socialmente e storicamente. Però abbiamo ben chiare delle missioni-chiave di ciò che facciamo; sicuramente sono state portate alla luce delle storie che altrimenti sarebbero rimaste sconosciute, un pò meno su Kissing Gorbaciov, di cui comunque non si trovano in giro molti dettagli. Un grande pilastro del documentarismo indipendente è l’azione di trasmissione, che in qualche maniera aiuti la memoria storica collettiva della comunità, per cui lavorare, riconoscere o riscoprire un pezzetto di storia del proprio bagaglio culturale, come nel caso di queste due band che sono fondamentali anche per diverse generazioni, diventa un bene collettivo. Per noi, la trasmissione della memoria collettiva di un contesto culturale come questo, ha una visione sul presente. Non ci basta tramandare storie, l’essenza stessa della trasmissione di un’esperienza è di rimpallarla sul presente, dare spunto a chi oggi vuole costruire delle storie come quella, di sapere che c’è la possibilità di realizzarla. E’ facile dire col senno di poi “è una storia pazzesca”, ma quella esperienza allora era impensabile di poterla realizzare fino a cinque minuti prima che si concretizzasse. Sono caratteristiche peculiari di questa storia – un valore aggiunto – che ha dei tratti incredibili. Di questa storia avevamo già letto qualcosa, e sicuramente Luigi ed io abbiamo un attaccamento verso queste due band italiane ma, professionalmente parlando, la storia è stata intercettata nel 2017, mentre eravamo in tourneé con un altro nostro lavoro – The harvest – quando abbiamo incontrato l’attuale sindaca di Melpignano, Valentina Avantaggiato, figlia del sindaco di allora, che ci raccontò questa storia incredibile, per cui rimanemmo sorpresi che nessuno ancora non ne avesse scritto un libro o realizzato un film. Da allora abbiamo iniziato un lavoro di ricerca e nel 2020 poi abbiamo iniziato a girare effettivamente il documentario. Le tourneé dei nostri film sono fondamentali, perché non sono solo azioni promozionali e commerciali, c’è un incontro con le comunità. The harvest tratta di caporalato agricolo e con il collettivo SMK mi trovavo in Puglia in contesto pubblico di proiezioni su tale argomento, tutt’altro rispetto a musica e rock band. E’ così che siamo giunti ad intercettare il tour russo di CCCP e Litfiba. Qualcosa di magico che, nonostante le fatiche del lavoro documentaristico indipendente, ti permette davvero di entrare in contatto con le comunità locali, di cui Melpignano è una delle più interessanti che abbiamo incontrato, anche prima di conoscere la storia del festival rock del 1988.

Kissing Gorbaciov esce in un momento che la Russia è al minimo storico dei consensi geopolitici in Occidente. Una provocazione? Avete mai avuto timori su una potenziale censura?

L.DA – Intanto è da sottolineare che il documentario ha un percorso lungo di produzione, quindi con Paco abbiamo iniziato a lavorare al film in un momento in cui non c’era questa situazione. Addirittura nelle prime versioni della sceneggiatura avevamo programmato di fare nella Russia odierna, quello stesso viaggio, poi divenuto impossibile da realizzare a causa della guerra in Ucraina, di tutto quello che è successo e che ancora sta accadendo. Credo di poter parlare anche a nome di Paco, noi non abbiamo mai avuto timori della censura, oppure che far uscire questo film fosse una provocazione. Semmai il contrario, far uscire in questo momento un film come questo, lo vediamo in Ucraina, così come a Gaza, in un momento dove siamo tornati in una fase dove si continua a innalzare muri e la cultura è diventata il primo strumento del potere per costruirli, quando invece la cultura ha sempre avuto un ruolo totalmente opposto. Partendo da questa storia, è stata la cultura, il linguaggio universale della musica che ha abbattuto il muro tra l’Est e l’Ovest, superando la cortina di ferro. La cultura continua ad essere uno strumento rivoluzionario per avvicinare le persone e farle dialogare e non per alzare muri come vogliono farci credere. Lo abbiamo visto all’inizio del conflitto Russia-Ucraina, con la censura dei direttori d’orchestra russi, gli autori classici russi ed anche sugli atleti. Tutti i campi di tentativi di dialogo sono stati distorti ad ambienti dove alzare muri. Al contrario la storia che trattiamo nel film, riattualizzata ad oggi ci ricorda il ruolo centrale che ha la cultura, e quanto questo sia importante.

A.P.M – Sono completamente d’accordo su quanto riportato da Luigi, come collettivo molti argomenti sono già rodati e siamo univoci. Questo è al cuore del ragionamento che stiamo facendo, il senso della trasmissione e ispirazione. Dare l’opportunità di far conoscere questa storia, a noi dà ancora più senso di responsabilità nell’azione di trasmissione e ispirazione, per chi viene dopo, per costruire esperienze simili e per dimostrare che in realtà la cultura costruisce dei ponti, ma non può essere in eccesso o in difetto, poiché lo stesso strumento si può usare anche in più modalità negative, magari reinventando presunte tradizioni culturali che si agganciano al concetto di etnico, come è accaduto durante la guerra dei Balcani, divenute armi di guerra. La cultura è un tema importante ma delicato. Questo film per noi assume un valore politico centrale, nel contesto geopolitico attuale. In molti film il nostro ragionamento si è focalizzato sui muri che cadevano e altri che si costruivano, geografici, salariali, sociali, ecc. Noi siamo assolutamente contrari alla politica dei muri, in questo momento così attuale. Vogliamo un mondo di ponti, non di muri, e la cultura è uno strumento efficacissimo per costruire ponti con piloni solidi. Questa storia si colloca in un momento di cortocircuito storico, in quei momenti rari che i muri si abbattono, impensabile fino a solo due anni prima in Russia, per il contesto politico, ma sarebbe stata impensabile anche due anni dopo con Eltsin.

Il gruppo dei CCCP: da sx verso dx, Giovanni Lindo Ferretti, Annarella Giudici, Massimo Zamboni, Danilo Fatur
Foto: Michael Lapini_SMK Factory

Cosa vi ha attratto di più del “viaggio” russo di CCCP e Litfiba, tanto da ridargli respiro con il vostro lavoro dopo quasi 35 anni che è stato compiuto?

L.DA – Gli aspetti belli, attrattivi e incredibili della storia, e del film, sono moltissimi, e non vogliamo svelarli tutti, gli spettatori li scopriranno da soli durante la visione. Senz’altro uno tra questi è proprio il preciso momento storico in cui si svolge, ed anche il fatto che dei gruppi rock russi arrivino a Melpignano nel 1988 e pochi mesi dopo band italiane si rechino in Russia, nel marzo 1989, che non è una data a caso, poichè si svolsero le prime elezioni libere in Russia che decretarono a presidente Boris Eltsin, e pochi mesi dopo cadrà il Muro di Berlino che porterà un cambiamento epocale. Fu quella una fase storica importante, in un mondo completamente diverso da oggi. Il film mette in evidenza il mondo sovietico di allora, politico e culturale, ed anche il mondo sotterraneo delle rock band di Leningrado, con elementi anche molto divertenti che faranno ridere il pubblico, ma susciteranno anche riflessioni.

A.P.M – Le esperienze di CCCP e Litfiba in quel viaggio, soprattutto fatte dai primi, anche parte del cast del film, che ci hanno permesso di accendere una telecamera e farci raccontare dalle loro voci ciò che è stato fatto, da loro, per la cultura del nostro paese. La loro musica che si diversifica da tutto il resto, e non tratta solo di musica, essendo un’esperienza più ampia, per noi ha un grande valore, e di questo abbiamo anche un grande rispetto. Tantissimo della vita artistica, politica e culturale degli Anni ’80 in Russia ha funto poi da valvola determinante per ciò che è successo dopo. Su cosa facessero le band musicali allora a Mosca o Leningrado, da noi non si sapeva quasi nulla. Anche per noi è stata una grandissima scoperta: il fenomeno New Wave degli Anni ’80 c’è stato anche in Russia, siamo stati contenti di scoprirlo, perché ci ha dato modo di conoscerci a vicenda. Sugli aspetti storici da trasmettere abbiamo dato uno spazio immersivo, attraverso interviste, immagini, testimonianze ed altro.

Avete un messaggio da inviare con Kissing Gorbaciov? Musicale, sociale o politico?

A.P.M – Potremmo pensare di metterlo in una bottiglia il messaggio, e lanciarlo in mare…. In realtà questa domanda è davvero la più pertinente: siamo consapevoli di non essere spocchiosi, coloro che danno o hanno la verità assoluta, o quelli che hanno capito tutto. Noi facciamo un cinema politico militante, non lo scopriamo adesso, lo facciamo da 15 anni, ed in primis un cinema partigiano che prende posizione anche su temi più scottanti, senza riserve ma con molto rispetto. In passato abbiamo fatto film dove chi si metteva davanti alla telecamera rischiava la propria incolumità, quindi il rispetto e la protezione è indispensabile, mettendo in condizione chi ci racconta la propria vita, di non avere rischi. L’altra faccia della medaglia è non avere la verità in tasca. Lo strumento del cinema, individuale come collettivo, ci permette di raccontare la vita delle comunità, un fatto che noi riteniamo centrale, per dare il nostro contribuito al dibattito. Come abbiamo detto la parola “cultura” può essere un boomerang, e noi abbiamo imparato ad usare un metodo equo per raccontare le storie, perché a volte si sbaglia anche usandola in buona fede, cosa che vorremmo evitare. Noi cerchiamo di dare degli stimoli, ci sono dentro naturalmente le nostre opinioni, con l’intento di aprire dei confronti in maniera civile senza fare a gara di chi urla di più.

L.DA – Non vuole essere un messaggio musicale, da boomer, perchè verremo tacciati come coloro che ascoltano la musica di una volta (e ride…) Ma ci piace voler raccontare il messaggio musicale di quella stagione della musica italiana, ma anche in Unione Sovietica in quel momento, la sorpresa più grande che noi abbiamo affrontato durante tutta la storia. Uno dei presupposti che ci siamo dati è che questo film possa essere un tassello, un sassolino in un mare di sabbia, che possa dare modo di aiutare a comprendere come sia cambiato il mondo nel presente, dove sappiamo bene che le ideologie vengono trattate solamente come un retaggio del passato, che puzza di “vecchio”, ma dove le contaminazioni e l’incontro tra culture diverse continua per noi ad avere grande attrazione per la sua carica rivoluzionaria.

Trailer ufficiale

Sabato, 4 novembre 2023 – n°44/2023

In copertina: Kissing Gorbaciov – locandina a grafica cura di Militanza Grafica

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