giovedì, Novembre 21, 2024

Società

La caccia alle streghe

Quando lo stupro è una punizione moralista

di Laura Sestini

Il branco, sette giovani, di cui un diciassettenne, che si scagliano famelici – come iene sulla carne sanguinolenta – su una loro coetanea per “ripristinare” l’ordine – basato su uno status quo demoniaco e medievale, moralista, patriarcale, stereotipato.

Il problema si aggrava se nel mondo patriarcale, in difesa di questo, troviamo anche le donne, precisamente le madri degli stupratori, che a spada tratta si schierano dalla parte dei figli, poiché la vittima viene definita “una poco di buono”.

Insomma, l’ennesima donna con la minigonna, o atteggiamenti “troppo liberi”, che la violenza se l’è cercata – luogo comune anche per il corpo politico attuale, sotteso, ma che non si può pronunciare esplicitamente, non politicamente corretto.

Questo è quanto accaduto in un capannone industriale dismesso, a Palermo, il 7 luglio scorso, nel mezzo di un’afosa estate italiana.

La ragazza ha trovato il coraggio di denunciare, alle cronache nazionali il fatto si manifesta solo in agosto, e il medesimo branco, sostenuto anche dal numeroso parentame, violentemente si scaglia ancora una volta contro di lei, sui social, per sputarle addosso le peggiori calunnie, tutto il disprezzo verso la ragazza, generato da ignoranza, falsa morale di base cattolica, educazione distorta, povertà intellettuale, dove il rispetto per il prossimo, primi in classifica donne e migranti – o il diverso in generale – è pari a zero.

I ragazzi vengono arrestati, solo il minorenne è assegnato ad una comunità, ma da ristretti si sentono minacciati ed hanno paura – scomparso il piglio machista, populista e giustizialista, evaporato istantaneamente come due gocce di pioggia nelle alte temperature estive. Singolarmente gli stupratori sono delle nullità – chiedono di essere maggiormente protetti dalla massa dei detenuti, anche se è previsto per legge, di cui è risaputo che a questa tipologia di rei non riservano vita facile.

Lo stupro è un’arma, in guerra e in ambito civile. Un modo per ripristinare la moralità della ragazza “poco di buono”, per azione di giovani – ma l’età non conta – paladini di un modo di pensare stereotipato, di retaggio cattolico, ma pure delle altre religioni monoteiste, una questione di “costume”.

Un’arma antica, lo stupro, come i roghi che ripulivano carne e anima delle donne considerate “streghe”, che hanno popolato interi secoli delle credenze dell’umanità, capri espiatori di frustrazioni sessuali e isterie collettive.

Ma di quale moralità stiamo parlando? I genitori degli stupratori denunciano a loro volta le offese ricevute sui social, come se questa azione li facesse apparire migliori, mascherasse le loro responsabilità, l’educazione impartita – o non – ai singoli componenti del branco. Forse dovrebbero usare in maniera più costruttiva il loro tempo per guardarsi allo specchio, in questo delicato momento. La società tutta dovrebbe soppesare il suo riflesso in questa terribile vicenda di violenza.

Oltre alla questione moralista, che pare abbia dato l’impulso alla violenza di gruppo, è evidente la parte narcisistica della vicenda che, senza averne noi le competenze professionali, si percepisce comunque patologica. Senz’altro il narcisismo malato, della società dell’apparire. I social, le riflessioni degli stupratori sulle loro chat interne, dove si beano, orgogliosi del loro misfatto, di avere “stroncato, ammazzato” sessualmente la coetanea, averla ridotta a brandelli, come farebbe per sua natura, un branco di iene. Forse dall’opinione pubblica si aspettavano una medaglia al valore, forse dalla famiglia stessa, invece delle innumerevoli offese ricevute.

Ma nonostante che, coda tra le gambe, adesso i violentatori manifestino paura per le conseguenze legali, ancora non traspare la loro consapevolezza di cosa abbiano combinato, la gravità del loro attacco fratricida alla ragazza, che senz’altro ha rischiato la vita nelle mani del branco.

Accanto al narcisismo ed alla morale, è doveroso inserire il senso del potere, fisico e mentale. Se durante lo stupro i ragazzi sono riusciti a provare piacere fisico, orgasmico, è impossibile credere che abbiano provato gli stessi sentimenti e libidine di una coppia che si ama, durante un atto sessuale.

La libidine arriva da altri canali emotivi, in uno stupro, quello della forza, della sottomissione, del potere, del narcisismo. Quali altri possibili?

Anche se la società appare “moderna”, aggiornata al 2023, sotto la cenere cova una mentalità retrograda e radicata, maschilista e moralista. Al Sud come al Nord; lo dimostrano i ceti sociali trasversali di chi compie i femminicidi, apice massimo del potere di vita e di morte su una donna. Analfabeti, istruiti, operai o “professoroni”, tutti livellati in quell’atto di onnipotente narcisismo.

Infine, due righe le dedichiamo alla stampa nazionale. Le pagine dei giornali per giorni sono state colme di articoli “dedicati” gli stupratori, raramente abbiamo trovato qualcosa di serio che riguardasse la ragazza. Sì, certo, la privacy e la protezione della vittima sono dovute, ma forse anche due righe di sconcerto, di con-passione nei suoi confronti, da parte di direttori “progressisti”, non avrebbero leso la sua dignità, al contrario avrebbero avuto il grande valore nel tentativo di riequilibrare la stampa più becera, una manifestazione di dissociazione intellettuale, in quanto uomo/maschio, rispetto a questa terrificante vicenda. Non abbiamo letto nulla che si avvicinasse a qualcosa di simile, riconfermando attraverso il non dire-non fare tutte gli aspetti sociali sopracitati.

Sabato, 26 agosto 2023 – n°34/2023

In copertina: immagine di Kalhh/Pixabay 

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