Resta l’indignazione dei sopravvissuti
di Giorgio Scroffernecher
Immagino che succeda a quelli della mia età che nel ’68 erano in pieno bollore, ossia, pensare a quel periodo di effervescenza come a un tempo di grande chiarezza, di inaudita semplicità. La lettura del mondo diviso in classi era una meraviglia, da una parte i lavoratori, dall’altra gli sfruttatori dei primi. Il mondo migliore si otteneva capovolgendo le cose, per un periodo soltanto però, con la dittatura del proletariato, eppoi, in un’epoca successiva non precisata, con l’eliminazione delle classi e l’instaurazione di un sistema di giustizia che garantiva ad ognuno quanto necessario per i suoi bisogni, anche di evoluzione personale e sociale. Inutile ricordare che in tutte le parti del mondo in cui la rivoluzione c’è stata (quella d’ottobre in Russia, quella culturale in Cina per citare le più corpose) mai si è raggiunta la ‘fase due’. Poi con l’abbattimento del muro di Berlino e l’immediata corsa dei giovani della parte Est verso i pornoshop di Berlino Ovest – questo per star leggeri e non parlare di quanto visto in Cina, in Cambogia, in Birmania… – i pochi dubbi hanno lasciato molte certezze sui limiti del sogno egualitario rosso come il fuoco.
Quindi, come direbbe Darwin osservando l’evoluzione delle creature terrestri, il modello sopravvissuto, quello capitalistico, è il più attrezzato per affrontare il futuro? Forse sì vedendo che son davvero in pochi ad additarlo per le sue evidenze distruttive e catastrofiche: penso a Jorge Mario Bergoglio, Pepe Mujica e pochissimi altri. Infatti non senti più nessuno proporre un nuovo modello di società per il quale appassionarsi e lottare.
Poi a metà maggio 2011, in Spagna, in occasione delle elezioni amministrative, è nato il movimento degli “Indignados” con una vasta mobilitazione di protesta, riverberata in tutto il mondo, a fronte della grave situazione economica in cui versava il Paese per la crisi economico-finanziaria di quegli anni. Il movimento si è posto in scontro duro con il secondo governo Zapatero. Lo stesso José Luis Rodríguez Zapatero che aveva fatto sognare la depressa sinistra mondiale con il ritiro dell’esercito spagnolo dalla vergognosa azione militare da fake news americana in Iraq; con il negoziato costruttivo e riconciliante con i separatisti dell’ETA; con la legalizzazione dei matrimoni omosessuali e il programma di regolarizzazione degli immigrati clandestini.
Lo so bene che la mia è una lettura assolutamente personale e di basso credito storico e politico, per questo liberamente azzardo che da quel momento il movimento antagonista mondiale ha smesso di cercare o inventare un nuovo modello cui aspirare, sostituendo la fiducia creativa con l’indignazione aggressivo-depressiva. E lì tutto è rimasto. Come a rimpiazzare la figura di Ernesto Che Guevara con quella di Napalm51 di Crozziana invenzione.
Queste sono le spiegazioni che io mi do quando vedo tanta energia indignata – davvero meritevole di miglior causa – contro l’uso delle mascherine pandemiche o del green pass. Oppure quando sento argomentare analisi geopolitiche anti-Nato (spesso a cura degli stessi di cui sopra) a dimenticanza totale della evidente strategia anti-occidente messa in atto da Putin prima con i supporti elettorali a Trump del primo mandato, poi con quelli anche economici a tutti i paesi e partirti anti-Europa inclusi i nostri, Lega in testa.
Qualcuno osserverà che noi ‘ragazzi del 68’ ci siamo trasformati, come si dice, da incendiari a pompieri. Forse è vero. Ma come non vedere la differenza tra quegli anni con il coinvolgimento dei Servizi in tentativi di colpo di stato e trame stragiste, piazza Fontana per citarne solo una, e il tremendo governo Draghi di oggi che si “appiattisce sulle posizioni Nato”… e ci mancherebbe l’Italia fa parte proprio di quella alleanza! Come non vedere la differenza tra l’America del supporto al golpe cileno con l’assassinio di Allende e la pur goffa, spesso inopportuna, ma pur sensata interpretazione dei fatti bellici attuali di Biden?
Insomma, mi pare che il dato profondo e profondamente distruttivo sia la totale sfiducia in qualsiasi istituzione, in qualsiasi partito, in qualsiasi progetto trasformativo. Come se il Vaffanculo globale grillino si fosse talmente radicato che nessuno riesce più a estirparlo. E quello che rimane è solo la postura di indignazione senza l’ombra di un’idea utile per cambiare davvero qualcosa.
Sabato, 7 maggio 2022 – n° 19/2022
In copertina: Foto di Dr StClaire/Pixabay