giovedì, Novembre 21, 2024

Ambiente, Lifestyle, Società

La giornata della Terra (offesa)

La contraddizione tra ricorrenza del 22 aprile e guerra

di Ettore Vittorini

Le celebrazioni dell’Earth Day – la Giornata della Terra – svoltesi venerdì 22 aprile in Italia e nel resto del Mondo, avranno messo in forte imbarazzo i relatori che dovevano celebrare “la bellezza della Terra, la vita e promuovere la pace”. Chissà quanti abitanti del nostro Pianeta hanno commentato con ironia questa ricorrenza creata dall’Unesco nel corso della conferenza di San Francisco dell’ottobre del 1969.

Basta osservare le rovine di Mariupol e di altre città ucraine, le distruzioni in Siria, nello Yemen – il cui fascino si è perso tra le macerie delle antiche abitazioni – e tanti altri luoghi profanati dalle guerre di oggi e del recente passato, per notare il contrasto con la realtà di questa celebrazione e aver voglia di cambiarne il titolo in “Giornata della Terra offesa”.

Gran parte dell’opinione pubblica mondiale l’ha ignorata. In Europa la gente è preoccupata dal conflitto in corso e spera che termini al più presto. Nel frattempo partecipa alla “guerra delle parole” tra “buoni e cattivi”, tra sostenitori di Putin e quelli che appoggiano la NATO, tra pacifisti e interventisti.

Su questi fronti si sprecano tante parole soprattutto da parte dei leader delle parti avverse. Il dittatore russo – l’autore di quest’ultima catastrofe – non parla mai di guerra ma di “operazione speciale” e fa incarcerare i suoi concittadini che pronunciano la vera definizione. Il Presidente americano replica al collega di Mosca lanciandogli attributi offensivi e annunciando apertamente l’invio delle armi all’Ucraina, cosa che non dovrebbe essere resa pubblica. Le parole inutili non aprono la strada per arrivare a seri colloqui di pace.

Un registro diverso viene usato dai pacifisti e dagli apologeti della resa: per esempio Martina Pignatti Morano della ONG “Un ponte Per…”, comparsa giorni fa a un talk show televisivo, ha detto chiaramente che non si devono più inviare armi all’Ucraina, e di fronte alle repliche degli interlocutori che le chiedevano un’alternativa, non sapeva cosa rispondere, se non che “bisogna trattare per la pace”. Bella scoperta. La donna, tra tutti gli interventisti, pareva un po’ smarrita e meritava rispetto, come è avvenuto. Un giovane professore universitario di Mariupol, ospite a distanza della trasmissione si è detto d’accordo con lei ma le ha ricordato che Putin non vuole trattare e che nel frattempo la città è distrutta e le vittime si contano a migliaia.

Sembra a volte che molte persone non abbiano compreso che il conflitto è stato provocato dalla Russia invadendo una nazione indipendente il cui popolo si accanisce per difendere la propria libertà. Una resa dell’Ucraina significherebbe l’asservimento a un potere straniero il cui capo da tempo soffoca le libertà anche del suo popolo russo.

L’incomprensione regna tra coloro che – oltre ai capi di Stato e di governo – si scontrano nella guerra delle parole. Per esempio chi giustifica Putin esponendo certe realtà come l’accerchiamento della Russia da parte della NATO o chi sottolinea le grandi amicizie tra tanti politici occidentali con il capo del Cremlino e la sua corte di oligarchi, viene subito messo alla gogna. Sono verità oggettive come quelle dei rapporti tra l’industria e la finanza tenuti a partire dalla la fine dell’Unione Sovietica.

Gianfranco Pagliarulo, presidente dell’ANPI – Associazione Nazionale Partigiani d’Italia – è uno dei primi ad essere stato attaccato da media italiani. Il “Corriere della Sera” del 20 aprile gli ha dedicato un’intera pagina con un velenoso articolo di Gian Antonio Stella, nel quale viene definito un “amico di Putin”. Le polemiche erano già nate all’interno dell’Associazione e Pagliarulo avrebbe fatto bene a non rendere pubbliche dichiarazioni troppo avventate.

Tra i suoi critici, Maurizio Verona sindaco di Sant’Anna di Stazzema – dove le SS nel 1944 trucidarono 560 civili – ha dichiarato: “Il presidente dell’Anpi non rende onore alla Resistenza”. Non lo hanno fatto neanche quei cittadini del Comune toscano quando più della metà ha votato per la destra alle ultime elezioni regionali.

Come accade spesso nel nostro Paese, gran parte dell’opinione pubblica trasforma gli opposti pensieri in inutili rivalità, come avviene nelle gare sportive.

Sabato, 23 aprile 2022 – n°17/2022

In copertina: fermo immagine da video

Condividi su: