In Italia chiudono le loro lussuose ville e ritornano a casa
di Elio Sgandurra
Mercoledì scorso l’ambasciatore russo a Roma Sergey Razoy, ha inviato via email una lettera a tutti i parlamentari italiani con allegata una dichiarazione del suo Ministro degli esteri Sergey Lavrov. Il documento dai toni minacciosi, già noto, metteva in guardia tutti i cittadini e le istituzioni dell’Unione Europea. Vi era scritto: “Coloro che saranno coinvolti nella fornitura di armi letali alle forze armate ucraine, verranno ritenuti responsabili di qualsiasi conseguenza di tali azioni”. È significativo che tale documento sia stato inviato anche ai singoli rappresentanti del nostro Parlamento. Ha il sapore di un avvertimento mafioso.
Il comportamento del ministro russo e del suo ambasciatore sono l’archetipo della rozzezza dell’attuale potere che comanda in Russia. È lo stesso atteggiamento col quale vengono identificati anche gli oligarchi che hanno “invaso” l’Europa con i loro miliardi da investire e spendere. Ne sono arrivati tanti anche in Italia, considerata il Paese ideale per le loro vacanze e anche per mettere a buon frutto i propri denari.
Quel gruppo di parvenu si era arricchito grazie al presidente Boris Eltsin, succeduto a Michail Gorbaciov immediatamente dopo l’eliminazione della bandiera rossa dal Cremlino. Fu concesso a pochi ex membri del dissolto apparato comunista di impossessarsi di gran parte dei beni dello Stato sovietico in liquidazione. E furono costoro che nell’estate del 1999 – con Eltsin invecchiato e incapace di gestire il potere – convinsero a entrare in politica lo “sconosciuto” Putin, direttore del FSB (succeduta al KGB), mentre si trovava in vacanza sulla Costa Azzurra.
Lo consideravano facile da manovrare, ma quell’ometto apparentemente insignificante, dopo quattro anni alterni come primo ministro, occupa la presidenza da vent’anni e – se tutto andrà bene per lui – ci resterà sino al 2038, come dice la nuova Costituzione russa che ha imposto.
Adesso una buona parte degli oligarchi gli è rimasta fedele, mentre i recalcitranti sono stati eliminati: alcuni sono fuggiti all’estero, altri sono in galera e altri ancora sono deceduti “improvvisamente”.
I fortunati che restano legati al potere e occupano i primi posti della classifica dei miliardari, hanno preferito starsene all’estero a respirare la più sana aria dell’Occidente. Ma dopo lo scoppio della guerra sono stati costretti a chiudere le ville e le altre proprietà per tornarsene a casa.
Il più ricco abitante di Londra, il russo Mikhail Fridman, possiede un patrimonio personale di quasi 12 miliardi di dollari. Ma è battuto dal connazionale Alischer Usmanov con un patrimonio di 15 miliardi. Questi preferisce il sole della Costa Smeralda dove ha comprato per 30 milioni una splendida villa che apparteneva ad Antonio Merloni. Ha ricambiato l’ospitalità donando 500 mila Euro alla Regione Sardegna per la battaglia contro il Covid. Il Comune di Arzachena gli ha conferito la cittadinanza onoraria per aver contribuito grazie alla sua presenza alla “promozione dell’immagine del territorio”. Non sembra che con lo scoppio del conflitto in Ucraina gli sia stata tolta. Sempre nell’isola i fratelli Bazhaev sono i padroni del lussuoso Forte Village di Santa Margherita di Pula.
Nell’Argentario German Khan, di origine ucraina, ha comprato la villa che era appartenuta alla famiglia Feltrinelli. Nella stessa zona risiede anche Arkadi Rotemberg, proprietario di una impresa russa che costruisce gasdotti.
A Grosseto Roman Troshenko detiene la maggioranza delle azioni dell’aeroporto civile e ha fatto investimenti per il suo rilancio. Risalendo la costa toscana, Alexey Mordashov – patrimonio di 22 miliardi – aveva acquistato nel 2005 le acciaierie di Piombino svendute da Lucchini. Nel 2012 mollò tutto lasciando l’industria piena di debiti.
L’elenco si estende a Forte dei Marmi dove un ex genero di Eltsin – Oleg Deripaska, magnate dell’industria dell’alluminio – nel 2010 aveva acquistato una grande villa di lusso. Tutti erano anche proprietari di yacht che ormeggiavano nei porti del Mediterraneo. Anche il presidente ucraino Zelenskyj aveva comprato nel 2017 in Versilia una villa pagandola “appena” 4 milioni di Euro.
L’elenco, che potrebbe occupare pagine intere, pone un interrogativo: gli oligarchi russi hanno beneficiato in poco tempo di enormi ricchezze che già esistevano nella Russia Sovietica e allora perché il regime comunista non è stato in grado di distribuirle tra la popolazione costretta a subire una vita grama, tra code quotidiane davanti ai negozi per comprare quel poco che passava lo Stato, persino il pane e il latte?
Sabato, 5 marzo 2022 – n° 10/2022
In copertina: Villa Cacciarella a Porto Santo Stefano (GR), ex proprietà della famiglia Feltrinelli