Tra i due emisferi l’equilibrio è tra logica e emozione (politica)
di Giorgio Scroffernecher
Esiste una tesi, ormai del tutto assimilata, basata sulla bilateralità funzionale del cervello, cioè sulla differente ragione d’essere dei due emisferi cerebrali. L’emisfero sinistro si occupa del comparto logico della nostra vita, il destro di quello analogico: emozioni, intuizioni, sensazioni. Il primo ordina, classifica, separa, distingue, produce il linguaggio corretto e razionale; il secondo naviga tra immagini, simboli, ricordi emotivi, in un linguaggio simile a quello onirico.
Va da sé che l’equilibrio tra i due emisferi crea bilanciamento tra i nostri due mondi interiori, ripartendo equamente la nostra energia vitale che si nutre, appunto, di ragione e sentimento.
Ugualmente, funziona bene il linguaggio umano quando rende percepibile la razionalità e pure l’empatia di chi sta sostenendo le sue cause. Come a dire: la ragione convince, il sentimento motiva.
Per buttarla in politica anche stavolta, cosa è successo al linguaggio che connette chi si candida a rappresentare con chi sceglie chi votare? In Italia la novità che ha trasformato tutto l’ha introdotta Silvio Berlusconi nel ’94 spazzando via così – più efficacemente dei PM milanesi – la Prima Repubblica con i suoi linguaggi criptici e allusioni bizantine. Il segreto di Silvio? Questa espressione: “L’Italia è il paese che amo”. Nessuno aveva mai osato declinare in politichese quel verbo. Lui l’ha fatto alla prima riga del suo pirotecnico programma – contratto elettorale – sbaragliando tutti gli avversari e portando il suo ricco deretano dalla prima poltrona di Fininvest a quella di Palazzo Chigi. Da allora la politica ha usato linguaggi sempre più simili a quelli del marketing televisivo: scarsi contenuti, tante sensazioni.
Il seguito è stato peggiore, anche nel mondo fino a che, dopo il doppio mandato di Obama, grande oratore e motivatore, Trump ha vinto la gara elettorale con un linguaggio grezzo e scurrile. The Donald ancora oggi insulta l’attuale Presidente in carica e minaccia apertamente il suo concorrente interno al Partito Repubblicano in vista delle prossime elezioni.
In questi contesti i social sono stati anche in Italia gli strumenti perfetti per veicolare i vaffanculo di Grillo e le fake news della nuova Lega di Salvini.
Michele Serra ci offre una sintesi ironica circa l’inefficacia elettorale della comunicazione di sinistra: «La vita a sinistra è troppo complicata, come se la semplicità fosse un vizio. La vita, a destra, è più semplice. Più spensierata».
Un tempo si diceva che il linguaggio della politica dovesse “Fidem facere et animos impellere”, ossia convincere razionalmente e persuadere emotivamente. Michele Serra ha rappresentato l’immagine di due emisferi presi in prestito separatamente: il sinistro dalla sinistra, il destro dalla destra. Così la sinistra propone sacrifici doverosi, la destra agita rosari, evoca nemici brutti e cattivi, promette sconti.
Luca Corvaglia su MicroMega compie un’analisi molto raffinata e interessante sugli attuali linguaggi della politica, concludendo che «Per esprimere i concetti base della sua visione un conservatore usa espressioni brevissime. Ad esempio, “sgravio fiscale”. Egli si appella quindi ad un frame (il termine si riferisce alla percezione dei significati che un individuo attribuisce a parole o frasi – n.d.r.) consolidato, quello per cui le tasse sono un peso da cui il contribuente deve essere “sgravato”. In un qualsiasi dibattito televisivo, il progressista esprime invece i suoi concetti con elaborate disquisizioni; questo perché i suoi ascoltatori non hanno frame consolidati a cui fare riferimento. Le scienze cognitive hanno un nome per questo fenomeno: ipocognizione, cioè la mancanza di un inquadramento condiviso e relativamente semplice che possa essere evocato con due parole. Mancanza di idee, incapacità di lettura e scarsità di narrazioni praticabili espongono a passi falsi comunicativi fra i cui esempi si possono citare le frasi “le tasse sono bellissime” o “la sicurezza non è né di destra né di sinistra”. Ciò significa accettare le premesse logiche e aderire inconsapevolmente al frame dell’avversario, rinforzandolo».
Ed ecco i due emisferi che si palesano: «La via della persuasione non passa per quello che lo psicologo Daniel Kahneman definisce “Sistema 2”, cioè il pensiero logico, sottratto alle emozioni, focalizzato ed analitico, ma tramite il ben più economico “Sistema 1”, veloce, automatico, che non prevede sforzi né controllo volontario. Ne consegue che gli abili politici, come pure gli abili venditori e gli scaltri leader di gruppi settari, traggano vantaggio dalla parsimonia cognitiva dell’essere umano facendo leva, ben più che sulla sua razionalità, sulle emozioni e i sugli errori sistematici della sua mente».
Quindi è tutto abbastanza chiaro… ma resta per me inspiegabile come un Sottosegretario di Stato al Ministero della Cultura di nome Vittorio Sgarbi possa esprimersi con questo linguaggio davanti alle telecamere de Le Iene, lamentandosi degli invitati che lasciano troppo presto la festa del suo 70° compleanno: «Vanno a casa per andare dalla mogliettina, con la puzza di figa marcia che ha».
Il ruolo istituzionale di una persona, di destra o sinistra che sia, non dovrebbe imporre un linguaggio pubblico che onora quanto rappresenta, senza soluzione di continuità?
Ma questa è tutta un’altra storia.
Al di là della politica, sociologia, psicologia, come sempre c’è la spiritualità che, volendo, ci offre tutte le chiavi per vivere con ragione e sentimento, per esempio con queste parole pronunciate nel 560 a.C. da Siddharta Gautama – Buddha (Il risvegliato) «Siate padroni delle vostre parole e delle vostre menti, così non commetterete del male neanche con il corpo. Bisogna purificare queste tre vie per percorrere fino in fondo la strada indicata dai saggi!»
https://www.iene.mediaset.it/video/compleanno-vittorio-sgarbi_1147955.shtml
Sabato, 19 novembre 2022 – n° 47/2022
Il copertina: immagine grafica di Gerd Altmann/Pixabay