Il mondo LGBTQ+ può essere modello per valori sociali autentici ed evolutivi
di Giorgio Scroffernecher
In questo mondo e in questo tempo, quale è il ruolo e il compito della politica?
Supponiamo che una risposta classica, tra le tante, sia quella buona: applicare l’arte di governare la società.
Sempre semplificando, esistono due arti di governare la società: una ispirata a conservare valori, tradizioni, posizioni sociali, ruoli; un’altra ispirata alla riforma continua delle norme così da accompagnare la società su una strada di progresso di valori, giustizia, equità, possibilità di crescita personale e sociale.
Facciamo due esempi importanti in Italia: la Legge sull’aborto e quella sul divorzio. Entrambe volute dai riformisti e osteggiate dai conservatori… che poi, nel frattempo, sistemavano le loro faccende in cliniche private per l’aborto e con la Sacra Romana Rota per il divorzio che però si chiamava “Annullamento del matrimonio”.
Sia ben chiaro, chi scrive queste righe non cerca imparzialità e non ha nessuna simpatia, per esempio, per la politica romana bionda che sostiene la famiglia tradizionale e cristiana e poi convive non sposata e con figlio. Per non parlare delle coerenze del mangiarosari padano.
Ecco, ora ben posizionato, provo a esporre meglio il mio pensiero.
La politica deve avere una visione ideale cui ispirarsi, e la missione di interpretare la società interagendo con i suoi mutamenti naturali in senso dinamico, sia pur applicando quell’altra arte, quella del possibile, con la mediazione, le strategie, la costruzione delle alleanze, le campagne, le riforme, appunto.
In Italia tutto ciò è utopia. A prescindere dagli schieramenti, su tutta la politica aleggia il fantasma dell’immobilismo derivato dalle due grandi malattie: l’incapacità di darsi una legge elettorale che mette nelle condizioni di governare e il cancro della burocrazia che tutto paralizza.
Se consideriamo che spesso è la magistratura – e quella italiana certo non brilla per dinamismo – a determinare le norme tramite le sentenze, è la prova della pochezza della politica tutta.
Ora pensiamo ai soggetti LGBTQ+. In Italia, dopo decenni, merito del governo Renzi, va detto, è stata fatta finalmente una mediocre legge sulle unioni civili. Eppure, nonostante i contorcimenti della politica, la questione era ed è sotto gli occhi di tutti nella sua normalità. Per esempio la pubblicità: Ikea ha fatto i suoi primi spot con protagoniste coppie omosessuali almeno dieci anni fa. Davanti alla TV ogni sera puoi vedere almeno cinque o sei clip pubblicitarie con coppie omosessuali, anche con figli nella normalità sentimentale e famigliare.
E noi siamo qui ad aspettare, come Godot, la legge Zan che non arriva… per dire.
Ecco una proposta formativa per tutti: politici di ogni schieramento, magistrati e cittadini tutti. Si chiama POSE, è una serie Netflix (lo so, è l’ultima volta che lo cito… non è vero!) della quale è appena stata pubblicata la terza stagione. La foto che avete visto sopra in copertina dice già molto, si tratta di una trans di nome Angela, personaggio importante in molte delle vicende narrate.
La serie, composta da tre stagioni, esplora le vite delle comunità di omosessuali, transgender e drag queen afroamericani e latinoamericani sul finire degli anni ’80 a New York.
Uno spettacolo, davvero! Si ride e si piange, almeno questo succede a me, intensamente e motivatamente.
Le vicende girano intorno a questi tre fulcri: l’AIDS che arriva in quegli anni mietendo vittime nelle comunità; le famiglie – composte da ‘madri’ che si assumono il ruolo di accogliere giovani espulsi dalle famiglie ‘legittime’ incapaci di accettare la loro condizione – che svolgono il ruolo sacro di tutela e supporto delle persone; le Ball che sono il momento pubblico di elaborazione collettiva dell’orgoglio, la dignità e l’accettazione di quello che si è. Un teatro collettivo di empowerment reciproco.
Godersi le tre stagioni di POSE è una occasione per conoscere a fondo quel mondo con verità, ammirazione e compassione. E poi ricavarne un profondo insegnamento e rispetto per quelle ‘diversità’ e per tutte le diversità che fanno bello e interessante il mondo.
A prova di quanto dico, vi offro tre perle, tre parlati estratti dalla narrazione, che ci mostrano molto della loro vita e di come potrebbe essere la vita di tutti.
Questo è di Lil Papi, forse l’unico eterosessuale della compagnia, che viene accolto nella famiglia che lo aiuta a sviluppare il suo potenziale e il suo senso di responsabilità:
«Non ho mai trovato uomini che mi abbiano difeso e sostenuto, finché ho incontrato voi. Siete gay e tutti credono che non siete veri uomini. Ma mi avete insegnato cosa significhi essere uomo. Voi siete i veri uomini. Perché si deve essere forti per amare chi si vuole quando il mondo ti dice che c’è qualcosa di sbagliato in te».
Questo è di Blanca, una trans alla quale si rivolge una nuova famiglia che ha appena partecipato ad una Ball senza ottenere risultati premiabili. Blanca, alle rimostranze e delusioni, risponde così:
«Siete deluse per il punteggio? Questa non è la prima volta che perdete e non sarà neanche l’ultima. Non ci sono segreti o scorciatoie per il successo. Si deve continuare a provare. E se ti venisse da arrenderti, e sentissi che non c’è motivo per andare avanti, guardati intorno, vuoi un motivo per continuare? E’ proprio lì, è davanti a te (indica i variegati figli della famiglia). Le case sono come famiglie per ragazzi che non ne hanno mai avuta una. E continueranno a venire qui a New York, sicuro come il sorgere del sole, quindi quello che dovete fare è lavorare sodo, puntare più in alto, e sognare in grande finché non trionferete! Non succederà oggi, ma succederà. E quando ce la farete io sarò proprio lì dentro a esultare per voi».
Infine un monologo tenero e intenso di un personaggio fondamentale, Pray Tell, (peraltro premiatissimo per questo ruolo, interpretato da Billy Porter) all’inizio di una cena in famiglia. Al tavolo, come in tutte le case delle famiglie di POSE, ci sono giovani e meno giovani strappati all’emarginazione e recuperati da famiglie che li hanno espulsi non accettando quello che loro sono. Tutti si tengono per mano e Pray, con gli occhi chiusi, intensamente dice:
«Padre che sei nei cieli ti ringraziamo per il cibo alla nostra mensa.
In un mondo in cui molti sono affamati fa che possiamo mangiare, con umiltà di cuore.
In un mondo in cui molti sono soli fa che possiamo accogliere l’amore.
Fa che tutti siano nutriti, che tutti siano guariti, che tutti siano amati.
Che tutti siano in pace.
Amen».
https://www.youtube.com/watch?v=s4ZRh6Uc1nY
https://www.youtube.com/watch?v=aUmUQeucVgI
Sabato, 16 ottobre 2021 – n° 38/2021
In copertina: Angel (Indya Adrianna Moore) – Immagine da Netflix