domenica, Dicembre 22, 2024

Italia, Politica

La politica italiana è già in guerra per le elezioni del 2023

Vincono le divisioni, le polemiche e tante parole a vuoto

di Elio Sgandurra

Alla conclusione del ballottaggio per le mini elezioni amministrative Enrico Letta, segretario del PD, e Giorgia Meloni, alla guida di Fratelli d’Italia, si sono dichiarati entrambi vincitori. In effetti i risultati hanno dato loro ragione, ma quei numeri contano poco se si considera l’affluenza molto ridotta: su 2 milioni di aventi diritto, soltanto il 42% si è recato al seggio, cioè appena 840 mila persone.

Eppure nonostante questi risultati, i media hanno dato fiato alle trombe dei commenti accompagnati dai politologi, così numerosi da creare soltanto confusione tra coloro che hanno avuto la pazienza di leggerli o ascoltarli.

Poi a Roma è scoppiato un caos politico che ha investito soprattutto il movimento 5Stelle, ridotto ai minimi termini: Luigi Di Maio ha concluso la battaglia contro Giuseppe Conte, uscendo dal partito e portandosi dietro 61 parlamentari. Più che un gesto politico, la scissione appare come una manovra di palazzo frutto di un disegno che forse soltanto il giovane ministro degli Esteri conosce.

Ad aggiungere lo scompiglio tra i 5Stelle si è precipitato nella capitale il comico Beppe Grillo – nei panni del garante – con l’intento di riportare ordine tra le fila del movimento di cui è il fondatore. Con lui si è passati dal caos alla tragicommedia: negli incontri avuti con membri del suo gruppo e con altri protagonisti della politica romana, si è comportato, secondo alcuni osservatori, “come un elefante in una cristalleria”.

Tra i risultati dell’impresa grillina risalta quello pubblicato dal “Fatto quotidiano” il quale ha rivelato in un’intervista al sociologo Domenico De Masi, che Grillo avrebbe parlato di una telefonata ricevuta da Mario Draghi con la quale il premier lo avrebbe sollecitato ad allontanare Conte dalla guida dei 5Stelle. Una notizia che ha fatto scalpore: l’ufficio della presidenza del Consiglio l’ha subito smentita e lo stesso comico, attorniato da una turba di giornalisti che chiedevano spiegazioni è sembrato cadere dalle nuvole replicando: “Ogni volta vengo strumentalizzato con stupidaggini su di me e Draghi”. Sarà vero? Ma è certo che il premier non è il tipo da fare delle telefonate di quel livello. Infatti al rientro dal vertice NATO di Madrid, ha ribadito ufficialmente l’importanza per il Governo della presenza del movimento che è guidato guidato da Conte.

E’ da sottolineare che il direttore del “Fatto”, Marco Travaglio, ha sempre avversato Mario Draghi e il suo Governo, sostenendo sempre Conte e i 5Stelle.

Allo scenario del mondo pentastellato si è aggiunta l’ennesima minaccia di Matteo Salvini il quale ha lanciato un ultimatum contro il Governo sul Jus scholae per i figli degli immigrati. Il capo della Lega ovviamente è contrario al disegno di legge presentato dal PD, ma forse non sa che se ne occuperà il Parlamento e che il Governo non c’entra per niente.

Sull’avversione a quel giusto provvedimento, già attuato in altri Paesi dell’UE, anche la Meloni concorda con Salvini, mentre all’interno di Forza Italia c’è stata una spaccatura. Se la aggiungiamo alle divisioni sulle candidature alle “comunali”, il quadro del caos si completa.

Sulle tutte queste “battaglie” incombe già il fantasma delle elezioni politiche del prossimo anno per le quali tutti i partiti hanno dato inizio virtualmente alla campagna elettorale. I sondaggi danno per certa la vittoria della destra che certamente andrà compatta al voto, mentre il centrosinistra vive sull’incertezza della politica dell’allargamento delle alleanze propugnata da Letta. Il primo interrogativo riguarda i voti che otterrebbero i pentastellati, ormai spaccati, che saranno certamente molto inferiori a quelli del 2018. Poi non si conoscono le posizioni dei centristi, a partire da Azione, il partito di Carlo Calenda e di quella selva di partitini dai nomi più assurdi creati dai parlamentari fuorusciti dalle formazioni più importanti.

La sinistra storica è molto preoccupata. Pier Luigi Bersani in un’intervista a La Stampa ha dichiarato: “Non è più tempo di concetti astratti; se non mettiamo chiarezza nelle proposte, non superiamo il distacco che c’è con la destra.” Si riferiva allo slogan di Letta che poggia sulle parole “unità, solidarietà”. La gente non ne può più di slogan, ma vuole programmi concreti e l’impegno per attuarli.

Bersani ha sottolineato che la vittoria del PD a Parma, a Piacenza, a Verona, è dipesa da programmi ben precisi e dalla presenza di una base progressista ,”non di un’alleanza tra bandierine”.

Sabato, 2 luglio 2022 – n° 27/2022

In copertina: il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio – foto: www.esteri.it

Condividi su: