sabato, Novembre 23, 2024

Notizie dal mondo

La protezione del popolo palestinese non è un optional

La dichiarazione dell’Ambasciatrice palestinese in Italia, Abeer Odeh

redazione di TheBlackCoffee

Le notizie delle violenze perpetrate dai coloni e dall’esercito israeliano nei confronti dei palestinesi e più recentemente dirette al campo profughi di Jenin, viene giudicato mai così efferato negli ultimi 20 anni, poiché il campo – il più grande della West Bank – è stato bombardato dall’e forze militari aeree, con la giustificazione di colpire cellule militanti palestinesi che qui avrebbero il loro quartier generale.

L’attacco militare israeliano si è concluso dopo tre giorni, reti idriche e elettriche fuori uso, 13 vittime tra i palestinesi, di cui tre minori, che, in risposta, hanno reagito in maniera non pacifica, tra cui il tentativo di speronamento con un’auto sui passanti a Tel Aviv compiuto da un giovane, ucciso poi da un passante che, probabilmente, aveva la licenza di uccidere come le forze dell’ordine; numerosi i feriti, un militare israeliano ucciso, per un’escalation di aggressività senza fine.

Solo 10 giorni prima, la neo Ambasciatrice palestinese in Italia, Abeer Odeh, aveva rilasciato un comunicato di denuncia per le gravi violenze contro la popolazione civile palestinese da parte dei coloni che tentano di impossessarsi di altri territori nella Cisgiordania occupata.

“Dalla notte del 20 giugno alla notte del 21 giugno, centinaia di coloni protetti dall’esercito hanno fatto irruzione nei villaggi di Al-Lubban, Al-Sharqiya e Turmus Ayya dando fuoco a case dove si trovavano intere famiglie, scuole, terreni e automobili, senza curarsi del fatto che molte persone potessero morire bruciate vive. Per fortuna questo non è successo, ma un palestinese è rimasto ucciso e vi sono state decine di feriti.
Lo scorso mese di febbraio, la comunità internazionale – ivi compresi i media italiani – aveva giustamente parlato di “pogrom” per descrivere l’attacco incendiario dei coloni israeliani contro la città di Huwara, nel nord della Cisgiordania Occupata.

In Palestina, ci auguravamo tutti che una cosa del genere non si sarebbe mai ripetuta, ma sapevamo che le mere condanne non avrebbero protetto il nostro popolo e non sarebbero servite da lezione per Israele, se non in senso contrario: la totale mancanza di iniziative concrete equivaleva ad una garanzia di impunità e di fatto incoraggiava simili efferate violenze in futuro.

Così è stato. Lo abbiamo visto sia ieri che precedentemente ad Huwara, dove i coloni sono tornati obbedendo all’esplicita richiesta del Ministro delle Finanze israeliano, Bezalel Smotrich, di “cancellare” quel posto dalle mappe.

Questa si chiama pulizia etnica. L’idea è quella di eliminare, possibilmente con l’uso della forza, la popolazione palestinese da un’area dove Israele sta progettando la costruzione di migliaia di nuove unità abitative per espandere le colonie illegali.

E’ perciò urgente che le vite dei palestinesi siano protette in modo serio ed efficace da chi, nel resto del mondo, farebbe qualsiasi cosa per far rispettare i diritti umani e la legge internazionale.

In questa occasione, ricordiamo alle Nazioni Unite e ai singoli Paesi, tra cui l’Italia, che hanno il dovere legale non solo di condannare, ma di agire immediatamente per fornire protezione al popolo palestinese contro il terrorismo dei coloni israeliani, obbligando questi ultimi e il governo israeliano che li sostiene, a pagare le conseguenze delle proprie azioni”.

Dimostranti contro contro la demolizione di un villaggio
Foto: Mr Kate CC BY-SA 3.0

Sabato, 8 luglio 2023 – n°27/2023

In copertina: checkpoint tra Ramallah e Gerusalemme – Foto: Anthony Baratier – CC BY-SA 3.0

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