giovedì, Dicembre 26, 2024

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La Russia in guerra contro i dissidenti

Il veleno che viene dal freddo

di Ettore Vittorini

La triste vicenda di Aleksej Navalny, potrebbe essere la trama di un romanzo di John Le Carré, invece è il risultato reale della sporca battaglia politica che da anni spadroneggia nella ex-URSS, diventata dopo la perestroika di Gorbaciov, la ‘democratica’ Federazione Russa alla cui presidenza si trova da anni Vladimir Putin, eletto dal popolo dopo elezioni che l’opposizione ha sempre contestato come manipolate.     

Navalny – il maggior oppositore di Putin – si trova in prigione da gennaio e dal 31 marzo ha iniziato lo sciopero della fame. Adesso, in condizioni di salute molto gravi è stato trasferito in una struttura sanitaria per detenuti. Le autorità si rifiutano di farlo visitare dai suoi medici di fiducia, adducendo che le condizioni del prigioniero sono “soddisfacenti”. La Corte europea ne chiede l’immediata scarcerazione ritenendo il suo arresto ingiusto.

L’oppositore diventato famoso come blogger anticorruzione, è oggi considerato il pupillo del dissenso. Era stato fermato e poi imprigionato dalla polizia appena sbarcato a un aeroporto di Mosca, proveniente da Berlino. Veniva poi trasferito in Germania, in agosto, per curarsi da un misterioso avvelenamento subìto dopo aver bevuto del tè all’aeroporto di Tomsk – in Siberia – prima di partire per Mosca. Si era sentito male sull’aereo e fu ricoverato in un ospedale di Omsk. Due giorni dopo il governo russo autorizzava il suo trasferimento a Berlino nella clinica Charité dove i medici gli riscontrarono nel sangue la presenza del Novichok, un potente agente nervino.

Per protesta contro la detenzione di Navalny migliaia di persone sono scese in piazza non solo a Mosca e a Pietroburgo, ma in altre decine di città. Come sempre, la polizia antisommossa è intervenuta duramente arrestando più di mille manifestanti che protestavano pacificamente. Inoltre la Fondazione anticorruzione creata da Navalny, sarà presto dichiarata dal governo una ‘organizzazione estremista’ e pertanto i sostenitori verrebbero messi fuori legge. Putin, come al solito, è tranquillo. Conta sulla maggioranza della popolazione che – secondo i sondaggi – sarebbe con lui. E poi il Parlamento ha votato la modifica della legge che prevedeva solo due mandati di seguito per la Presidenza. La nuova legge permetterà al capo del Cremlino di restare al potere sino al 2034, ovviamente se verrà rieletto tutte le volte. E su questo non sembra ci siano dubbi.     

Tornando a Navalny, la storia della politica russa trabocca di episodi di questo genere, di avvelenamenti e di morti violente, di processi farsa con conseguenti condanne a morte. In epoca comunista Stalin con le ‘purghe’ degli Anni Trenta fece uccidere migliaia e migliaia di oppositori o presunti tali. Anche Lev Trotzkji, compagno nella Rivoluzione d’ottobre, fu perseguitato dal dittatore: espulso dal partito dopo la morte di Lenin, in seguito alle critiche sulla burocratizzazione totalitaria dell’URSS – voluta dal dittatore – emigrò prima in Turchia, poi in Francia e infine a Città del Messico – dove lo raggiunse la vendetta di Stalin. Nel 1940 fu ucciso a colpi di piccone da Ramon Mercader, riuscito a introdursi nella villa fortificata della vittima. Per la Storia, l’assassino era il cugino di Maria Mercader, seconda moglie di Vittorio De Sica e madre di Christian.  Ovviamente tra la famiglia del regista e l’attentatore non ci sono mai stati rapporti.

Mercader fu condannato da un tribunale messicano a vent’anni di prigione e nel 1960 riparò in URSS dove fu accolto come un eroe: ottenne la medaglia d’oro, la pensione col grado di generale e la dacia che spettava ai grandi papaveri del regime.

La continuità della soppressione degli oppositori si è protratta, come è noto, sino ai nostri giorni anche se adesso i nomi dei mandanti sono ancora ignoti e i regimi sono cambiati. All’elenco delle vittime dal 2000 a oggi appartiene il nome di Alexandr Litvinenko, ex agente dei servizi segreti russi fuggito a Londra. Nel 2002 uscì un suo libro nel quale accusava Putin di essere il mandante di attentati attribuiti poi ai Ceceni. Nel 2006 l’ex agente morì avvelenato dal Polonio 210. Poco prima aveva fatto rivelazioni sulla morte della giornalista Anna Politkovskaja, molto critica sulle repressioni in Cecenia, uccisa a colpi pistola nell’ascensore di casa.

In Ucraina, Viktor Juščenko, candidato filoccidentale alla presidenza, nel 2004 fu avvelenato con la diossina durante una cena. Se la cavò e venne eletto presidente.  Sarà un caso, ma Putin ha sempre tenuto gli occhi e le armi puntate verso l’Ucraina. Dopo l’annessione alla Russia della Crimea, nel 2014, adesso ha concentrato ai confini forti contingenti di truppe. E’ un monito al Paese confinante a non entrare nella NATO. Contemporaneamente ha avvertito l’Occidente a “non varcare la linea rossa” altrimenti qualsiasi azione contraria riceverebbe una durissima risposta. E’ un atteggiamento che ricorda i tempi peggiori della guerra fredda.

E come allora lo spionaggio internazionale continua a crescere aiutato moltissimo dall’elettronica. Come scrive sul Corriere della Sera il giornalista Guido Olimpio, la Russia ha sparso per l’Occidente agenti del GRU, l’ex KGB dell’URSS dove un tempo lavorava Putin. Attualmente contro gli avversari all’estero agisce l‘Unità 29155 i cui agenti sarebbero – secondo gli 007 occidentali – gli esecutori dei colpi contro i dissidenti russi riparati all’estero.

L’ultimo presidente dell’URSS, Michail Gorbaciov, padre della Glasnost e della Perestrojka, artefice del crollo della Cortina di ferro, voleva realizzare una Russia diversa e migliore da quella odierna. Ma fu costretto a dimettersi spinto da potenti forze interne che lo ostacolavano.

Il PCUS – Partito comunista dell’Unione Sovietica – non esiste più se non nella memoria di pochi nostalgici. In 72 anni di vita la “dittatura del proletariato” non ha lasciato niente di quel benessere sociale e morale tanto predicato e acclamato dai partiti comunisti occidentali e che, per tutto quel tempo, non è mai esistito. La presa del potere da parte di Stalin e i suoi successori ha eliminato la miseria del periodo zarista, ha industrializzato il Paese, ma ha anche cancellato quella classe borghese che tanto aveva contribuito alla cultura e al pensiero del secolo XIX°.  Per contro, quel regime ha creato un esercito di grandi burocrati – veri padroni del Paese – privilegiati, corrotti e aguzzini verso i pochi e coraggiosi oppositori. Con la caduta del PCUS una gran parte di costoro si è impossessata del nuovo potere e delle ricchezze del Paese comportandosi come i peggiori capitalisti dell’Occidente.

George Orwell con la sua” Fattoria degli animali” è stato un profeta.

Sabato, 24 aprile 2021 – n° 13/2021

In copertina: panoramica su Mosca con il Cremlino – foto Arthur Janas – Pixabay

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