sabato, Dicembre 21, 2024

Salute

La salute si cura soprattutto a tavola

Diete a basso contenuto di FODMAPs:

Redazione di TheBlackCoffee

A conclusione del 29esimo Congresso Nazionale delle Malattie Digestive FISMAD, i medici AIGO – Associazione Italiana Gastroenterologi ed endoscopisti digestivi Ospedalieri – continuano a divulgare preziose informazioni relative alla gestione delle malattie gastrointestinali partendo dall’attenzione all’alimentazione quotidiani, con approccio personalizzato.

Dolore, diarrea, meteorismo, flatulenza. Sono questi i sintomi più comuni e fastidiosi in caso di intestino irritabile. Per ogni disturbo o patologia ci possono essere regimi alimentari più appropriati o accortezze – da seguire anche per tutta la vita – insieme alle terapie farmacologiche. Ecco i consigli e i chiarimenti di AIGO sulla dieta a basso contenuto di FODMAPs, di cui spesso si sente parlare, ovvero quei carboidrati a catena corta che sono scarsamente assorbiti dall’intestino tenue.

La sindrome dell’intestino irritabile è un disturbo molto comune e ha una prevalenza di poco inferiore al 5% in Italia. Come tutti i disturbi funzionali colpisce le donne in proporzione doppia rispetto agli uomini. In questi anni si è sviluppata una notevole attenzione per questa patologia e quindi è senz’altro più frequentemente diagnosticata, con conseguente attenzione al regime alimentare più appropriato.

Tra questi, c’è la dieta a basso contenuto di FODMAPs, (Low FODMAPs) che riduce l’assunzione di alcuni alimenti che possono fermentare a livello del colon e attrarre acqua a livello dell’intestino tenue distendendolo.

«In un contesto di aumentata sensibilità viscerale, quale è l’intestino irritabile, la distensione dell’intestino tenue e il gas prodotto dalla fermentazione operata dal microbiota intestinale possono scatenare o aggravarne i sintomi provocando appunto dolore, diarrea, meteorismo, flatulenza» – spiega Massimo Bellini, Presidente eletto AIGO e Direttore della UOC Gastroenterologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana.

Massimo Bellini
Foto: AIGO

La dieta a basso contenuto di FODMAPs (LFD – Low Fat Diet) non è una novità assoluta in campo gastroenterologico; da sempre, infatti, gli specialisti consigliano ai loro pazienti con intestino irritabile di ridurre il consumo di latticini freschi o di legumi o di alcuni tipi di verdure e di farinacei.

La dieta LFD è invece una restrizione più completa e globale.
«Prevede la riduzione dell’assunzione di alimenti contenenti monosaccaridi, come il fruttosio; disaccaridi come il lattosio; galattoligosaccaridi contenuti nei legumi; fruttooligosaccaridi contenuti nei cereali, e polioli, dolcificanti quali il sorbitolo. In pratica ai pazienti – continua Bellini – viene chiesto di ridurre l’assunzione di diversi alimenti quali mele, pere, pesche, susine, albicocche, ciliegie, finocchi, carciofi, peperoni, asparagi, cavolfiore, miele, pane e pasta, etc., per poi reintrodurli dopo averne verificato il reale effetto sulle abitudini intestinali».

«Evidenze scientifiche avvalorano l’efficacia della dieta a basso contenuto di FODMAPs. È dimostrato che la dieta LFD è superiore ai consigli dietetici tradizionali e alla dieta priva di glutine nel trattare i sintomi dell’intestino irritabile – conferma il Presidente eletto – anche il nostro gruppo AIGO ha prodotto delle ricerche che hanno dimostrato l’efficacia di questa dieta nel medio-lungo periodo su tutti i principali sintomi digestivi e sulla qualità di vita dei pazienti».

Come sempre, per i medici vige un messaggio imperativo: NO al fai da te, a maggior ragione nelle diete di eliminazione, specie per i pazienti a rischio di disturbi della condotta alimentare, o per le persone sane.

«Come sempre, il paziente deve affidarsi ad un esperto di nutrizione – gastroenterologo con specifiche competenze, nutrizionista o dietista – che abbia una profonda conoscenza di questo tipo di dieta. Questo è fondamentale per evitare i pericoli di un inadeguato apporto nutrizionale e per poter eseguire un’appropriata fase di “reintroduzione” che è la parte più delicata della dieta, testando, uno alla volta i diversi gruppi di alimenti eliminati e poi reintrodotti per stabilire quali siano veramente i cibi capaci di scatenare la sintomatologia in quel singolo paziente e quindi “cucirgli addosso” la dieta che dovrà continuare nel lungo periodo, anche per tutta la vita».

Mappa degli alimenti fornita da AIGO

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www.webaigo.it – Fondata a Roma nel 1969, l’Associazione Italiana Gastroenterologi ed endoscopisti digestivi Ospedalieri (AIGO) raccoglie gli esperti di gastroenterologia ed endoscopia digestiva.

Sabato, 29 aprile 2023 – n°17/2023

In copertina: foto di Hanxiao/Unsplash

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