martedì, Dicembre 03, 2024

La selva delle metamorfosi

La sostenibile pesantezza del grillo

Un balletto tra controllo e libertà

di Samanta Giannini

Cari miei lettori e lettrici, volevate la rubrica “Tutti con me dallo psichiatra” ?

Eccovela servita! Pensavate che scherzassi, eh? Invece no!

Con la gioia che potreste ritrovare solo negli occhi del nonno, quando a Natale gli concedete la fetta di pandoro, nonostante la glicemia birichina, ho il piacere di comunicarvi che, grazie alla collaborazione dello psichiatra Mario Betti e l’avvallo del direttore di The Black Coffee, questa nuova avventura si concretizza. Sarà un viaggio senza mete prestabilite, un po’ di sana incertezza a volte  è terapeutica. Di certo c’è che, in questa rubrica, cercheremo di affrontare il mondo, fuori e dentro di noi, con una sostenibile pesantezza. A noi, a me ed al dott. Betti, queste chiacchierate ci sono piaciute così tanto che abbiamo deciso di stuzzicarvi ancora il palato con i nostri insettini; ci danno così tanta soddisfazione e la vogliamo condividere con voi.

Come disse Madonna al concerto di Torino nel 1987, alla fine di Open your heart: «Ciao Italia! Ciao Torino! Per favore non spingete! Siete pronti? Bene, anch’io! Siete già caldi? Bene, anch’io! Allora andiamo!»

Mario buongiorno, pensavi di liberarti di me e che mi sarei fermata alle larvette ed alle blatterine?

Mario Betti: – No, no giammai! E chi ti ferma a te? Dimmi cara, cosa vuoi sapere oggi?

Mario, beh, qualcosa per un po’ mi ha fermato, eccome se mi ha fermato, ma andiamo avanti. Senti Dottore, ti ricordi quando, durante la passeggiata (mezza passeggiata) tra i colli termali (di Bagni di Lucca, giusto reminding al nostro paesello) cercavo di trovare un collegamento tra questa folle era ed il continuo disquisir sui grilli ed i loro derivati commestibili, ricordi?

M.B.: – Sì, sì, ma poi ci siamo persi in altre osservazioni.

Eh, appunto, oggi ti riporto al focus. Ho una sensazione sulla pelle, un misto tra istinto e “ratio,” insomma, come ama chiamarla Cesare (amico e falegname), una “Samantata”:  può esserci una correlazione “sottile” tra l’insistenza dei media nello spingere i consumatori a nutrirsi di farina di cavallette e le costrizioni pandemiche messe in atto dai governi nel mondo?

M.B.: – Cara la mia Samantina, propagandare cibo a base di larve e scarafaggi, di base, avrebbe poco successo, almeno nell’emisfero occidentale, ed ancor meno successo avrebbe in un paese come l’Italia. Tu che ami tanto armeggiare in cucina, lo comprendi bene, no? Diverso è invece se si parla di cavallette o grilli.

Eh, si te li immagini gli americani a sgomitare per una “Cricket carbonara” al Ciack di Trastevere?

Segue una istantanea fragorosa risata comune

Perché pensi davvero che avrebbe successo la proteina locustatoria?

M.B.: – Devi sapere che, nell’ immaginario collettivo, la cavalletta rappresenta un animale decisamente meno inquietante rispetto alle larve e ancor meno rispetto agli scarafaggi. Si tende anche a credere che cavallette e grilli siano lo stesso insetto. Approfittiamo per dichiarare pubblicamente che nonostante la loro strettissima parentela, non sono la stessa cosa ed in teoria non potrebbero e non dovrebbero essere confusi,  per morfologia e per attitudini sia comportamentali che animiche.

E questo fa molto gioco nella comunicazione sul tema, o mi sbaglio ?

M.B.: – Potresti non sbagliarti! Ergo, doveroso è un distinguo. Il grillo, è socialmente molto ben accettato, addirittura in talune culture molto apprezzato, per non dire venerato. Ricordiamo i racconti di Tiziano Terziani, nel suo scritto “Viaggio in Cina” nel quale ci riporta scenette di vita quotidiana descriventi signore e signori a passeggio con in mano gabbiette, contenenti grilli. In Cina i grilli vengono considerati, tenuti e curati come in Occidente si fa con gli uccellini.

Eh, te la immagini Jaqueline Kennedy se avesse avuto una gabbietta in mano invece della sua Jackie di Gucci ? Avrebbe svoltato la moda di mezzo globo!

M.B.: – Eh può essere! (risatina)

M.B.: – Il grillo ha un atteggiamento  decisamente solitario, ma non ritroso; mantiene le distanze in modalità osservato/osservatore che, come atteggiamento, è molto interessante e poi quella bestiolina ha una caratteristica unica, suscitare simpatia, lui “canta”, canta a giornate, è simpatico.

Un po’ come, l’ormai,“ei fu” Silvio, sulle navi da crociera o alle festicciole nel “trilocale” di Arcore! Un po’ meno nelle aule giudiziarie, però! Lì ha cantato meno. Dio lo abbia in gloria, povero Silvio.

M.B.: – Te sei tremenda! (risatona)

Come dice Sonia “quadrimenda”! Scusami, io forse sono malata e forse tu mi dovresti prendere in cura, ma questa storia del grillo in gabbia, in uso proprio in Cina, a me fa venire la “mosca al naso”. Sarà che non credo più ai casi, alle coincidenze, alle fatalità. Così ad istinto io un collegamentino, con lo sviluppo degli eventi di questo pazzo, pazzo mondo e le faccende degli ultimi tre anni, ce lo faccio.

M.B.: – I casi non esistono, mai. Ti dico che potresti  trovare altrettanto poco casuale che il grillo diventi un personaggio della fiaba di Pinocchio; fiaba all’interno della quale si trovano una marea di simbolismi e sillogismi, a cui – ahimè – in molti, moltissimi non prestano la dovuta attenzione.

Fantastica questa cosa. Cosa mi vuoi dire?

M.B.: – Lo sapevo che questa cosa ti sarebbe piaciuta. Chi è Il Grillo Parlante? E’ una figura molto rassicurante, una guida, il buon consigliere, ma al contempo è anche un personaggio normativo, detta le regole a Pinocchio sotto forma di velato insegnamento di vita, di fatto impersonando una certa rigidità che devia verso il controllo. La moda cinese, della gabbietta che tiene prigionieri i grilli canterini solo per deliziare l’udito dei proprietari, e forse non è un  caso che provenga proprio da quei territori; esattamente come forse non lo sono state altre cose.

Ecchelallà, vai caro, vai avanti.

M.B.: – Carlo Lorenzini – in arte Collodi – colui che ha scritto questa fiaba, che di fatto è una fiaba iniziatica, attraverso il Grillo Parlante diviene giudice interiore, il Super io che suscita il senso di colpa, tant’è che Pinocchio in un moto di rabbia, si ribella ai dogmi, alle regole, che il Grillo vorrebbe imporgli e lo schiaccia (che poi non lo uccide veramente ma questa è un’altra storia). Il grillo, in questa favola, rappresenta entrare nella grotta dell’autocontrollo e al contempo nella grotta del controllo sociale. Che succede se lasciamo che il grillo interiore ci controlli?

Perbacco! Che succede?

M.B.: -Succede che i giudizi che abbiamo di noi stessi vengono rinforzati. Non solo, ma addirittura possiamo risultare più condizionati e di conseguenza più propensi a seguire “le norme”; norme imposte dal potere costituito, insomma le famose regole istituzionali. Ricordiamo a chi lo sa e  facciamo sapere a chi non lo sa , che il “Super io” dice cosa dobbiamo e cosa non dobbiamo fare

Ussignur, vedi che faccio bene ad amare il mio intuito, lo amo proprio profondamente.

M.B.: – Fai bene ad amarlo. Ti dirò di più; la locusta e la cavalletta sono, come abbiamo detto all’inizio,  parenti nemmeno troppo lontani del Grillo, come lui non suscitano disgusto, ma non sono altrettanto rassicuranti e scatenano nell’essere umano un sentimento d’inquietudine, passando di fatto attraverso una anticamera chiamata irrequietezza. L’inquietudine è una angoscia che potrebbe esserci, potrebbe… Ricordati, potrebbe. Condizionale. Sottoposto a condizione.

Sciame di locuste –
Immagine di Andrey C./Pixabay

Un paziente che ha paura della cavalletta, perché ne ha ?

M.B.: – Perché la cavalletta è un essere che non prevedi, che si muove di scatto, che non ha una meta precisa, che salta senza imporsi una direzione, senza premeditazione. La non prevedibilità e l’incontrollabilità suscitano inquietudine, in quasi tutti gli esseri umani; sono le annunciatrici della paura.

Praticamente le Signorine Buonasera della “paura della paura”?

M.B.: – Anche; nel caso specifico si attiva una fobia, ma da contatto. Il fatto di attivare l’inquietudine per ciò che la bestiola farà e che ti salti addosso o meno è ininfluente, deriva dal fatto che vi è una inconscia previsione, una quasi certezza di alta probabilità che accada, che lo possa fare fa in modo che si attivi l’ambivalenza tra repulsione da contatto e imprevedibilità.

Che meraviglia! Sul tuo libro tu dividi le cavallette in due categorie, giusto?

M.B.: – Brava vedo che studi! Si, quando parlo della locusta migratoria, questa ha una ambivalenza per niente banale. Una varietà è solitaria, l’altra gregaria. La solitaria manifesta un senso di solitudine, che è un sentimento socialmente poco accettato – sentirsi soli attiva una serie di paure e depressioni; ricordiamo che l’isolamento sociale provoca danni celebrali a lungo termine, da medico psichiatra non posso esimermi dal sottolinearlo, ma al contempo manifesta anche l’affettività, altro aspetto sociale considerato poco simpatico, pure poco virile, con connotazioni di fragilità e come tale tenuto lontano, a distanza, a bada.

Eh, ergo sotto “controllo”. Guai ad essere affettivi o affettuosi! Avesse a fa’ male, eh !!

M.B.: – L’affettività della locusta solitaria è molto spiccata e con lei si può stabilire un rapporto di spontanea e profonda affettuosità. Stupisco tutti quando dico che se tu la accarezzi lei non fugge, anzi ricambia.

Entrare in contatto con l’affettuosità può intimorire una persona?

M.B.: -Come no, certo, anche più di una. La locusta solitaria può passare da uno stato isolatorio ad uno stato gregario e, beh tutti, o quasi, sappiamo cosa possono fare le locuste gregarie, in gruppo, in sciami; ce lo ricorda molto bene anche la Bibbia. Non sono  aggressive con l’uomo, affatto, ma  lo sono con le coltivazioni, e la paura che si scatena va nella direzione di una possibile carestia, ossia paura che l’uomo ha di non potersi sostentare, di non poter mangiare. E quindi? Di morire.  Alto rischio di devastazione, esterna  ma anche interna, intesa come interiore, che si porta dietro la deflagrazione di tutte le certezze e, cara ragazza, sappi che tutte queste cose l’inconscio lo sa; anche quello collettivo lo sa.

Grazie per la ragazza, mi ci sento! Quale tipo di patologia può essere associata al comportamento della locusta?  

M.B.: – E’ un animale che può essere definito bipolare. Quanti giovani ci sono che sono solitari, un po’ nerd, silenziosi ma poi in contesti di gregarietà, di gruppo, diventano degli attaccabrighe, portati all’estremo anche molto violenti. Un esempio su tutti ce lo dà il contesto sportivo, soprattutto quello calcistico. Lo stadio, una vasca di potenziali gregari.

Effetto branco?

M.B.: -Eh sì. Segnalo comunque la complessità dell’argomento sul quale potremmo ritornare in un’altra occasione.

In questo tango tra conscio ed inconscio chi l’avrà vinta Mario  ?

M.B.: – Chi lo sa? Siamo in divenire. La danza di queste ambivalenze è molto forte e molto impattante.

Chi è in possesso di queste informazioni sa bene cosa ha in mano?

M.B.: -Sì. Assolutamente. 

Il recente volume di Mario Betti

Mario Betti è medico psichiatra, responsabile dell’Unità Funzionale Salute Mentale Adulti della Valle del Serchio, nell’Azienda USL Toscana Nord Ovest.

Sabato, 24 giugno 2023 – n°25/2023

In copertina: Grillo Parlante – Walt Disney Productions for RKO Radio Pictures – Pubblico dominio

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