lunedì, Dicembre 23, 2024

Ambiente

La voce della natura è l’unica soluzione ecologica

Giornata Internazionale della Terra 2023

Redazione di TheBlackCoffee

Celebrata per la prima volta il 22 aprile del 1970 da oltre 20 milioni di manifestanti in tante città degli Stati Uniti, la Giornata Internazionale della Terra era l’inizio di quella che lo storico Ramachandra Guha ha definito “la seconda ondata ambientalista nell’età dell’abbondanza”.

Due anni dopo fu pubblicato il saggio scientifico “I limiti della crescita”– voluto dal Club di Roma, un’associazione di scienziati – sotto la guida dell’italiano Aurelio Peccei, dove già si evidenziava come aumento della popolazione, domanda energetica e consumo delle risorse avessero un impatto insostenibile sulla capacità di carico del Pianeta. Il rapporto fu realizzato dal team del System Dynamics Group dell’MIT e presentato alla sede della Smithsonian Institution a Washington il 2 marzo 1972. A mezzo secolo di distanza, il Club di Roma ha pubblicato due rapporti legati a questo anniversario e al rilancio innovativo della grande sfida della sostenibilità.

Dall’altra parte del mondo la scienziata ambientalista indiana Vandana Shiva ricorda che “abbiamo bisogno di una vera e propria democrazia di Madre Terra” dando parola – come sostengono lo scrittore indiano Amitav Ghosh e l’antropologo e sociologo francese Bruno Latour – anche a chi non è umano. E questo perché la Terra è un sistema vivente in cui gli umani interagiscono costantemente non solo tra loro ma anche con piante, animali e l’ambiente geofisico, di cui è obbligatorio assicurare la sopravvivenza perché è nell’interazione reciproca che ricaviamo il sostentamento.

I diritti umani alla vita, al cibo, alla salute non possono essere garantiti, ci dice Vandana Shiva, se non evitiamo la distruzione della natura. E per questo dobbiamo imparare ad ascoltarla, comprenderla, rispettarla e amarla dandole voce.

Un saggio sul cibo cell-based – di cui tanto si parla ma niente sappiamo – apparso sul sito Navdanya international, organizzazione fondata nel 1987 in India da Vandana Shiva, che ha dato origine ad un movimento per la difesa della sovranità alimentare e dei semi, dei beni comuni, e dei diritti dei piccoli agricoltori in tutto il mondo, ne denuncia la pericolosità e la falsa soluzione ai problemi del Pianeta.

Vandana Shiva ha scritto il manifesto dell’ Economia della Cura e Democrazia della Terra, che qui è riportato per intero:

La cura e il sostegno reciproco sono la ricchezza della vita, sia nella natura che nella società che interagiscono in un unico insieme, condividendo valori e diritti intrinseci.

La Terra, Gaia, Terra Madre, è un pianeta vivente la cui ricca biodiversità si è evoluta nel corso di miliardi di anni sostenendo tutta la vita. Non è né materia inerte né materia prima da sfruttare e degradare.

La cura della Terra e di tutta la vita è la nostra responsabilità etica ed ecologica.

La cura della Terra è l’economia della vita, Oikonomia.

In un periodo di collasso e disintegrazione ecologica e sociale, curare e rigenerare la Terra è la base da cui ripartire per ripristinare il futuro umano. 

  1. Cura della Terra e Diritti della Terra

Dobbiamo riconoscere che siamo un’unica famiglia terrestre, esseri viventi interconnessi, in tutta la nostra diversità, che partecipano e condividono una rete della vita comune. La cura della Terra rigenera le risorse naturali, la biodiversità e l’economia che ci forniscono vita e sostentamento. La Terra e il suo ecosistema ci sostengono con l’ossigeno per respirare, l’acqua, il cibo, i vestiti, ci offrono riparo e medicine.

L’industrializzazione, basata sui combustibili fossili e sul petrolio, sta distruggendo gli ecosistemi viventi della Terra e ha contribuito in maniera decisiva al cambiamento climatico, alla perdita di biodiversità, alla diffusione di malattie, alla distruzione delle foreste e all’estinzione di piante e animali, mettendo la nostra stessa specie a rischio di estinzione.

Il rispetto delle risorse limitate della Terra è fondamentale per un’economia di cura e per un’umanità attenta.

  1. Intelligenza umana, autonomia, libertà e diritti

Gli esseri umani hanno co-creato con la Terra, con la sua biodiversità e gli uni con gli altri da tempo immemorabile. Questa è una realtà che è stata dimenticata dall’inizio dell’industrializzazione e che ora dobbiamo recuperare.

L’approccio meccanicistico e separativo cartesiano nei confronti della vita ha ridotto gli esseri umani a macchine, a esseri non pensanti e meccanici, che rispondono acriticamente a norme e stimoli imposti da altri. La tecnologia e la digitalizzazione stanno intorpidendo i nostri cervelli e la nostra intelligenza, erodendo il nostro diritto di poter scegliere. Big Data, algoritmi, intelligenza artificiale (Ai) e robotica stanno immaginando un futuro di agricoltura senza agricoltori, di manifattura senza operai, di istruzione e informazione senza insegnanti, di sanità senza medici.

Le economie della cura si basano sul recupero delle nostre menti, della nostra autonomia e del nostro potenziale creativo, per preservare le nostre libertà e i nostri diritti di lavorare al servizio della Terra, delle nostre comunità e delle generazioni future.  Le economie della cura stimolano la libertà creativa, la giustizia e la coesione.

  1. Comunità rigenerante

La vita è un fenomeno comunitario sensibile e premuroso, nella società come nella natura. È relazionale, non atomistica. Le comunità sono il luogo in cui convergono e si rigenerano le economie locali di sostentamento, salute e benessere. Le relazioni intessute attraverso il rispetto e la reciprocità coltivano la creatività e il benessere.   Le economie di cura creano armonia e prosperità.

  1. Recupero dei beni comuni

Le economie della cura si basano sul recupero dei beni comuni e dei beni pubblici – la cura della terra e la condivisione delle risorse comuni della terra: i beni comuni delle sementi e della biodiversità, dell’acqua e della terra, del cibo e del nutrimento; e i beni e i servizi pubblici che le società hanno sviluppato con responsabilità asserendo il diritto alla conoscenza, alla democrazia, alla salute, all’istruzione, all’energia, al trasporto e a un’abitazione.

La privatizzazione, i brevetti e l’appropriazione dei beni comuni rappresentano un sistema fallito di un processo coloniale basato sull’estrazione e sull’avidità e non trovano posto nelle economie di cura. La finanziarizzazione e la mercificazione della natura riducono la Terra e le sue risorse ad asset finanziari, oggi controllati da miliardari e dai loro fondi di gestione patrimoniale, aggravando la crisi ecologica e mettendo a rischio le comunità indigene e i piccoli agricoltori che da sempre hanno cura della biodiversità e della Terra. La Madre Terra non è in vendita.

  1. Dalla concorrenza alla cooperazione, dalle economie dell’avidità alle economie dell’assistenza, dalle economie estrattive alle economie circolari della Legge del Ritorno

La cooperazione e la sinergia sono alla base delle economie di cura.  Le economie di cura rispettano i limiti della Terra e si basano sulle necessità. Come ci ha ricordato Gandhi, “la Terra ha abbastanza per le necessità di tutti, ma non per l’avidità di pochi”. La competizione e l’avidità violano i processi ecologici della natura e distruggono la capacità degli ecosistemi e delle comunità di rinnovarsi, rigenerarsi e produrre.

Le economie dell’avidità, basate sull’estrattivismo e sulla concorrenza creano scarsità, fame, malattie, insicurezza, disoccupazione e violenza. Le economie della cura si basano sull’economia circolare, sul dono, sulla reciprocità, sulla condivisione e sulla mutualità – la Legge del Ritorno.

Le economie circolari aumentano il potenziale creativo e rigenerativo della società e della natura. I sistemi di economia della cura sono circolari, locali, partecipativi e armoniosi e portano al benessere e all’abbondanza.

  1. Diversità e decentralizzazione

La globalizzazione ha portato al controllo centralizzato delle risorse della Terra e dei mercati, al degrado della qualità del cibo che mangiamo e dei vestiti che indossiamo. La qualità richiede cura. Le economie della cura implicano il decentramento e la democrazia partecipativa e comprendono la diversità culturale e biologica. La partecipazione e la localizzazione sono radicate nelle relazioni e nelle affinità.

  1. La democrazia

Le economie della cura si basano sull’uguaglianza, la giustizia e la dignità per tutti e sono il cuore di una democrazia vivente delle persone, dalle persone, per le persone. Nessuna persona o specie è sacrificabile.  Le economie della cura generano cibo per tutti, salute per tutti, lavoro per tutti.

Le economie dell’avidità si basano sul controllo centralizzato, sull’uniformità, sul dominio e sulla creazione di gerarchie e sono una minaccia per la democrazia. L’avidità promuove l’uso di tecnologie che non si prendono cura della Terra ma la danneggiano insieme alla sua popolazione rendendo le persone sempre più sacrificabili.

La democrazia della Terra è la democrazia di tutta la vita in interconnessione e partecipazione.

  1. Considerazione e cura per i diritti delle generazioni future

I principi delle economie della cura si fondano sul visionario “Principio della Settima Generazione” della Confederazione Irochese, la più antica democrazia partecipativa vivente. Il principio guida di tutte le loro politiche è rappresentato dalla considerazione e dalla cura delle prossime sette generazioni. Il principio afferma: “In ogni nostra deliberazione, dobbiamo considerare l’impatto delle nostre decisioni sulle prossime sette generazioni”.

  1. Dalla guerra e dai conflitti alla pace e all’armonia

L’avidità e la concorrenza creano conflitti per l’accaparramento delle risorse e guerre che distruggono la Terra. Per evitare il collasso ecologico e l’estinzione delle specie, dobbiamo fermare la guerra contro la Terra.

Dobbiamo fare pace con la Terra, lavorando secondo le leggi ecologiche, rispettando i confini planetari e i diritti di tutte le specie e degli esseri umani come elementi di un unico insieme.

Attraverso la cura della Terra, la rigenerazione e la guarigione dei cicli interrotti e delle società danneggiate, possiamo fare pace con la Terra. Non prendere più di quanto ci serve è un atto di pace.  Prendersi cura e condividere i doni della Terra è la via della pace.

“Da questa manciata di terra dipende la nostra vita.
Amministratela saggiamente e lei farà crescere il
nostro cibo e di che scaldarci, ci offrirà un riparo e
ci circonderà di bellezza.
Abusatene e deperirà, morirà, portando con sé
l’umanità intera.”

Dalle Scritture Sanscrite Veda – 1500 a.C

Sabato, 22 aprile 2023 – n°16/2023

In copertina: il Lago d’Aral prosciugato per l’incuria umana – Foto: Staecker – dominio pubblico

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