giovedì, Novembre 21, 2024

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L’accordo Italia-Albania sulle migrazioni

Dibattito acceso e preoccupazioni per i diritti umani

di Rezearta Dizdari

Il recente accordo tra Italia e Albania, per il trasferimento degli emigrati recuperati da navi italiane nel Mediterraneo e dirottati verso i centri pseudoCPR che verranno allestiti NelPaeseDelleAquile, ha suscitato un acceso dibattito su diversi fronti. Nonostante i leader di entrambi i Paesi – Giorgia Meloni e Edi Rama – cerchino di presentarlo come una soluzione eccezionale, crescono le preoccupazioni dell’opinione pubblica riguardo ai metodi adottati e alle potenziali violazioni dei diritti umani.

La legittima preoccupazione dei cittadini è stata recentemente rafforzata dalla decisione del Tribunale inglese, che ha dichiarato illegittimo il trasferimento degli immmigrati, giunti illegalmente in Gran Bretagna, verso il Rwanda. Questo solleva dubbi sulla efficienza del sistema.

In Albania, la popolazione è perplessa su come il Primo Ministro Edi Rama possa prendere decisioni così rilevanti senza consultazione parlamentare e ignorando i protocolli.

La somiglianza dei nuovi CPR italiani in Albania, con i centri di internamento utilizzati durante il periodo della dittatura albanese di Enver Hoxha, solleva dubbi sulla conformità ai diritti umani fondamentali, come la mancanza di libertà di movimento per le persone trattenute, sollevando interrogativi sulla validità di tali strutture nel gestire il problema dell’immigrazione.

Coloro che hanno vissuto la dittatura in Albania e hanno sperimentato l’emigrazione negli anni ’90 e 2000 sono particolarmente sensibili a un Accordo che potrebbe privare le persone dei loro diritti basilari, esponendole a ingiustizie e discriminazioni, trasformando l’emigrazione in una esperienza estremamente difficile, generando sfide emotive, mentali e fisiche.

Con un’attuale emigrazione massiccia di giovani professionisti dall’Albania, motivata da insoddisfazioni legate alla meritocrazia, alla retribuzione e alle condizioni di lavoro, non sarebbe giusto mirare agli impellenti problemi interni e cominciare a tutelare e garantire i diritti dei propri cittadini dislocati in tutto il mondo, riconoscendo, ad esempio, il diritto al voto per gli emigrati albanesi, cosa che ad oggi non è stata concessa, nonostante siano trascorsi più di 32 anni dalla prima ondata di emigrazione?

Offrire diritti, dignità e supporto ai propri cittadini è essenziale per poter, a sua volta, garantire sicurezza e sostegno agli altri popoli che necessitano aiuto.

In un mondo sempre più interconnesso, affrontare le questioni migratorie con empatia e rispetto per i valori fondamentali è essenziale per preservare un senso comune di umanità.

Sabato, 18 novembre 2023 – n°46/2023

In copertina: I premier Edi Rama e Giorgia Meloni – Foto: https://www.governo.it CC-BY-NC-SA 3.0

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