In difesa del popolo Saharawi e della Palestina
di Nancy Drew
A seguito degli Accordi di Abramo siglati dagli Stati Uniti per la normalizzazione dei rapporti tra Stati arabi ed Israele – che vide le prime sottoscrizioni di Emirati Arabi Uniti, Bahrein e Sudan – a dicembre del 2020 anche il monarchico Marocco di Mohammed VI aveva ospitato una delegazione congiunta statunitense e di funzionari israeliani per aderire a tale iniziativa.
Solo un mese prima il Marocco aveva violato ‘il cessate il fuoco’ siglato nel 1991 con il Fronte Polisario – il Movimento politico e militare attivo sahrawi nei territori del Sahara Spagnolo – a seguito di una provocazione pacifica, ma molto significativa dell’occupazione del passaggio di frontiera di Guerguerat da parte dei cittadini sahrawi – area che collega il territorio auto-dichiarato dal Marocco di sua sovranità, dopo la decolonizzazione francese del 1959, con la Mauritania.
I Sahrawi lo rivendicano come proprio – poiché autoctoni di quella fetta di deserto – e per cui attendono da 60 anni un referendum proposto dalle Nazioni Unite nel 1963 – ovvero da quando la regione era effettivamente sotto il governo spagnolo.
Anche Donald Trump aveva contribuito ad inasprire il nuovo conflitto del 2020 – con un proclama a fine mandato che riconosceva il Sahara Occidentale al Marocco (https://www.theblackcoffee.eu/di-nuovo-guerra-nel-sahara-occidentale-tra-marocco-e-fronte-polisario/ ).
La visita israeliana a Mohamed VI di Marocco aveva lo scopo di assicurarsi delle intese, in primis diplomatiche, ma altresì economiche, con l’apertura di rotte aeree per il settore turistico tra Rabat ed Israele, ma altresì progetti finanziari e di investimenti, agricoltura, energia e trasporti. La ripresa delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi – ferme da due decenni – secondo Mohamemd VI è di portata storica. E’ dunque durante i meeting per i negoziati bilaterali che il Presidente Donald Trump si pronunciò a pro del Marocco per i territori del Sahara Occidentale, quale ‘regalo’ per la rinata simpatia verso il Paese ebraico.
E’ chiaro che il proclama di Trump ha il valore delle parole al vento, ma in verità neanche la Risoluzione Onu ha risulta di spessore più consistente. Tant’è che i Sahrawi ancora oggi rivendicano i loro territori originari, come anche il referendum promesso dalla comunità internazionale che lasciava la possibilità di decidere se entrare a far parte della monarchia marocchina o determinare di una nuova nazione autonoma.
Tra l’altro il Marocco ospita la più grande comunità ebraica del Maghreb, a causa degli Ebrei espulsi dalla Spagna nel 1492, che risulta contare circa 3.000 persone; mentre 700.000 ebrei di origine marocchina risiedono nello Stato di Israele.
Nel 2021 gli scontri tra gendarmerie marocchina e Fronte Polisario si sono intensificati, tenendo una media settimanale di alcuni mesi. La ripresa delle armi non prevede solo bombardamenti tra militari ma anche violenze sui civili saharawi che vivono nella parte di Sahara conteso, mentre i pochi giornalisti che scrivono in clandestinità sull’entità degli abusi e le violazioni marocchine, viene continuamente arrestato.
La ripresa dei rapporti tra Marocco ed Israele, mette in discussione – da parte di Mohamed VI – anche la questione palestinese, sostenendo – tanto quanto asserisce Israele – che questa non esista. La posizione presa dal Marocco – al contrario – non piace assolutamente all’Algeria, paese che accoglie e sostiene a Sud-est del del suo territorio in prossimità del confine verso il Marocco, alcuni campi profughi saharawi ormai insediatisi da decenni – prendendosi a cuore la causa di questo popolo oppresso e senza patria.
Il disconoscimento della questione palestinese e dei soprusi dei coloni israeliani perpetrati sui civili, ha determinato all’inizio di agosto 2021 l’irritazione dell’Algeria e la rottura dei rapporti diplomatici con il Marocco – decisione resa pubblica dal Ministro degli Esteri Ramtane Lamamra.
Inoltre il Marocco viene accusato – quale strategia di destabilizzazione politica del paese confinante (https://www.theblackcoffee.eu/algeria-elezioni-legislative-e-nulla-di-fatto/ ) – di aver procurato alcuni dei grandi incendi che i sono verificati recentemente in Algeria durante l’estate, provocando la morte di circa 90 persone.
Questa è la crisi politica più grave tra i due Paesi negli ultimi 50 anni.
Le cause di Palestina e Saharawi vanno avanti parallelamente – in due diversi continenti – mentre un auspicato futuro pacifico e prospero si allontana ancora di più, a causa di accordi politici di Paesi più ricchi e potenti che rivolgono gli interessi – egoisticamente – solo verso loro stessi, dimenticando i diritti delle minoranze e andando in barba ad ogni Trattato internazionale sui diritti umani e civili.
Perché succede tutto questo? Che beneficio trae il Marocco a contendersi una parte – seppur ampia – di deserto? Ecco che l’area è ricca di fosfati e petrolio, mentre l’Oceano Atlantico che ne lambisce le coste desertiche è abbondantemente pescoso: perché il Marocco dovrebbe rinunciare a tanto ben di Dio, che oltretutto crea quasi l’80% del Pil del Paese? Non solo il Marocco, bensì alcuni ‘rinomati’ Stati Occidentali tentano di posizionarvicisi, come anche Israele che ha firmato almeno quattro convenzioni per differenti cooperazioni economiche.
E il popolo Sahrawi? Continua la sua lotta e difesa armata attendendo un referendum il cui fascicolo di trattative di pace ONU (Minurso) è ormai ammuffito.
Sabato, 4 settembre 2021 – n° 32/2021
In copertina: donne Sahrawi che protestano per la libertà del proprio popolo –