Gli abusi delle Forze Militari israeliane con licenza di uccidere
di Laura Sestini
Dal 2000 l’esercito israeliano ha ucciso 55 giornalisti palestinesi, è un dato di fatto inconfutabile.
Poco dopo l’uccisione della famosa giornalista palestinese Shireen Abu Aqla, le forze di sicurezza israeliane avevano declinato la responsabilità dell’omicidio, coralmente ad altre autorità politiche. I social si sono infittiti di commenti di profili israeliani che neanche per caso hanno condannato l’episodio. D’altronde la donna era comunque una palestinese – anche se con doppia cittadinanza statunitense. Dove sta tutta questa differenza dagli altri ‘terroristi’ palestinesi? E’ naturalmente una provocazione, ma certuni, gli ultranazionalisti israeliani – è giusto prenderne consapevolezza – è certo che la pensano davvero in questa maniera.
La donna era presente sul campo ‘di battaglia’ a Jenin – una città della Cisgiordania occupata – per riprendere gli ennesimi scontri tra le Forze dell’ordine israeliane, spesso accompagnate da agenti IDF, un sottogruppo dei servizi segreti, ed i militanti palestinesi. Gli scontri erano stati aizzati durante il recente Ramadan, quando ai credenti musulmani era stato vietato di entrare nella moschea di al-Aqsa a Gerusalemme Est, dove si erano consumati veri e propri attacchi reiterati entro i locali del luogo di culto, con tanto di lancio di fumogeni e spari da parte degli agenti israelianai. Affollato di uomini in preghiera, moltissimi dei quali anziani, soprusi inimmaginabili si erano compiuti entro una delle moschee più dibattute di tutta la Palestina.
Finito il mese sacro del Ramadan – il 2 maggio – le risposte alle violenze ed alle provocazioni della politica israeliana, da parte palestinese, non si erano fatte attendere, e gli scontri subito ripresi, con uccisioni sia di civili israeliani per attentato, che di militanti palestinesi coinvolti – sembra – nei fatti.
Shireen Abu Aqla era famosa giornalista a livello mondiale, per il suo coraggioso lavoro in Palestina per l’emittente qatariota Al-Jazeera, svolto negli ultimi 15 anni, mentre 25 anni erano i suoi anni di carriera entro l’emittente araba in lingua inglese.
A smentire la dinamica dei fatti sul tragico evento di morte, e le annesse bugie di Naftali Bennett, il Premier isreliano, erano stati proprio altri colleghi della donna che nella stessa area svolgevano il proprio lavoro di operatori dell’informazione. Poco prima di Abu Aqla era stato ferito al torace anche il giornalista Alì Sammoudi, ma non mettendolo in pericolo di vita. Inoltre ci sono numerosi video che documentano gli spari contro i soccorritori e contro l’ambulanza – non è una novità purtroppo – e l’intenzionalità di uccidere dell’esercito israeliano. Smentite anche dal quotidiano israeliano Haaretz.
La donna, fornita dell’equipaggiamento adatto ai contesti di crisi – giubbotto antiproiettile ed elmetto – è stata uccisa con un colpo di precisione, sotto l’orecchio destro, in uno spazio limitatissimo del suo corpo non coperto dai dispositivi di sicurezza. Un cecchino? Quindi una morte voluta?
I funerali della giornalista si sono svolti nella città di Ramallah, quartier generale dell’Autorità palestinese, con la presenza del Presidente Mahmūd Abbās/Abū Māzen, dopo che la camera ardente era stata istituita all’ospedale di Saint Joseph di Gerusalemme, città dove risiede la famiglia della vittima.
Durante il corteo funebre, a piedi lungo le strade fuori dall’ospedale nella Città Vecchia di Gerusalemme Est occupata – partecipato da migliaia di cittadini comuni per salutare la donna nell’ultimo suo viaggio – le forze israeliane hanno attaccato la folla e picchiato violentemente indistintamente cittadini pacifici che stavano trasportando in processione, a spalla, il feretro di Shireen Abu Aqla; in alcuni casi chiedendo ai presenti se fossero cristiani o musulmani. La situazione è subito apparsa fuori da ogni canone di buonsenso. L’emittente al-Jazeera in tempo reale ha riportato in video delle scene agghiaccianti. La bara barcollante sulle spalle di alcuni uomini ha rischiato più volte di schiantarsi a terra mentre questi tentavano di scansare le manganellate della polizia. Calci, pugni, violenza gratuita senza motivazione. Una scena surreale. Scioccante.
Quale è l’obiettivo della politica israeliana in tutto questo? Continuare con la litanìa che i Palestinesi sono tutti terroristi? Istigare un deterrente che lo giustifichi? La donna era di religione cristiana, quindi un problema di credo? Oppure si torna sempre al quesito principale, ovvero perchè di origine palestinese? Non lasciare spazio neanche ad un normale momento di cordoglio? Lo scempio è comunque avvenuto sui Palestinesi in vita, senza ritegno.
Un lungo corteo di auto ha poi accompagnato le reliquie dalla capitale palestinese a Ramallah. Lungo il percorso la forze di sicurezza israeliane hanno nuovamente voluto oltraggiare anche l’ultimo saluto alla donna, sequestrando una kefiah ed una bandiera palestinese insanguinate che avvolgevano il feretro – come riporta Anbamed.
«Neanche un funerale nel nostro paese, in Palestina, può funzionare pacificamente. Purtroppo ci sono diversi posti di blocco israeliani sulla strada per l’ospedale, che vietavano alle auto di raggiungerlo. Inoltre stanno limitando il numero di auto che possono raggiungere la Porta di Giaffa vicino alla chiesa» – ha dichiarato Lina Abu Akleh, nipote della giornalista.
Gli Stati Uniti ed altre nazioni hanno accordato il loro sostegno per un’inchiesta indipendende volta alla ricerca della verità sull’uccisione della giornalista. In mano alle autorità palestinesi c’è la pallottola estratta dalla salma della donna, su cui il Governo israeliano ha avuto il coraggio di chiedere la consegna, rifiutata dalle autorità palestinesi.
Il Governo palestinese ha comunicato che l’indagine verrà svolta esclusivamente entro la loro autorità. L’Autorità Nazionale Palestinese ha dichiarato che farà richiesta alla Corte Penale Internazionale per una diversa inchiesta indipendente.
https://www.theblackcoffee.eu/le-nazioni-unite-riconoscono-lapartheid-israeliano-sui-palestinesi/
https://www.youtube.com/watch?v=F-POY4Q0QSI
Sabato, 14 maggio 2022 – n° 20/2022
In copertina: Shireen Abu Aqla – Immagine dal profilo Twitter della giornalista