Mai come adesso c’è necessità di produrre energia pulita
di Annalisa Puccioni
Mai come in questo momento non si è sentito la necessità di incrementare le fonti energetiche alternative, le rinnovabili, per il rincaro delle forniture di energia elettrica e del gas. Un Paese che ha basato la sua produzione di energia elettrica dalle fonti energetiche non rinnovabili o combustibili fossili, quali gas naturale, carbone e petrolio in gran parte importati dall’estero, oggi si trova a fare i conti con l’aumento della produzione di energia geotermica, energia idroelettrica, eolica, delle biomasse e energia solare.
La maggior produzione proviene dalle centrali idroelettriche che forniscono il 40,7% del totale, ma aumentare questa quota è difficile perché condizionato dalla stagionalità e dal clima. I picchi si verificano generalmente nel periodo del disgelo, in particolare in primavera e in autunno, con il minimo da dicembre a febbraio quando l’acqua gela. Per avere un flusso costante di acqua ci sono alcuni impianti che usano delle pompe che prelevano l’acqua dai laghi e la portano in quota, ma impiegano energia per produrre energia. Erano stati pensati per sfruttare la fonte nucleare di notte (quando c’è meno richiesta) prima che il referendum del 1987 portasse alla chiusura delle centrali. L’utilizzo di questo sistema con il gas, o peggio ancora il carbone, è antieconomico e antiecologico.
Oggi che non ci sono più grandi impianti, vengono realizzati quelli micron, lungo i corsi d’acqua con meno portata, sfruttando le “briglie” fatte in cemento che servono a rallentare la corrente, oppure vicino a piccoli salti dei fiumi ma influenzati dalla stagionalità. Il problema più grosso è quello di stoccare l’energia nel momento che viene prodotta per reimmetterla nel sistema quando è necessario. La particolare siccità di questo anno ha reso le centrali idroelettriche poco funzionanti per assenza di acqua, e nel caso di troppa produzione non è possibile sfruttarle appieno.
L’Italia oggi trae energia da fonti rinnovabili per il 43%, ma se la si rapporta al fabbisogno della popolazione la quota scende al di sotto del 39% di cui il 21,3% è fotovoltaica, il 56,8% da bioenergie, il 16% eolica e il 5,2% è geotermica.
Nel futuro sarà incentivato il fotovoltaico – il 69% delle nuove installazioni nel 2021 – e l’eolico del 30%. Il dato di queste ultime l’anno scorso è salito del 2 e dell’11%, ma non è ancora sufficiente. Lega Ambiente nel suo ultimo rapporto sollecita l’importanza di un “cambio di passo” e ribadisce la necessità di sbloccare “180GW di progetti in attesa di autorizzazione”. La buona notizia è la diminuzione dei costi, scesi tra il 2010 e il 2019 del 24% per l’eolico onshore sul territorio, del 18% per l’offshore in mare, e per il fotovoltaico del 78%.
Per quanto riguarda gli impianti marini è stato inaugurato a Taranto il 21 aprile, dopo ben 14 anni dalla presentazione del progetto, il primo parco eolico, o anche fattoria del vento, del Mediterraneo dal nome Beleolico. L’impianto comprende 10 pale per una capacità complessiva di 30MW, assicura una produzione di oltre 58mila Mwh, pari al fabbisogno annuo di 60mila persone. Nei 25 anni di vita permetterà un risparmio di circa 730mila tonnellate di anidride carbonica.
A fine 2020 i progetti presentati per l’eolico offshore contavano in tutto 5.3GW di potenza. Al Mite -Ministero della Transizione Ecologica – sono pervenute 64 manifestazioni d’interesse per queste centrali che in gran parte saranno costruite al largo delle coste sarde, siciliane, pugliesi, lucane e molisane.
L’Italia produce meno energia di quanto è il fabbisogno, lo scorso anno è stato superiore 321THw. Per questo importa l’elettricità da Svizzera, Francia, Slovenia e Austria prodotta dal nucleare.
La cosa strana è che nei momenti di maggior produzione questa viene esportata. Nel 2020 l’energia importata era del 39.8 Twh a fronte di quella esportata del 7,6 Twh. Occorre quindi una politica che incrementi la produzione.
Sabato, 27 agosto 2022 – n° 35/2022
In copertina: foto di Rudy and Peter Skitterians/Pixabay