redazione di TheBlackCoffee
Non si arrestano le proteste in Iran nonostante quasi duecento morti e le università travolte dalla violenza dei pasdaran – le Guardie rivoluzionarie.
Con le donne che hanno innescato la lotta per i loro diritti basilari, si sono unite trasversalmente molte fasce diversificate della popolazione, compresi gli uomini.
Nelle proteste gli studenti hanno assunto una grande importanza in quantità di adesione e nelle istanze di libertà da conquistare, difatti le forze antisommossa hanno preso d’assalto scuole ed università, e moltissimi arresti sono stati compiuti. Le ultime ad aderire alla manifestazione in ordine cronologico sono state le adolescenti delle scuole obbligatorie.
Tra i giovani detenuti anche Shervin Hajiaghapour autore di Baraye Azadi, un brano musicale che inneggia alla libertà ed alla libera scelta, diventato virale in breve tempo sui Social.
Peggiore sorte è toccata a Nika Shakarami, una diciassettenne trovata morta in un centro di detenzione dieci giorno dopo la sua scomparsa. La ragazza aveva cantato per strada una vecchia canzone d’amore iraniana a testa scoperta, mostrando i suoi capelli appena tagliati. La morte è dovuta al fracassamento del cranio.
La immane violenza che ha travolto le strade del Paese per volontà del regime teocratico degli Ayatollah, dopo oltre due settimane di scontri ha imposto una differenze strategia di lotta da parte dei cittadini.
Seppur si scenda ancora a grandi numeri nelle piazze, la protesta giunge dalle case con i megafoni che amplificano le richieste di libertà e la caduta del regime, o cori di clascson improvvisati dagli automobilisti.
Le canzoni di protesta, vecchie e nuove, sono un forte filo conduttore tra i manifestanti.
Bella Ciao, simbolo canoro della Resistenza italiana, da noi quasi in disuso, è al contrario tradotta in persiano e postata sui Social. Anche in Turchia, altro violento regime autocratico, Bella Ciao è da decenni utilizzata per la lotta per libertà, e cantata dal vivo dal Grup Yorum, di cui diversi appartenenti sono periti nelle carceri turche per sciopero della fame, a causa della loro opposizione politica. Gli ultimi due in cronologia – nel 2020 – sono Helin Bölek e Ibrahim Gökçek.
Intanto alcuni hacker stanno facendo girare i nomi dei poliziotti che avrebbero torturato Zhina Mahsa Amini, il cui cranio, pure, risulta fratturato: Enayayollah Rafiei (52 anni), responsabile della squadra di polizia, Ali Khoshnamvand (27 anni), Prastou Safari (36 anni), e Fatemeh Gurban Hosseini (27 anni).
Āzādī in persiano e altre lingue indo-iraniane, compresa la lingua curda, significa libertà.
Baraye Azadi – Per la libertà
Sabato, 8 ottobre 2022 – n° 41/2022