redazione di TheBlackCoffee
I manifestanti indigeni, con uno sciopero nazionale di 18 giorni hanno paralizzato la capitale Quito, nonostante le proteste siano state accolte con una feroce repressione della polizia, con almeno due manifestanti morti, quasi 100 feriti e molti altri arrestati. Oltre alla violenza di strada da parte della polizia, è stato dichiarato lo stato di emergenza per eliminare i diritti democratici fondamentali e criminalizzare la protesta. I militari hanno anche occupato l’Assemblea nazionale.
Le proteste sono guidate dalla CONAIE, la Confederazione delle nazionalità indigene dell’Ecuador (Confederación de Nacionalidades Indígenas del Ecuador), con un elenco di dieci punti di richieste che si dicono non negoziabili: il blocco e la riduzione dei prezzi dei carburanti; moratoria di un anno sul rimborso del debito delle famiglie; prezzi equi per la produzione agricola; diritti del lavoro ampliati; divieto di estrazione nei territori indigeni o spartiacque; rispetto dei diritti collettivi; nessuna privatizzazione di settori economici strategici; controlli sui prezzi; aumenti del budget di emergenza per la sanità e l’istruzione; nuove politiche di sicurezza.
Nei primi giorni della protesta il presidente della CONAIE Leonidas Iza Salazar è stato arrestato, provocando clamore nazionale, già ampliatosi dopo che avevano sparato alla sua auto in un attentato.
In seguito Iza è stato rilasciato ed ha firmato un accordo parziale con il Governo liberista guidato dal presidente Giullermo Lasso, fermando lo sciopero e le violenze.
Gli scioperanti chiedono adesso nuove elezioni per un cambio di Governo.