In equilibrio tra politicamente corretto e cattivismo tradizionale
di Giorgio Scroffernecher
Sono quattro le notizie che hanno caratterizzato la mia settimana. La 37enne Sanna Marin, Ministro Capo della Finlandia, costretta alle analisi del sangue per dimostrare che il suo ballo festaiolo era solo quello. Una donna bolognese, Alessandra Matteuzzi, ammazzata a martellate da un suo ex, tanto bello e narciso, e il Procuratore Capo della città Giuseppe Amato che dichiara: «Quello che potevamo fare lo abbiamo fatto» (cosa?). La bravissima Linda Cerruti che posta una foto con le otto medaglie appena conquistate agli Europei di nuoto sincronizzato e viene perseguitata da insulti di imbecilli che la trovano troppo sexy. Infine, un amico che non vedevo da decenni, che mi ha serenamente informato che la sua primogenita, nel corso del tempo, ha scelto di essere maschio e vive un felice rapporto d’amore con una donna, così come il suo secondogenito, è ugualmente felice in coppia omosessuale.
Ho come la sensazione che il mondo reale sarebbe talmente chiaro, limpido, semplice, addirittura felice, se non ci fosse la mente umana, soprattutto maschile, a guastare la festa come quella di Sanna, o addirittura la vita come quella di Alessandra.
Da anni Frans de Waal, un grande etologo e primatologo olandese, cerca di convincerci che dobbiamo imparare dagli animali. I suoi libri hanno titoli che illuminano temi universali: “Siamo così intelligenti da capire l’intelligenza degli animali?”, “La scimmia che siamo”, “Il bonobo e l’ateo” e tanti altri. L’ultimo suo lavoro divulgativo titola “Diversi” e si addentra nello spinosissimo tema delle diversità di genere dopo anni di osservazioni sul comportamento degli esseri umani e degli altri animali.
Tutto questo attiene, per come la vedo io, alle news settimanali di cui sopra che hanno a che fare con genere, sessualità, libertà, responsabilità.
Tra gli esseri umani si riconosce chiaramente una parte che sostiene la cosiddetta tradizione dei valori, che nega quindi quello che la realtà è, e lo sarebbe pure felicemente. L’altra parte, quella che proclama Diritto&Rispetto si è inventata una lingua fatta di asterischi politicamente molto corretti (e ridicoli) e un acronimo come questo: LGBTQIA2S+ (Lesbian, Gay, Bisexual, Transgender, Queer and/or Questioning, Intersex, Asexual, Two-Spirit) il “+” ci avverte che seguiranno aggiornamenti…
Noi che ci teniamo dalla ‘parte giusta’ siamo continuamente sollecitati a usare queste definizioni o, ancora peggio, a non definire affatto iniziando le nostre lettere con “Carissim*”.
Frans de Waal, intervistato da Leonardo Caffo (Sette.Corriere.it) mi fa sentire meno solo dicendo che «Tutte le questioni sui nomi neutri, il politicamente corretto, la necessità di definire e definirsi, sono palliativi che straripano ignoranza anche se animati dalle migliori intenzioni, che ovviamente io condivido perché riguardano una battaglia morale decisiva per il nostro tempo. Nell’ineguaglianza di genere, che è un problema enorme, serio e urgente, il problema non è il genere ma l’ineguaglianza».
Sia chiaro, non sottovaluto la portata e anche la delicatezza del tema che viene da molto lontano nella storia degli uomini. «La riflessione sul genere parte da Tiresia, l’indovino del ciclo mitologico di Edipo che ha attraversato sia la condizione di maschio sia di femmina, e che viene identificato come supposto sapiente al riguardo» osserva Arturo Casoni, neuropsichiatra dell’età evolutiva e psicoanalista fondatore dell’Istituto Psicoanalitico per le Scienze Sociali di Roma, e così prosegue: «Molto è stato detto di innovativo sul tema negli ultimi cento anni, ciò che emerge è che, se molto è cambiato nella percezione del gender, ancora molto rimane insoluto riguardo agli stereotipi maschio/femmina, alle “gabbie” del genere e ai drammi da esse prodotti».
Paolo Crepet, nel suo stile diretto e non privo di umorismo, ci fa sorridere con due verità inoppugnabili: «La genitalità sono due sessi, la sessualità riguarda 7,5 miliardi di persone, ognuna con la sua identità di genere. Meglio non incanalare la sessualità in due o tre tipologie, anche perché poi varia nella vita. Quanto alla centralità della famiglia… chi la sostiene in Parlamento ha tre separazioni, quattro divorzi, figli di qua e di là, eviterei anche questa parte così ironica della politica che vuol fare morale a sé stessa, quando è la prima lei che si fa beffe».
Infine, un colpo al cuore con le parole toccanti di Valeria Solarino, a conclusione del suo monologo a chiusura dell’undicesima edizione del “WeWorld Festival” dedicata agli stereotipi, ai diritti e all’empowerment femminile:
«Sono maschio e sono femmina, sono uomo e sono donna. Sono tutto, sono io.
Che volete da me? Sono due in uno anzi, uno in due.
Un essere umano solo in due persone complete e felici.
Sono tutto, sono Dio.
Nei vari mondi che conosco, esiste un solo cuore. Che batte uguale per tutti. Davvero, eh! Uguale per tutti, non come la legge che c’è scritto uguale per tutti, poi col fischio che lo è!
Il cuore è fatto a pera, nei maschi e nelle femmine. Nei mostri e nelle fate.
In tutti gli animali, compresi quelli estinti… fa: tum-tum, tum-tum, tum-tum…».
Sabato, 27 agosto 2022 – n° 35/2022
In copertina: immagine di Stefan Keller/Pixabay