Oltre mille vittime nel 2023
di Nancy Drew
Le denunce di infortunio presentate all’Inail tra gennaio e dicembre 2023 sono state oltre 585mila (-16,1% rispetto al 2022), di cui 1.041 mortali (-4,5%), mentre risultano ancora in aumento le malattie professionali, quasi 73mila (+19,7%); (fonte Ansa). Ma i numeri rimangono (involontariamente?) falsati a causa degli anni della pandemia, quando tutti i meccanismi della sicurezza su lavoro furono totalmente rivisti, anche nei numeri delle vittime, e tuttora non puntuali.
Morire sul lavoro, per una media italiana di quasi tre lavoratori al giorno, è divenuto un grave problema nel nostro Paese, che nessuno sembra voler prendere seriamente in considerazione. Si sprecano i discorsi di cordoglio verso le famiglie delle vittime da parte di ministri, politici e sindacalisti di turno, ma il panorama, soprattutto nei cantieri edili, dei poli logistici e in agricoltura, rimane macchiato ogni giorno di sangue, sovrastato dal complice silenzio e inettutudine di tutti coloro che dovrebbero fare prevenzione.
La responsabilità di questa situazione è politica, di tutti i governi, di ogni indirizzo. Sull’economia neoliberista e capitalista tutti hanno fatto la loro parte: se il mondo industriale – tendenzialmente di orientamento a destra – ne è stata la base di interessi, la sinistra non ha posto ostacoli, talvolta ne ha proprio incautamente approfittato, diventando complice di meccanismi che sono andati contro ai lavoratori. Ciò, almeno negli ultimi 30 anni. Il lavoro interinale lo ha introdotto il primo governo Prodi, con l’appoggio di altri politici legati al suo stesso partito. Mentre il secondo governo Prodi abbatté le tasse sui profitti di imprese e banche. Il mondo dell’imprenditoria si è preso risultati inaspettati, senza fatiche proprie; i vari governi Berlusconi hanno introdotto le rifiniture ai merletti già avviati dall’opposizione.
Negli interstizi economici globali – come la lunga crisi economica mondiale avviatasi nel 2007/8 – in Italia, durante il governo tecnico di Mario Monti (2011), si generò la Legge Fornero per ridurre la spesa pubblica legata alle prestazioni pensionistiche; poi incalzata da Matteo Renzi premier, con l’americanissimo Jobs Act e l’abolizione dell’articolo18 dello Statuto dei lavoratori, sui licenziamenti. Infine si giunge ai giorni odierni con Salvini ministro delle Infrastrutture dalle proposte indecenti, che ha voluto i recenti subappalti a cascata – come se non fossero già caduti abbastanza in basso – approvati dal Governo Meloni. E sembra che ancora ne avremo da vedere di manovre contro il mondo dei lavoratori e dei cittadini, con il welfare (benessere) ridotto ai minimi termini.
Il disastroso crollo nel cantiere Esselunga di Firenze, uno degli eventi mortali sul lavoro più drammatici per gravità nella storia della Repubblica Italiana – in cui sono rimasti vittime cinque lavoratori, di cui solo uno italiano, oltre a tre feriti di nazionalità rumena – ha messo palesemente in evidenza la questione della sicurezza sul lavoro delle ditte in appalto, gli intricati rapporti tra queste, causa per cui ancora dopo una settimana dalla tragedia non era chiaro per chi lavorassero le vittime e se fossero lavoratori regolari. Unica cosa certa è che quei lavoratori stranieri abitassero tutti in provincia di Brescia, mentre il loro lavoro era a Firenze – 290 chilometri di viaggio – e che il sistema dei subappalti, che nel settore privato viene descritto come una giungla, produce risparmi ai titolari delle aziende sulle condizioni di lavoro, salari, e la sicurezza degli operai.
Dopo oltre un secolo e mezzo di lotte dei lavoratori, quale significato possiamo dare oggi al Primo Maggio, la Festa Internazionale dei Lavoratori?
Il Primo Maggio – festa dei lavoratori commemorata in molti paesi del mondo – fu istituito nel 1887 negli Stati Uniti, in memoria dei lavoratori che avevano perso la vita o, peggiore, erano stasti condannati a morte e impiccati, a causa degli arresti nelle violente manifestazioni operaie di Chicago per ottenere una diminuzione delle ore lavorative – era in corso la Seconda Rivoluzione Industriale – chiedendo la giornata di lavoro di otto ore. Le lotte operaie avevano preso avvio fin dagli anni Sessanta del 1800. In Europa, nel 1889, venne istituito il Primo Maggio come festa internazionale dei lavoratori a seguito della nascita Seconda Internazionale Socialista di Parigi.
Oggi, il motivo per cui è nata la commemorazione del Primo Maggio – la diminuzione delle ore lavorative – si confonde con la frammentazione del lavoro dell’economia neoliberista, i contratti (quando vengono firmati) a chiamata, la catena dei subappalti, il lavoro transnazionale di molte centinaia di migliaia di persone in cerca di occupazione che varcano continuamente confini nazionali per rincorrere contratti stagionali di pochi mesi. Non si tratta delle persone migranti extracomunitarie, anche, bensì di cittadini europei che dalle regioni orientali dell’Europa si spostano verso le nazioni più ricche, Germania, Francia, Spagna, Italia, passando da una nazione all’altra per mettere insieme di che vivere. Di questo tipo di migrazioni economiche intereuropee non si parla mai, ma sono milioni i lavoratori che circolano entro i confini Schengen alla ricerca di lavoro.
Dalle lotte europee dei lavoratori degli anni Settanta (del 1900), tempo in cui si richiedevano risultati per la protezione del lavoro come concetto (vedasi art. 1 della Costituzione Italiana), nelle condizioni lavorative, l’aumento dei salari, la libertà di associazione, sono intercorsi 50 anni.
Era in atto il boom economico che, oltre a portare nelle case degli operai gli elettrodomestici e la TV, aprì la strada anche al neoliberismo capitalista. Mentre si parlava e si scendeva in piazza per di diritti dei lavoratori, parallelamente il mondo economico e finanziario intraprendeva la costruzione di nuovi concetti di mercato e produzione, destrutturando, frastagliando, le lotte sindacali e il mercato del lavoro, complici anche la politica e i sindacati, come abbiamo già visto.
Il risultato di tutte queste convergenze, in Italia, sono le migliaia di vittime sul lavoro, oltre alla mancanza di posti di lavoro effettivi.
Nel mondo del lavoro, nel sindacalismo e nella lotta dei lavoratori tutto è da rifare daccapo, con meno ingenuità, più accortezza e lungimiranza. Ma solo dal basso potrà nascere un movimento per la protezione del lavoro, contro la speculazione degli imprenditori e delle multinazionali sulla pelle dei lavoratori – l’esempio è la vertenza dei lavoratori ex-GKN di Campi Bisenzio.
Dalla politica dei governi neoliberisti – Governo Meloni in testa, ma non solo – non potrà nascere nulla di buono, a tutto discapito dell’intera economia nazionale. Le lacrime di coccodrillo sui giovani che fuggono altrove è uno dei tanti sintomi che non si vogliono vedere (più facile accusarli di non essere abbastanza “patriottici”) della malsana economia italiana.
Sabato, 4 maggio 2024 – Anno IV – n°18/2024
In copertina: corteo del Primo Maggio 2024 in memoria alle vittime del cantiere Esselunga di Firenze – Foto: 2024©Archivio Ishtar Immagini (tutti i diritti riservati)