The Fall una serie su Netflix ci collega con orrore al rapporto di Jean-Marc Sauvé sulla Chiesa francese
di Giorgio Scroffernecher
Tra i lettori di TheBlackCoffee che leggono i miei contributi, probabilmente qualcuno comincerà a pensare che Netflix sia un mio sponsor personale dato che spesso scrivo di contenuti di questa piattaforma streaming. Lo confesso: magari!
Scherzo per ammorbidire l’ingresso in un tema tremendo, passando per un serial Netflix assolutamente da non perdere: The Fall – Caccia al serial killer. Titolo italiano se non fuorviante, almeno impoverente per quanto poi ci trovi dentro.
The Fall – 3 stagioni, 17 episodi – non è di freschissima produzione. Si tratta di una serie televisiva britannica e irlandese, ideata da Allan Cubitt che ne ha curati tutti gli aspetti, musiche comprese. Trasmessa prima su RTÉ One (Irlanda) e BBC Two (Gran Bretagna) è poi andata in onda su Sky Atlantic nel 2014 e in Italia, in chiaro, nel 2018 su Rai 4. Ora è disponibile per abbonati Netflix di tutto il mondo.
Un prodotto di altissima qualità, con regia, fotografia, colonna sonora, cast di attori e doppiatori italiani davvero meravigliosi.
La struttura è subito sorprendente: fin dai primi minuti si sa chi è il killer seriale di donne a Belfast. La sua doppia vita, che include una famiglia perfetta e un lavoro ad alto contenuto etico, viene narrata in parallelo a quella di un’investigatrice speciale incaricata di scoprirlo e catturarlo. Lei è Stella Gibson, interpretata da Gillian Anderson, ricordate X Files?
La particolarità – possibile solo per le qualità elencate sopra – è che gran parte della narrazione più significativa non è verbale: pensieri, riflessioni, dolori sono interpretabili empaticamente grazie a inquadrature strette, tempi lunghi, tensioni, espressioni, silenzi, posture…
Lo scenario di sfondo è Belfast dei giorni nostri, ma nell’aria si sente ancora l’odore della specialissima guerra civile nord irlandese con il suo mix religioso, etnico/nazionalista e di classe che produsse migliaia di morti tra gli anni ’60 e ’90.
La vicenda criminale tratta di donne tra loro simili, uccise per strangolamento e con strani rituali di contorno anche estetici. Attraverso lo svolgersi dei fatti, infine, si arriva alle motivazioni del killer e queste, per come si delineano davanti alle vite dei vari personaggi, divengono specchio spietato per le ombre dell’anima di tutti i protagonisti in scena, nessuno escluso.
Motivazioni da farsi risalire all’infanzia del protagonista degli omicidi, trascorsa in una struttura religiosa dove l’abuso dei fanciulli era pratica sistematica dei religiosi che avrebbero dovuto accudirli e educarli. Molte vite di quei bambini abusati nel corso degli anni seguenti hanno trovato esiti drammatici. Memorabile – per quello che scriviamo più avanti – la conversazione tra il commissario capo e il prete in carcere da anni, interrogato per avere informazioni sul killer da lui cresciuto con ‘molte attenzioni’. Il sacerdote rivendica il suo esserlo a pieno titolo, senza macchia, anche in ragione della responsabilità dei fanciulli per quanto accaduto molti anni prima.
La chiave principale utile alla soluzione dell’indagine è in una conversazione tra il commissario capo e l’agente speciale Stella Gibson nella discussione sul killer: Il primo: «Non ti rendi conto, questo è un mostro!». E lei: «Non è vero, è solo un uomo».
Interpreto: solo togliendo dal nostro sguardo giudizi morali, emozionalità, proiezioni, possiamo guardare anche l’abisso e comprenderlo in modo veritiero e pulito; e con questo ognuno può prendere la propria parte di responsabilità, quella che tutti hanno in tutte le storie del mondo.
«Dobbiamo compiere tutti gli sforzi affinché drammi simili non si ripetano». Queste parole sono di Papa Francesco a commento delle risultanze del Rapporto della Commissione indipendente sugli abusi sessuali nella Chiesa in Francia reso pubblico in questi giorni dopo anni di lavoro voluto dai vescovi francesi e sostenuto dallo stesso Francesco.
Orrendi i numeri: sono state 216.000 le vittime di violenze o aggressioni quando erano minorenni da parte di preti o religiosi cattolici in Francia fra il 1950 e il 2020. I preti pedofili sono stati in questi 70 anni fra i 2.900 e i 3.200. Il numero delle vittime sale a 330.000 se vi si aggiungono gli aggressori laici che lavorano nelle istituzioni della chiesa cattolica, come sagrestani, insegnanti nelle scuole cattoliche, responsabili di movimenti giovanili.
Jean-Marc Sauvé, l’autorevole presidente della commissione, ha commentato quanto contenuto nel rapporto di 2.500 pagine dicendo che «Fino all’inizio degli anni 2000 ci fu un’indifferenza profonda, e anche crudele nei confronti delle vittime. Dal 1950 al 2000 le vittime non vengono credute, ascoltate, si ritiene abbiano un po’ contribuito a quello che è loro accaduto…».
Qualcuno ha riferito che impressionava ascoltare la testimonianza delle vittime, persone ormai anziane, ancora totalmente pregne di dolore, vergogna, lacerazione.
Pierangelo Sequeri su l’Avvenire di mercoledì scorso ha scritto: «L’enormità dei numeri nel dossier su 70 anni di abusi nella Chiesa francese non parla di una strada smarrita: parla di un sentiero frequentato. La credibilità del nostro processo di espiazione chiede un deciso rimescolamento delle carte, che deve sbarrare la strada per vocazioni sbagliate ed esigere la prova di personalità risolte».
E qui si parla, sia pur con immenso dolore, solo dei fatti, non degli stessi come causa poi di naturale caduta (The Fall) di tante vite devastate direttamente e indirettamente dalla pedofilia.
Io credo che il mondo cattolico, Francesco in primis, si stia finalmente occupando di una tragica malattia che purtroppo si è manifestata in molti paesi, sempre con numeri impressionanti.
Laicamente è forse troppo facile pensare che la patologia difficilmente troverà guarigione definitiva finché non si mette mano ad un celibato obbligatorio liberamente interpretato da tanti sacerdoti. Non solo: finché la questione femminile interna alla Chiesa Cattolica non troverà almeno un aggiornamento coraggioso. Questi due punti – celibato e questione femminile – porterebbero a un terzo punto affrontabile probabilmente tra quattro o cinque papi di qualità come Francesco: il grande tema del sesso finalmente accettato come parte divina, sacra, non diabolica, della vita delle persone.
Sabato, 9 ottobre 2021 – n° 37/2021
In copertina: Gillian Anderson – Foto @Harper’s Bazaar