giovedì, Novembre 21, 2024

Alimentazione, Ambiente, Società

Locusta sì, locusta no…

Il mondo è… dei Capi?

di Samanta Giannini

Ero piccola, molto piccola, tre o quattro anni, ed alla tv passava il TG1; “Mamma, chi è che “palla”(parla) ? “Andleotti” – nel 1978/79 Andreotti Giulio, Presidente del Consiglio al secondo governo, sarebbe ancora dovuto arrivare al quinto. “Uffa mamma quetto (questo) Andleotti!”.

Io ero parecchio vispa, non v’è dubbio, ma il Giulietto nazionale c’aveva messo del suo: sette volte Presidente del Consiglio, 34 volte Ministro della Repubblica, un incarico qui, un incarico lì, insomma stava sempre in mezzo.

Nonostante il fatto che, snob nell’anima lo nacqui e di consecutio risultassi da subito refrattaria al “vippettume” televisivo, anche a non volerlo considerare, Giulio era lì, non mancava mai, impossibile far finta di niente, pure se avevi solo 4 anni.

Oggi che di anni, ne ho quasi (a quel “quasi” ci tengo) quarantotto, l’Andreotti 3.0 si chiama “proteina ecosostenibile”. Più semplicemente? Locusta

Locusta? Ma chi è Locusta (la varietà migratoria è quella autorizzata dalla Commissione europea) ?

Locusta è quell’amica mia che, per chi parla come mangia, si chiama cavalletta.

E, a meno che tu non ti unisca ad un gruppo di Hare Krishna, non puoi evitare di sentirne disquisire.

Ma quanto andrà di moda ultimamente? “Un botto” – rispondono a Roma.

Il nuovo porn(o) cibo (questo è ora, no?) che fa tanto trendy, radical chic, super green, insomma il “mahatma” degli orgasmi culinari ecosostenibili di questo stravagante Occidente. Una west-side che proprio non ne vuol sapere di stare nel suo, né, tantomeno, di conservare quel poco di buono che è riuscito a mettere in piedi fino ad oggi. No proprio non ci riesce.

Di certo non posso più chiamare mia mamma – deceduta pochi mesi fa – lamentandomi dell’ennesima “noiosità” televisiva…..ma posso dirlo?….a suon di prediche su cosa sia meglio fare, dire, baciare, lettera e testamento, mi si sono rotte tutte le pompe dell’acqua: quella della caldaia, quella della macchina e pure quella per annaffiare. Tre ne avevo e tre si sono rotte. Da sole, in autonomia, autodistrutte, stanche sfinite pure loro come me.

Cosa fare in questo universo mondo fatto di pensieri ossessivi compulsivi per tutto? Cosa fare di queste nuove frontiere – ce ne è sempre una in più – per le quali litigare?

Discernere, please!

Entomofagia: la frontiera culinaria che un insetto non varcherà mai perché verrà mangiato prima!

Che mica mica, male male, oltre ad essere più sostenibile (e chi lo dice ?), sarà presto anche molto fluid ….e gender free?

Consapevole di dare, ad alcuni, un profondo dispiacere, per ora, mi trovo costretta a pronunciare un secco no.

Le care bestioline non sono e non potranno essere, troppo fluid o troppo gender free, perché se volete proprio nutrirvene, esse si dovranno, così pare abbia deciso il Padre Eterno, riprodurre, e per farlo, dovranno per forza, all’atto” pratico – quello un po’ più porn(o) che food – lasciar perdere le quisquiglie gender. Beh, poi che un modo per farle riprodurre senza essere troppo conservatori, si possa trovare, potrei anche non avere dubbi.

Già mi immagino vasche colme di frizzanti locustine in fremente attesa di essere ingravidate da fiumi di liquido, estratto, con poca delicatezza, dai locustini.

Ma io mi dico: perché non ci facciamo i fattacci nostri e lasciamo che locustine e locustini si sollazzino come la loro madre natura li ha programmati? Perché ci dobbiamo impicciare sempre degli affari sessuali altrui ?

Ma perché ?

Risposta facile facile, in questo mondo molto green, molto eco, molto solidale – almeno apparentemente – e “carinoso”, oltre che “petaloso”, di fatto, ci sono delle regole, talune molto ferree e vanno rispettate.

La prima su tutte: “il tempo è denaro” !

Quanto impiega una coppietta di locustine ad arrivare al sodo, al dunque, al fattaccio, affinché si possa riprodurre? Ve lo dico io; nel migliore dei casi, sempre che fili tutto liscio, una bella, sana e gioiosa intera giornata. Ho detto se fila tutto liscio eh, perché di giornate ne possono passare anche più di una, sia chiaro, le locustine se la tirano, mica la lanciano con la fionda!

Eh sì, perché ammesso e non concesso che la giornata sia limpida, con un bel solicino caldo, senza alcuna avvisaglia di pioggia, tutti i pianeti siano allineati ed esattamente come per molti umani “la questione” non interferisca, con lavoro, calcetto, birretta, e tutte le signorine in fila prima di voi, i locustini maschi trascorrono giorni interi a “cantare”. In verità non è proprio la classica serenata con mandolino e sciarpetta, ma bensì più una sorta di sibilo, di gracchio, prodotto dallo sfregamento delle loro zampette. Pare che solo in questo modo, i maschietti possano garantirsi l’attenzione delle femminucce, le quali, prese per sfinimento, forse – e dico forse – alla fine si concedono. Una concessione vintage, canonica, nel rapporto di uno ad uno. Insomma un rapporto Chanel – un classico e che non tramonta mai.

Un po’ come accade ai bipedi sulle soleggiate spiagge italiane; anche solo per indebolimento psichico da duro pressing, poi qualcuna cede; inutile aggiungere che se però si arriva in spiaggia il 14 di agosto, i giochi sono fatti e quel che resta, resta …. A chi tocca nun s’engrugni!

Quindi, se per il cavallettino nostrano – e tra un po’ pure nostrale – tutto sommato non butta poi malaccio, un po’, un po’ assai, più sfortunello è il maschietto della Kosciuscola tristis la corrispondente specie australiana della italica cavalletta da prato. Il povero cristo, inglese, sì, ma di colonia, non solo deve impegnarsi in una estenuante via crucis da squat, ma al momento del conquibus, deve pure “buscarne di santa ragione”, prendere delle sonore mazzate dagli astanti in fila per lo stesso scopo; manco la lei di turno fosse Bélen (Rodriguez), la quale si sa – oramai già da qualche Sanremo – vale di più come farfallina !

La Kosciuscola femmina è una cinque stelle convinta, quella del “una vale una”, che col motto “siamo tutte uguali e anche se siamo un po’ meno avvenenti vi dovete fare il mazzo per averci, perché sennò siete dei barbari sessisti”, ci ha basato tutta la vita.

Dal fondo della mia sala congressi immaginaria, una voce disperata farfuglia: “Ma, ma, ma non possiamo mica aspettare, se ci va bene, che queste bestiole sprechino intere giornate! Vitto, alloggio e pure le ferie comode per riprodursi? E’ controeconomico. Io ho investito dei soldi mica “ghiaino” – ghiaia da giardino !

Via su “Beppe”, rilassati, non ti preoccupare, tu metti i soldini nella “fabbrichetta” ecosostenibile “grillina”; questi esserini si riproducono ad una media di 100 esemplari a copulazione. “Stai tranqui” che il business “funzia” !

“Ah ecco allora posso dormire tranquillo?”

Eh no, Beppuccio caro, fossi in te, un sonniferino lo prenderei.

Sarà mica che, durante il vostro incontro, per pochi eletti, tutti “focati” – dal pisano stretto, “eccitati” – al pensiero dell’Euro facile, l’ennesimo Euro facile, ti hanno omesso il più e il meglio? Lo so, è dura da digerire, ma lo dovresti sapere che omettere non è mentire; omettere è semplicemente omettere.

Le locustine femmine, non solo sono un po’ “stinfiette” – snob – a livello sessuale, sono anche un bel po’ esigenti su vitto e alloggio. Ora, detto tra noi, se sull’alloggio, potrebbero anche chiudere un occhio ed abdicare i verdi prati per una vasca di resina ecofriendly rigorosamente riciclata e se, sempre in materia di alloggio, potrebbero pure adattarsi alla formula co-housing che, si sa, fra donne non è proprio una passeggiata di salute, in merito al vitto, sappilo, non solo non transigono, ma ti ci giochi il business.

Caro Beppe, le locustine non mangiano di certo cosa va a te, o cosa tu decidi sia meglio per il calcolo dei ricavi. A loro gli “scarti” non glieli puoi dare. Mica sono cittadini italiani !

Questi esserini sono molto esigenti, hanno bisogno di una dieta variegata e se potessero parlare ti direbbero: “Ah Beppì, vabbeh esse vegane, ma già che ce stamo a sagrifigà pe’ favve esse Eco-Tutto , se volemo sagrificà co’ stile”.

Talune preferiscono i verdi pascoli, altre prediligono aree di erbacee perenni, e se dico perenni devono esserlo. Non può essere che ad agosto gli dai le bucce del cocomero e a gennaio i pandori avanzati, perché quelle, ti vorranno anche bene, in quanto anime pure, però poi mandano te ed i tuoi scagnozzi, a quel “bel paese”, il cui nome ahinoi, non è più Italia.

(“Italia sì, Italia no, Italia gnamme, se famo du spaghi. Italia sob, Italia prot, la terra dei cachi; o dei “capi”? – liberamente ispirata al brano di Elio e le Storie tese)

Anche Focus ce lo dice, le abitudini alimentari degli insetti erbivori sono notevolmente influenzate da fattori fisici, chimici e climatici. Abbisognano di un ambiente caldo, tanto caldo, molto caldo. Come glielo scaldiamo l’ ambient a queste beate in terra, votate al sacrificio? Ci abbiamo pensato? No, chiedo eh! Perché il gas eco-nomico da Putin, per ora, non si può più prendere; per carità lo venisse a sapere qualcuno ci fa tutti a quadretti. Col gas americano? Qui lo dico e non lo nego, conto della “serva” alla mano, ci costa più del Serchio ai Lucchesi. Con le rinnovabili ? Bella idea! Funzionano? Ah boh, lo abbiamo capito ?

E’ chiaro anche ad un podista (senza offesa, eh?!) che, affinchè questo business produca reddito, in primis gli vada garantita una piazza di spaccio ed in secundis una alta resa in termini produttivi.

Grillo di campo
Foto: Eric Steinert – CC BY-SA 3.0

Ora, dai “grillini” italici ci si ricava poco, sono piccoli, leggeri, veloci, ti scappano di mano e volano alto solo se sollevati come Di Maio in pizzeria; ma dalle locuste, se nutrite e custodite bene, qualcosa in più ce lo ricavi . E’ chiaro che l’universo green voglia pilotarci verso un mondo più “contenuto”, voglia distrarci dall’abc della natura, dalle sue “proporzioni”, ma per chi alleva questi insetti ,il business è fatto da qualità prima ancora che quantità, e le dimensioni, nella qualità, almeno per questo “prodotto” contano ancora, eccome se contano!

Per crescere e diventare belle pasciutine, le locuste necessitano di tempo, molto tempo, a volte anche un anno intero, durante il quale fanno persino la muta.

In conclusione, per risparmiare alla terra ulteriori saccheggi energetici, pare che l’unica soluzione sia cibarsi di insetti che: mangiano come lupi, temono il freddo più delle ballerine di Bahia in trasferta ad Oslo, hanno bisogno di almeno un vestito nuovo all’anno ed un mese di ferie prima di essere strinate.

Ora la domanda mi sorge più spontanea che a Marzullo : non è che dopo tutto questo gran sbattimento, a noi, in mano, rimane il solito pugno di mosche?

Sabato, 8 aprile 2023 – n°14/2023

In copertina: locusta migratoria – Foto: Jonathan Hornung – CC BY-SA 2.0 de

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