Il 2023 era già denunciato da Save The Children come il peggiore
Redazione TheBlackCoffee
A settembre, Save the Children aveva denunciato che il 2023 è stato l’anno più letale per i bambini palestinesi. Dall’inizio dell’anno, e fino a quel momento, nella Cisgiordania Occupata sono infatti stati uccisi almeno 38 minori, più di uno alla settimana.
Questo drammatico record, a settembre, era stato raggiunto in seguito alla morte di due ragazzi di 16 anni. Si tratta del secondo anno consecutivo in cui si registra un record di vittime tra i minori in Cisgiordania, e questo rende evidente il peggioramento della sicurezza dei bambini.
Uno dei ragazzi uccisi era stato intervistato da Save the Children lo scorso anno. Le sue parole esprimevano il terrore e la desolazione che i piccoli palestinesi affrontano quotidianamente: “Il mio sogno è poter guardare cose come gli uccelli e la natura mentre vado a scuola – aveva raccontato – Voglio vedere le cose che ho sempre immaginato. Non voglio sentire l’odore del gas o vedere soldati ovunque. Non voglio avere paura di uscire. Non voglio che mia madre abbia paura che io mi faccia male o che vaghi per le strade cercandomi, nel timore che io sia stato ferito dai soldati israeliani”.
Cinque dei minori palestinesi eliminati da Israele avevano meno di 12 anni, e tre meno di otto. Il più piccolo aveva solo due anni. A luglio, quattro bambini palestinesi sono stati uccisi a Jenin durante la più grande operazione militare israeliana in Cisgiordania degli ultimi 20 anni, che ha comportato un pesante uso della forza, compresi attacchi aerei.
Una ragazza di 15 anni che ha vissuto l’operazione militare di Jenin, ha raccontato: “Ogni tanto mi siedo da sola nella stanza e inizio a piangere. Piango per tutto quello che ci è successo. Sogno ogni giorno quello che è successo. Non dormo fino all’alba, finché non mi assicuro che non tornino a prenderci”. Sua madre ha confermato: “Le mie figlie non sono più le stesse, la mia bambina di sette anni ora si rifiuta di uscire di casa da sola. Quando sentono che i soldati stanno entrando nel campo, iniziano a piangere e vogliono scappare”.
Jason Lee, Direttore di Save the Children in Palestina, ha dichiarato: “Ancora una volta, stiamo affrontando l’anno più letale in Cisgiordania, e mancano ancora diversi mesi alla fine del 2023. Si tratta di una tendenza allarmante. Quest’anno è stato segnato da un uso senza precedenti della forza e da un numero record di morti tra i bambini da quando esistono i registri. Le mutilazioni e le uccisioni di bambini devono finire”.
Per questo, Save the Children chiede la fine immediata dell’uso eccessivo della forza contro i bambini da parte delle forze israeliane. Allo stesso tempo, pretende un’indagine immediata e indipendente sull’uccisione di tutti i bambini, che porti i responsabili a rispondere delle proprie azioni.
Anche secondo Save the Children, “finché persisterà una cultura dell’impunità, i cicli di violenza saranno destinati a continuare”.
Save the Children lavora con i bambini palestinesi fin dagli anni Cinquanta, con una presenza permanente nei Territori Palestinesi Occupati dal 1973. Collaborando con oltre 30 partner, l’organizzazione vuole garantire che i bambini sopravvivano, abbiano la possibilità di studiare e siano protetti da ogni tipo di abuso, puntando sul fatto che tutti gli attori locali si impegnino a rispettare la Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti dell’Infanzia (UNCRC).
L’organizzazione ci ricorda che ogni anno il Segretario Generale delle Nazioni Unite pubblica un Rapporto sui Bambini nei Conflitti Armati, dove sono elencate le parti che commettono gravi violazioni contro i bambini e che non hanno messo in atto misure per migliorarne la protezione. Come per i Rapporti degli anni precedenti, anche nel Rapporto 2023 le forze israeliane non sono menzionate.
I bambini palestinesi sono “piccoli serpenti”, ha scritto nel 2015 la politica israeliana Ayelet Shaked. Nello stesso post su Facebook, pubblicato dal Washington Post, Shaked chiedeva anche l’uccisione delle loro madri. “Dovrebbero seguire i loro figli – scrisse – niente potrebbe essere più giusto”.
Poco dopo, Shaked è diventata Ministra della Giustizia.
Non tutti i funzionari israeliani sono così sinceri riguardo all’uccisione dei bambini palestinesi. Tuttavia, i dati raccolti dai gruppi internazionali per i diritti umani non lasciano dubbi sul fatto che si tratti di una deliberata strategia messa in atto dall’esercito di occupazione.
In un rapporto pubblicato a fine agosto, intitolato “Cisgiordania: picco nelle uccisioni israeliane di bambini palestinesi”, Human Right Watch (HRW) è giunta a questa conclusione basandosi sull’esame esaustivo di dati medici, testimonianze oculari, riprese video e ricerche sul campo, queste ultime relative a quattro casi specifici: “In tutti i casi, le forze israeliane hanno sparato alla parte superiore del corpo dei bambini, e ciò è stato fatto “senza dare nessun avvertimento e senza utilizzare preventivamente misure comuni e meno letali”.
La stessa logica ora applicata in Cisgiordania è già stata utilizzata per anni nella Striscia di Gaza, dove nel 2023 sono stati già uccisi almeno sei bambini. I dati delle Nazioni Unite mostrano che nella guerra israeliana a Gaza del 2008-2009 sono stati uccisi 333 bambini palestinesi, ma altre stime ne riportano 410; nel 2012, 47 bambini sono stati uccisi durante l’Operazione israeliana Pilastro di
Difesa; nei mesi di luglio e agosto 2014, 578 bambini sono stati uccisi durante l’assalto israeliano alla Striscia; l’attacco del 2021 ha ucciso 66 bambini, mentre nel 2022 il numero è stato di 17.
Tra il marzo del 2018 e il maggio 2019, poi, 59 bambini palestinesi sono stati uccisi nella “Grande Marcia del Ritorno”, la protesta di massa che ha visto manifestazioni popolari svolgersi ogni venerdì davanti alla recinzione che separa Israele da Gaza. Qui i minori sono stati uccisi a distanza dai cecchini israeliani.
In totale, parliamo di migliaia di bambini morti e feriti.
Per essere precisi, 8.700 tra il 2015 e il 2022, secondo le Nazioni Unite
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Testo a cura dell’Ambasciata di Palestina in Italia
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Sabato, 18 novembre 2023 – n°46/2023
In copertina: Jaber e Rohya – Foto: Save Masafer Yatta