La percezione del tempo
di Laura Sestini
Ancora un debutto assoluto, al Napoli Teatro Festival, dove stavolta è protagonista la danza di un collettivo di artisti che si muove tra Egitto, Italia e Francia.
Location di prestigio per l’arte contemporanea, in tutte le sue sfaccettature, il Museo MADRE accoglie i danzatori giunti dalla capitale egiziana che si esibiscono per un progetto coreutico che non focalizza in particolare sull’estetica dei movimenti, bensì sulla percezione del tempo e la durata della performance fisica – da qui long play che riporta il titolo.
Un ensemble di sei danzatori, di cui tre giovani donne la cui presenza ci sorprende, si muovono spesso in blocchi unitari compatti lungo le linee diagonali di un cortile secondario interno al museo, con architetture che potrebbero compararsi ca qualche quartiere popolare della metropoli egiziana. Solo la fiancata e la cupola della Chiesa di Santa Maria Donnaregina – alzando lo sguardo – riflette l’ambiente partenopeo.
Interessante notare le diverse tonalità della pelle degli artisti, che vanno dal chiaro all’olivastro, a mostrare le stratificazioni interetniche che interessano il grande territorio dell’Egitto. Solo il colore moro della folta capigliatura li abbraccia inconfutabilmente tutti quanti.
Gli spettatori sono distribuiti lungo il quadrilatero del cortile, con prospettive visive differenti in base alle dislocazioni prescelte, mentre occhi furtivi dalle finestre dei palazzi – che delimitano anche in altezza il perimetro dello spazio scenico – assistono allo spettacolo da postazioni privilegiate.
La performance ha una durata prevista di circa tre ore nonstop, che mette alla prova la resistenza fisica e mentale dei danzatori – ed altresì del pubblico, il quale ha però il vantaggio di poter decidere quando terminare il “proprio tempo” ed eventualmente desistere ed uscire di scena.
Le figurazioni della danza tendono alla ripetizione dei movimenti, attraverso brevi slanci di corsa, intrecci di corpi, correnti e controcorrenti, un elogio alla lentezza ipnotica, al quale anche lo spettatore deve lasciarsi andare. Lo scopo finale del ‘balletto’ è la percezione del tempo, od anche la sua dispercezione, e l’estraniazione dalla fatica, per entrare in una dimensione più estatica – forse mistica – secondo le capacità individuali dei performer, obbligati ad armonizzarsi tra loro senza intralciare il percorso spirituale ed emozionale, e la raggiunta ‘incorporeità,’ degli altri componenti il gruppo che si muovono in contemporanea.
Piacevole trovare delle danzatrici nel corpo di ballo, per le quali esibirsi in pubblico nei propri Paesi di origine, su forme di danza contemporanea segno di degenerazione morale, è quasi sempre inaccessibile se non in clandestinità.
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Lo spettacolo è andato in scena al Museo Madre – Via Settembrini, 79 – Napoli – 11 giugno 2022 alle ore 19.00 nell’ambito del Napoli Teatro Festival 2022
Long Play, Cairo
Art Direction/Original Score: Alexandre Roccoli, Adam Shaalan
Artisti invitati per il remix: Shady Abdelrahman, Ibrahim Abdou, Doua Fatfat, Nermin Habib, Eman Hussein, Ghareeb L’Etranger
Produzione: A Short Term Effect
Coproduzione Fondazione Campania dei Festival – Campania Teatro Festival, Institut Français du Caire, Institut Français de Paris e Institut Français d’Italie, D-Caf Downtown Cairo Art Festival, Madre – Museo D’Arte Contemporanea Donnaregina
Promozione Domenico Garofalo
Si ringrazia Monica Ruocco, Brunella Fusco, Kathryn Weir, il team e gli artisti che hanno fatto parte di questo lungo processo eche non possono essere qui con noi
Sabato, 18 giugno 2022 – n° 25/2022
In copertina: coreografie – Foto: Sabrina Cirillo (tutti i diritti riservati)