Ancora milioni i matrimoni dei minori nel mondo
di Laura Sestini
Sono circa 12 milioni i matrimoni dei minori sotto i 18 anni che si celebrano ogni anno nel mondo, ed è considerato sui 720 milioni il numero delle donne minorenni attualmente sposate nei cinque continenti. Dal Medio Oriente, all’Asia, all’Africa, trasversalmente anche ad alcuni Paesi europei, la pratica e la tradizione delle unioni tra adolescenti o adulti e bambini non cessa la sua deleteria attività, che causa danni permanenti fisici e psicologici ed affonda radici lontane nei secoli.
Tra i Paesi considerati sviluppati più vicini all’Europa, una regressione sui diritti dei bambini e degli adolescenti – in questo ambito – si è verificata recentemente in Turchia, la cui normativa per allargare le maglie di una legge che proibiva il sesso con i bambini sotto i 15 anni, reato punibile dalla legge, è stata oggetto di revisione da parte della Corte costituzionale a luglio 2016, con la motivazione che i bambini tra i 12 e i 15 anni potrebbero capire sufficientemente il significato di un atto sessuale e quindi prestare il loro consenso. Secondo questo criterio, quindi, un adulto avrebbe potuto avere un rapporto sessuale con un/una dodicenne, se consensuale.
L’articolo revisionato è stato poi approvato dal Parlamento turco il 18 ottobre del 2017, nonostante le forti obiezioni del maggior partito di opposizione – il Partito Repubblicano del Popolo (CHP) – e il partito pro-curdo Partito Democratico dei Popoli (HDP); bensì passato a ruolo per l’appoggio del Partito Giustizia e Sviluppo (AKP) del Presidente Erdoğan e il Partito del Movimento Nazionalista (MHP).
Il primo matrimonio tra minorenni è stato effettuato a Istanbul, poco dopo la validità della legge, tra una coppia di coetanei – non considerato tra i più come una violazione dei diritti dell’adolescenza in virtù dell’età paritaria – il cui Mufti che ha celebrato la cerimonia ha messo urgenza di avere almeno cinque figli.
Nello stesso periodo, nella zona più a Est della Turchia – a Bismil – è stato celebrato un matrimonio di massa tra uomini adulti adulti e ragazze adolescenti.
Sul sito di Unicef si riportano differenti esempi e motivazioni per i matrimoni con adolescenti nei differenti continenti.
Per esempio in alcune zone dell’India – in particolare in Rajastan – sopravvive ancora l’usanza di far sposare bambini molto piccoli. Nel giorno di Akha Teej – di buon auspicio – si celebrano nozze di massa tra ragazzi e ragazze molto giovani. Dal punto di vista dei genitori, questo è il modo tradizionale e sperimentato di organizzare la trasmissione della proprietà e del patrimonio nella famiglia. Una percentuale ridotta, ma significativa, dei bambini ha meno di dieci anni, ed alcuni hanno appena due o tre anni di età.
In Bangladesh molte ragazze vengono fatte sposare subito dopo la pubertà, in parte al fine di liberare i genitori da un onere economico ed in parte per proteggere la purezza sessuale della ragazza. Quando una ragazza è di famiglia molto povera oppure ha perduto i genitori, può andare in sposa ad un uomo molto più anziano di lei, come terza o quarta moglie, ed assumere il ruolo di serva sessuale o domestica.
L’ultimo appello di Andrea Iacomini – portavoce di Unicef Italia – a proposito della drammatica situazione umana e sociale in Afghanistan – tra le righe mette l’accento ai matrimoni forzati in cambio di soldi, necessari a moltissime famiglie per la sopravvivenza e mancanza di cibo: «Ci sono livelli di povertà altissimi e questo significa che le famiglie sono costrette a prendere decisioni disperate, i genitori devono portare i bambini fuori dalla scuola e farli lavorare oppure sono costretti a scambiare le bambine con la dote attraverso matrimoni precoci. Stiamo inoltre tristemente assistendo, ci informano gli uffici, a tassi più elevati di reclutamento di bambini da parte di gruppi armati. Bambine e bambini stanno pagando un prezzo altissimo in questa situazione»
L’Africa subsahariana è tra le aree del mondo a più alta percentuale di spose bambine. Infatti – riporta Unicef – su sei paesi dell’Africa occidentale è stato rilevato che in Niger il 44 per cento delle donne tra i 20 ed i 24 anni si è sposata prima dei 15 anni di età. Le principali ragioni addotte sono l’esigenza di rispettare la tradizione, di rafforzare i legami tra le comunità o all’interno di esse, e di proteggere le ragazze dalle gravidanze al di fuori del matrimonio. Nelle comunità prese in esame, tutte le decisioni su, chi e quando sposare vengono prese dai padri.
La situazione non è migliore anche nella vicina Albania, dove famiglie delle aree rurali, ridotte in condizioni di povertà dalla transizione postcomunista, spingono le figlie a sposarsi precocemente per non lasciarsi sfuggire i potenziali mariti prima che essi emigrino verso le città alla ricerca di un lavoro, e per evitare il rischio che le ragazze vengano rapite mentre si recano a scuola.
Save the Children riporta che in Etiopia – nazione nuovamente coinvolta in una feroce guerra civile – l’80 per cento delle spose bambine non ha ricevuto alcun tipo di istruzione e l’81% non sa leggere. Solo il 3 per cento delle ragazze sposate di età compresa tra 15-19 hanno avuto accesso a scuola, contro il 34 per cento di quelle non sposate.
Recentemente, un rapporto del Movimento delle donne Kongra Star, operativo in Siria del Nord e dell’Est per i diritti delle donne, ha esposto le difficoltà di eradicare questo grave problema sociale – contro cui stanno lavorando – che persiste in Medio Oriente, compreso il territorio a maggioranza curda e l’intero ‘buco’ della Siria, deputando le cause alla mentalità patriarcale che ancora deve essere superata, ma puntando il dito sulle molte conseguenze negative che ciò porta nella vita delle donne e nella società nel suo insieme.
Secondo le loro statistiche sul Medio Oriente, per la diffusione del fenomeno del matrimonio minorile o precoce la povertà è considerata una delle ragioni più importanti e preponderanti. I genitori, infatti, sposano le loro figlie per alleggerire il fardello finanziario familiare, dando le ragazze in mano a uomini ricchi. Le donne, quindi, vengono usate come oggetto di scambio per profitto.
«La condizione delle donne e il loro ruolo sono emarginati in molte società e i loro desideri e le opinioni non vengono presi in considerazione. Molte società conservatrici sposano le loro figlie basandosi su costumi, tradizioni e mentalità patriarcali obsoleti, in cui le ragazze sono viste come veicoli di vergogna e/o onore per la famiglia. Si ritiene che le donne siano le portatrici del prestigio e l’onore della famiglia, vanto che deve essere protetto. L’attività sessuale delle donne e delle ragazze prima del matrimonio è visto come disonorevole e, per evitarlo, le ragazze si sposano molto presto. Molestie e aggressione fisica o sessuale sono considerati devianza morale, per cui spesso viene incolpata la donna. In casi di aggressione sessuale e stupro, molte ragazze sono costrette a sposare il loro aggressore/stupratore per proteggere la famiglia dalla vergogna sociale o dalla stigmatizzazione, senza riguardo per l’aspetto psicologico e le conseguenze per le ragazze. Soprattutto nelle zone rurali, i matrimoni per stabilire legami di sangue tra le famiglie sono comuni. Molti uomini cercano deliberatamente giovani spose per avere molti figli e godersi la sua giovinezza il più a lungo possibile. Gli uomini spesso scelgono donne giovanissime per educarle secondo la loro immaginazione ed educarle all’obbedienza».
È noto che le donne e i bambini siano le principali vittime nei conflitti e nelle guerre, dove vengono sfruttati fisicamente, psicologicamente – e politicamente – spesso vittime di traffici umani. Un esempio tangibile è stato la guerra contro l’Isis in Iraq e Siria. Se le donne non organizzano la propria autodifesa – con riferimento alle YPJ – Unità femminili di protezione del popolo in Rojava – vengono spesso catturate come ‘bottino di guerra’ e schiave di guerra. Per le ragazze giovani, nella maggior parte dei casi, questo significa matrimonio forzato in violazione dei loro diritti umani – come accaduto con i miliziani islamisti. Questo si è visto bene durante la crisi siriana – dove è ancora in corso un conflitto a bassa intensità – che con l’aggravarsi della crisi politica e dell’instabilità nella Regione ha portato alla mancanza di accesso all’istruzione, condizioni economiche più povere e un aumento del rischio di molestie e stupro, traffico sessuale e prostituzione. Tutte queste condizioni hanno portato molte le famiglie ad organizzare in anticipo matrimoni per proteggere le loro ragazze da questi rischi.
Se la guerra fa capitolo a sé, questo problema sociale non è da meno nei Paesi in tempo di pace. Come riportato, i numeri sono ancora molto alti, nonostante le convenzioni che tutelano i diritti dei bambini e degli adolescenti, spesso sottoscritte anche dagli stessi Paesi dove si praticano i matrimoni precoci.
Tra le molte contrarietà al fenomeno ci sono i rischi fisici e psicologici delle spose-bambine che muoiono in percentuale molto alta durante il parto – obbligatoriamente con taglio cesareo per la mancata maturità fisica della puerpera – e del nascituro. Inoltre, un corpo troppo giovane che subisce il peso un una o più gravidanze – e già affaticato – ha meno probabilità di arrivare alla maturazione fisica in salute.
«L’aspetto psicologico è particolarmente disastroso: le ragazze sono essenzialmente costrette a saltare o sopprimere la loro adolescenza, una fase importante della vita caratterizzata dalla scoperta di se stesse e del mondo. La maggior parte delle ragazze coinvolte nel matrimonio precoce soffre di numerosi problemi sociali da questo derivanti. Quando questo importante stadio di sviluppo viene soppresso, porta alla perdita della propria identità sociale, mancanza di istruzione e incapacità di crescere adeguatamente i propri figli. A sua volta porta a problemi nuovi ed lungo termine nella società. Nel nuovo ambito familiare la mancanza di esperienza di vita della giovane sposa può portare a problemi nella vita domestica, nell’esperienza della maternità, e nell’assistenza all’infanzia. Dal momento che esse stesse sono ancora ‘bambine’ potrebbero non essere in grado di adattarsi al marito, alle conversazioni e a trattare con la nuova famiglia e le differenti abitudini. Tali problemi potano a tensioni che spesso sfociano in violenze».
Insomma, i matrimoni precoci e/o forzati possono portare a circoli viziosi di violenza, da cui non si riesce più ad uscire. Infatti, in molti paesi dove ancora si praticano, ci sono anche alti tassi di suicidio tra le donne che, giunte ad un’età più matura, non sopportano più la presenza e i soprusi dei mariti che le costringono ai loro desideri.
Sabato, 27 novembre 2021 – n° 44/2021
In copertina: matrimonio precoce in Afghanistan – Foto: Unicef