venerdì, Novembre 22, 2024

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Negli USA la licenza di uccidere è una legge “democratica”

L’ultima strage in una scuola del Texas

di Elio Sgandurra

Per la legge dello Stato del Texas se hai 18 anni non puoi comprare alcolici – devi averne 21- invece è consentito acquistare armi. E così, raggiunta quell’età il 16 maggio scorso, Salvador Rolando Ramos ha potuto ottenere due fucili automatici “AR 15”, uno via online e l’altro preso in un negozio insieme ai proiettili. Con queste armi ha compiuto la strage nella scuola primaria di Uvalde, una cittadina texana, uccidendo 19 ragazzini e due insegnanti. Il giorno dopo è morto per infarto il marito di una di loro.

Il nuovo eccidio si aggiunge a una lunga serie che da anni sconvolge gli Stati Uniti, e anche questa volta l’autore è un giovane disadattato che viveva con la nonna – ha sparato anche a lei, ferendola – pieno di complessi, emarginato e sottoposto al bullismo dei compagni di scuola. La società non lo ha aiutato a superare i suoi problemi, ma una legge assurda gli ha permesso di potersi munire di armi da guerra.

Anche le stragi del recente passato si somigliano a questa di Uvalde: ricordiamo quella della High School Columbine – di Denver, Colorado – dove nel 1999 due studenti diciottenni uccisero 12 compagni, un insegnante e poi si tolsero la vita. Su quell’episodio il regista Michael Moore aveva diretto il film-documentario “Bowling for Columbine” nel quale oltre a documentare la tragedia, pose sotto accusa le autorità americane, le industrie delle armi, le potenti lobby che le rappresentano e le leggi che ne facilitano l’acquisto. Rimase inascoltato.

Dopo Columbine segue la strage del 2012 di Sandy Hook – una scuola elementare del Connecticut -compiuta da un ventenne: ci furono 26 vittime tra le quali 20 bambini. Il giovane assassino prima di compiere l’eccidio, aveva ucciso la madre. Cito anche le stragi di Parkland e di Santa Fe del 2019 – rispettivamente 17 e 10 morti – svoltesi secondo lo stesso copione, accompagnate da tante altre più o meno gravi.

Dopo la tragedia di Sandy Hook, l’allora presidente Barak Obama con l’aiuto del suo vice Joe Biden, fece preparare una legge sulla limitazione dell’acquisto delle armi. Sarebbe stato un provvedimento moderato che teneva conto anche delle pressioni della potente National Rifle Association. La legge fu bocciata al Senato con 60 voti contro 54 in nome del Secondo emendamento della Costituzione che risale al 1791 e permette ai cittadini di potersi armare liberamente.

Poteva essere utile a quei tempi e nel secolo successivo durante l’epica del Far West. Servì anche a commettere stragi tra le popolazioni dei Pellirosse ad opera dall’esercito e delle bande di civili.

Dopo Obama, il successore Trump si guardò bene dal trattare il problema delle armi, anzi definì come ineluttabili le stragi compiute nelle scuole e in altri posti. E condivide il suo parere quasi la metà degli americani per i quali girare armati sarebbe un segno di democrazia. Il governatore del Texas Greg Abbott – un “falco” della destra repubblicana – tempo fa aveva dichiarato: «Dobbiamo comprare più armi perché la California ne ha più di noi”. Oggi negli Stati Uniti circolano tra i privati 400 milioni di pistole e fucili, mentre gli abitanti sono 331 milioni.

Esiste anche una parte degli americani che le rifiuta e che si oppone alle lobby, ma queste riescono a condizionare il mondo politico in maggioranza favorevole al Secondo emendamento. “In Texas è più facile comprare le armi che abortire” era scritto su uno striscione che contestava il governatore di quello Stato.

«Siamo nelle mani di persone avide, spietate, prive di cultura e di istruzione che mettono a repentaglio la nostra democrazia» – ha detto lo scrittore americano Percival Everett, commentando la strage di Uvalde. Ha anche aggiunto: «Mi vergogno del mio Paese che è ormai oligarchico e razzista».

Sono parole dure che si possono collegare non solo alle stragi, ma anche al razzismo che ha ripreso fiato, ai poliziotti che uccidono uomini e ragazzi di colore, alle discriminazioni nel lavoro. Ne viene fuori una brutta immagine degli Stati Uniti, una nazione che da anni si crede all’altezza di imporre la sua democrazia a tutti i Paesi del mondo, che decide di lanciare sanzioni a destra e a manca e poi è incapace di eliminare in casa sua una legge tipica del peggiore “Far West”.

Sabato, 28 maggio 2022 – n° 22/2022

In copertina: George W. Bush stringe la mano allo studente Craig Scott, sopravvissuto al massacro di ColumbineFoto: https://georgewbush-whitehouse.archives.gov/news/releases/2006/10/images/20061010-8_p101006kh-0240-515h.html

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