Surriscaldamento globale e fenomeni climatici periodici possono innescare situazioni molto rischiose
di Laura Sestini
Il rapido restringimento del ghiaccio marino artico è stato uno dei segni più chiari del cambiamento climatico negli ultimi quarant’anni. Ogni decennio dalla fine degli Anni ’70, la quantità di ghiaccio marino estivo è diminuita del 13%. Gli scienziati hanno quindi previsto che l’Artico potrebbe avere la sua prima estate completamente priva di ghiaccio entro il 2040.
Secondo un articolo del ricercatore Jiping Liu dell’Università di Albany nello Stato di New York, il rapido scioglimento del ghiaccio marino artico potrebbe non solo interessare le piccole nazioni insulari e le vicine città costiere, ma potrebbe avere un effetto molto maggiore e a lungo termine sul clima del pianeta con modelli come El Niño.
El Niño è un fenomeno climatico complesso e periodico che si verifica nell’Oceano Pacifico centrale nei mesi di dicembre e gennaio, in media ogni cinque anni, quando nell’Oceano Pacifico equatoriale centrale e centro-orientale si sviluppa una fascia di riscaldamento delle acque superficiali, insieme a venti orientali più deboli della media.
«El Niño è un importante fenomeno climatico, riconosciuto come un motore della variabilità climatica, responsabile di impatti ambientali ampi e diversificati» – ha affermato l’autore principale dello studio, Jiping Liu, professore associato presso il Dipartimento di scienze atmosferiche e ambientali di UAlbany. «Il nostro studio, per la prima volta, rileva che la grande perdita di ghiaccio marino artico influenza direttamente gli estremismi climatici globali, compreso un aumento della frequenza di forti eventi come El Niño».
L’anno scorso è stato il quinto anno più caldo mai registrato, ma con il ritorno di El Niño, il 2023 potrebbe rivelarsi ancora più caldo.
Le previsioni preliminari indicano la possibilità del ritorno di El Niño entro la fine dell’anno, e come affermano gli scienziati ciò potrebbe causare aumenti di temperatura, insieme a ondate di calore record. Ciò renderebbe “molto probabile” che la temperatura della Terra si possa riscaldare di oltre 1,5 gradi Celsius, soglia di temperatura al di sopra della quale c’è il rischio di condizioni meteorologiche mortali e crisi correlate – come la siccità su larga scala, la scarsità di acqua e cibo, la carestia, l’innalzamento del livello del mare, la morte di specie animali e la perdita di
ecosistemi – aumenterebbero notevolmente.
«È molto probabile che il prossimo grande El Niño possa portarci oltre 1,5°C» – ha detto il responsabile delle previsioni a lungo termine del Met Office britannico, Adam Scaife, come riportato dal quotidiano The Irish Times. «La probabilità di avere la prima volta a più 1,5°C nel prossimo quinquennio è attualmente circa al 50%».
Nel 2016, il pianeta ha vissuto il suo anno più caldo di sempre con l’influenza di El Niño. I modelli meteorologici della Terra sono guidati dalle temperature superficiali dell’acqua degli oceani e dai venti nell’Oceano Pacifico. Questi si alternano tra El Niño, il più fresco La Niña – in atto negli ultimi tre anni – e condizioni neutre.
«Sappiamo che con il cambiamento climatico, gli impatti degli eventi di El Niño diventeranno più forti, a cui bisogna aggiungere gli effetti del cambiamento climatico stesso, che è in continua crescita» – ha detto Scaife. «Mettendo insieme queste due cose, probabilmente assisteremo a ondate di caldo senza precedenti durante il prossimo El Niño».
El Niño si verifica durante l’inverno nell’emisfero settentrionale, il che significa che è più probabile che il calore sarà percepito l’anno successivo, nel 2024.
Anche un piccolo accenno di El Niño potrebbe essere sufficiente per un record globale di temperature – aveva già dichiarato lo scorso anno il professor James Hansen della Columbia University. Egli ha aggiunto anche che la diminuzione dell’inquinamento atmosferico in Cina, che già oscurava il sole, stava portando a un aumento del riscaldamento globale.
Ad oggi, i gas serra emessi dall’uomo hanno portato a un aumento della temperatura terrestre di circa 1,2 gradi Celsius, causando ondate di calore e gravi siccità in Europa e negli Stati Uniti, inondazioni catastrofiche in Nigeria e Pakistan e condizioni meteorologiche estreme in tutto il mondo.
In molte parti del mondo, il ciclo El Niño-La Niña di anno in anno provoca la maggior parte delle variazioni meteorologiche.
«La scienza ora può dirci quando queste condizioni si manifesteranno con mesi di anticipo. Quindi abbiamo davvero bisogno di essere più preparati, dalla disponibilità dei servizi di emergenza fino a quali colture piantare» – ha detto Scaife, riportato dal britannico The Guardian.
Gli scienziati hanno già un’idea degli effetti del prossimo El Niño, ma le previsioni saranno più chiare entro l’inizio dell’estate.
Sabato, 21 gennaio 2023 – n° 3/2023
In copertina: foto da Piqsels