Premiato il giornalismo indipendente e coraggioso
di Nancy Drew
“For their efforts to safeguard freedom of expression, which is a precondition for democracy and lasting peace (Per i loro sforzi per salvaguardare la libertà di espressione, che è una precondizione per la democrazia e una pace duratura -t.d.g) Con questa motivazione il Premio Nobel per la Pace 2021 è stato congiuntamente assegnato ai giornalisti Maria Ressa e Dmitry Andreyevich Muratov.
Filippina – Maria Ressa è fondatrice nel 2016 della testata online indipendente Rappler.com. è stata perseguita per il suo lavoro che spesso ha colpito il Presidente filippino Rodrigo Duterte. Arrestata numerose volte, ha ottenuto sempre la libertà su cauzione ed è considerata tra le donne più influenti del secolo. Il Premio Nobel per la Pace arriva a coronamento delle decine di premi che Maria Ressa ha ricevuto negli anni per il suo lavoro di giornalista.
Dmitry Andreyevich Muratov è russo, tra i fondatori di Novaya Gazeta, il periodico russo indipendente dove lavorava anche Anna Politkovskaya, la giornalista russa assassinata nel 2006 – nell’ascensore del palazzo dove risiedeva – di cui in questi giorni ricorre il quindicesimo anniversario dell’omicidio, a seguito delle sue numerose inchieste e denunce sulle violenze ai civili delle forze russe in Cecenia ed altri luoghi. Muratov è caporedattore dal 1995 del quindicinale Novaya Gazeta – rimasta nel Paese l’unica pubblicazione indipendente – giornalista che coraggiosamente continua a denunciare gli abusi di potere in Russia.
Il Comitato norvegese per il Nobel è convinto che la libertà di espressione e la libertà di informazione siano prerequisiti cruciali per la democrazia e proteggano da guerre e conflitti. I vincitori del premio per la pace 2021 sono rappresentativi di tutti i giornalisti che difendono questo ideale in un mondo in cui la democrazia e la libertà di stampa affrontano condizioni sempre più avverse.
I due giornalisti – sottolinea ancora l’organizzazione del Premio Nobel – rappresentano tutti coloro che lavorano con coraggio e determinazione per notizie e informazioni affidabili, riportate in modo libero e indipendente, in un mondo in cui la democrazia e la libertà di stampa sono sempre più minate dalla diffusione di fake news e incitamento all’odio.
A che punto stiamo – invece – in Italia con la libertà di stampa? Secondo la classifica di Reporter sans frontieres l’Italia si trova attualmente al 41° posto, stabile rispetto al 2020; mentre il 2015 e 2016 furono due anni veramente bui , scesa drasticamente al 73° e il 77° posto.
L’Osservatorio riporta che ad oggi una ventina di giornalisti italiani sono protetti 24 ore su 24 dalla Polizia a causa delle intimidazioni, minacce di morte e attacchi a cui sottoposti da parte di organizzazioni criminali e mafiose. Il livello di violenza sui cronisti continua a crescere, principalmente a Roma e dintorni e al Sud Italia. Nella capitale alcuni giornalisti sono stati aggrediti fisicamente durante il loro lavoro da soggetti di gruppi neofascisti, ma anche verbalmente da sostenitori di partiti di Governo come membri del Movimento Cinque Stelle.
Nel 2021, finora i giornalisti uccisi risultano 24, più quattro collaboratori, mentre in detenzione ce ne sono 350 ed altri 110 tra collaboratori e cittadini che hanno divulgato notizie ‘vietate’.
Tra i giornalisti più perseguitati degli ultimi 10 anni, troviamo Julian Assange (https://www.theblackcoffee.eu/il-giornalismo-si-e-dimenticato-di-julian-assange/), tuttora imprigionato nel carcere londinese di massima sicurezza Belmarsh. Fondatore di Wiki Leaks, la sua vicenda appare particolarmente controversa proprio attraverso le azioni di Paesi che millantano democrazia ai quattro poli: gli Stati Uniti, che ne richiedono da tempo l’estradizione per processarlo per atti di terrorismo; la Gran Bretagna, che lo detiene in maniera complice ed arbitraria; e la madre patria Australia che lascia un proprio cittadino in balia degli eventi senza esprimersi in maniera decisa.
Assange ha la sola colpa di aver divulgato documenti secretati statunitensi riguardo la violenza sui civili – ma non solo – in Iraq ed Afghanistan, che vedono coinvolte anche le forze militari britanniche, nelle rispettive ‘guerre di liberazione dal nemico’, attraverso gli Afghanistan Papers e gli Iraq War Logs. Su Assange in questo periodo circolano voci ed articoli, da differenti fonti, che la Cia abbia in progetto di ucciderlo. E su questa possibilità – vera o presunta – se ciò accadesse non noteremmo niente di differente dall’assassinio di Anna Politkovskaya, giornalista di un Paese – la Russia – considerato tra i maggiori censori della libertà di stampa al mondo, dove la democrazia latita dai tempi dello Zar e pure prima, al 150° posto in classifica su 180 Paesi.
Sabato, 9 ottobre 2021 – n° 37/2021
In copertina: immagine @IFJGlobal