sabato, Dicembre 21, 2024

Letteratura

Noi siamo oceano: manifesto per un’ecologia del cambiamento

Cresce la coscienza collettiva dei modelli di sviluppo sostenibile: la volontà di mettere in pratica la filosofia della cura

di Lucy M. Pole

Il messaggio.

L’ultimo libro di Rossano Ercolini, Noi siamo oceano; manifesto per un’ecologia del cambiamento, tocca tematiche apparentemente distanti tra loro, ma tutte collegate alla crisi climatica e alla crisi ambientale globale, indicando le strade per uscirne.

L’autore toscano è l’ideatore del modello Zero Waste, Rifiuti Zero, per ridurre al minimo la nostra ‘impronta ecologica’. Apprezzato e premiato nel mondo, Ercolini scrive e parla instancabilmente per seminare il suo messaggio: siamo arrivati ad un bivio e non c’è tempo da perdere per cambiare direzione.

Il suo ‘manifesto’ inizia sottolineando la differenza di due strade dal punto di vista della psicologia. L’atteggiamento fondante dell’attuale modello di società, l’ego, è centrato sull’individuo; gli interessi privati, il bisogno di predominare ad ogni costo.

Ma l’uomo non è un essere solitario, riflette l’autore, ha bisogno di relazionarsi con gli altri e con l’ambiente, è profondamente un essere sociale, che vive meglio quando si nutre di condivisione, empatia, umanità. Dunque bisogna fare il passaggio dalla ‘Egologia’ alla Ecologia: dalla società di individualisti, senza scrupoli, alla società partecipata e solidale.

Il modello lineare, verso l’inferno climatico.

Entrando più nello specifico, il tema della prima parte del saggio, si sviluppa intorno ai due sistemi contrapposti, l’economia lineare e quella circolare. La prima ha dimostrato abbondantemente quanto è fallimentare, perché è basata sul presupposto che le risorse della Terra siano infinite, come anche la sua capacità di assorbire ogni tipo e quantità di scarto. Si dice ‘lineare’ perché dall’estrazione delle materie prime si passa alla lavorazione del prodotto finito, fino al consumo e poi all’abbandono.

Il modello lineare, a volte impropriamente qualificato come ‘progresso’, contribuisce a intensificare gli squilibri sociali, cioè tra pochi individui che vivono di enormi ricchezze e la stragrande maggioranza della popolazione mondiale che vive in semi povertà o in povertà assoluta.

Ma non si tratta soltanto di una grottesca ingiustizia, quel sistema è soprattutto insostenibile, da ogni punto di vista: le risorse naturali – raw materials – infatti, si stanno esaurendo, l’economia non regge lo stress, intere popolazioni stremate dalla crisi climatica, risultante da questo sistema di produzione, distribuzione e smaltimento, stanno cercando disperatamente di trovare un posto dove vivere in pace.

Inquietante è il nostro “debito ambientale” e cioè l’eccessivo spreco di risorse reso esplicito dalla descrizione numerica: che tutti i Paesi del mondo insieme prelevano in soli sette mesi, di risorse naturali della Terra, quanto la natura mette ci un anno a produrle. Ma abbiamo anche la questione della plastica nei mari, per cui, se continua così, nel 2050 ci saranno nei mari più plastiche che pesci.

Antonio Guterres, segretario generale dell’ONU, alla COP27 in Egitto del 2022, fece un appello ad agire in fretta, con un monito impressionante. Paragonò la situazione del mondo attuale ad un’auto lanciata a tutta velocità sull’autostrada per l’inferno, con l’autista che tiene il piede schiacciato sull’acceleratore.

Anche se i risultati di quel summit furono miseri, gli avvenimenti mondiali su quei temi aumentano e richiamano comunque l’attenzione e la sensibilità dei Paesi ricchi e poveri ovunque. Ormai abbiamo la Giornata della Terra, dell’Acqua, del Riciclo e, dal 2023, la Giornata Internazionale Zero Waste – Rifiuti Zero-Spreco Zero.

Il modello sostenibile: circolare.

Il modello di produzione circolare rigenerativo, proposto dall’autore, segue il sano esempio di Madre Natura, dove niente è scartato come rifiuto, ma tutto serve a rigenerare nuova vita.

Se basta dividere adeguatamente gli scarti, nella raccolta differenziata: organici, metallici, vetro, plastici, tessili, questi materiali, una volta separati, diventano, in questa era di penuria di materie prime, una vera benedizione per l’Italia, la seconda economia manifatturiera d’Europa; sia dal punto di vista economico che dal punto di vista ecologico.

Per di più, prima ancora di entrare nella filiera di recupero delle materie prime, al logoramento dell’oggetto, ovviamente secondo la tipologia, si dovrebbe prevedere, al momento della produzione, la possibilità di riparazione. L’autore fa notare che una norma per disciplinare la riparabilità degli oggetti è già in progettazione a livello di UE.

Già nel 2011 la l’UE cominciò a prestare attenzione alla necessità della conversione ad un’economia circolare, per ridurre gli sprechi e sfruttare le ‘miniere urbane’.

La comunicazione come strumento.

Ercolini dedica spazio anche all’importanza della comunicazione: con poche eccezioni, i pubblici poteri tendono a minimizzare; con astuzia molti politici fanno credere che si può risolvere tutto con qualche aggiustamento, ma senza necessità di intervenire sul sistema.

Cita l’esempio di Gualtieri, sindaco di Roma, che, per convincere i residenti del valore dell’inceneritore, formulò la sua domanda, in essenza: “Volete voi una città capitale invasa da rifiuti e cinghiali?” Alla domanda viene abbinato un video di cinghiali intorno ai cassonetti.

Puntando sull’esasperazione, l’impazienza, “per accecare il lume della ragione”, alla fine ottenne la sua risposta dal popolo: “Ci vuole l’inceneritore!” Anzi, la parola inceneritore era stata sostituita da ‘termovalorizzatore’, per rendere il concetto più attraente.

Intanto, aggiunge Ercolini, i fenomeni eccezionali – sempre più frequenti e più gravi – vengono definiti casi eccezionali, come una catastrofe naturale; dalle inondazioni, alle siccità devastante, alle bombe d’acqua, ecc.

Ma nonostante la maggior parte della grande industria, la pubblicità e i politici cerchino di minimizzare, si sta verificando una presa di coscienza collettiva di fronte all’aumento dei fenomeni estremi che difficilmente possono essere considerati sempre come eccezionali.

Una coscienza collettiva.

Cresce la consapevolezza anche perché gli investimenti di prevenzione a favore del territorio sono sempre scarsi, anche se non sarebbe difficile l’individuazione di interventi necessari e rilevanti.

Un esempio dato come investimento utile è la costruzione di una tubazione di scarico diversa, per separare le acque nere dalle acque piovane, per recuperare riserve di “acqua buona” nelle zone dove manca.

Ma questa coscienza ecologica in espansione dovrebbe essere in grado di riorganizzare i modelli sociali ed economici attuali, basati sul sistema ‘usa e getta’, e l’attitudine appropriata, come motore di questo cambiamento epocale, è la filosofia della cura.

Fondamentale è l’acquisizione dell’abitudine alla cura della nostra unica casa e degli altri abitanti, milioni di altre specie, animali e vegetali. Quindi l’empatia, la partecipazione, l’aiuto reciproco, dovrebbero sostituire l’incultura del possesso, della competizione, dello sfruttamento e della manipolazione della natura: atteggiamento oggi dominante.

Gradualmente anche alcuni industriali stanno assumendo la responsabilità sociale riguardo agli imballaggi, e i consumatori, cittadini attivi, possono essere dei facilitatori del processo di trasformazione.

Cittadini e comunità attivi.

Edizioni Baldini+Castoldi (2024)

Trovando prodotti impacchettati in polimateriali o plastiche non degradabili o materiali in eccesso, si può far notare il problema con una mail alla Direzione. Si può far conoscere il Centro di Ricerca Rifiuti Zero a Capannori, dove progettano, gratuitamente, specifici imballaggi su misura per i prodotti più svariati. I produttori spesso approfittano volentieri dell’innovamento, anche per farsi buona pubblicità.

Ormai molti comuni piccoli e grandi si stanno impegnando a migliorare la gestione del territorio, implementando sistemi di raccolta del materiale di scarto per ridurre lo spreco e incrementare il recupero e riciclaggio. Più di 100 comuni toscani raggiungono oltre il 90% di riduzione dei rifiuti da smaltire e migliaia di comuni superano l’80% – dai dati del 2023.

Esemplare è la storia del Comune di Capannori, di 46mila abitanti, il terzo centro nella provincia di Lucca e primo comune in Italia ad aderire a questo progetto, nel 2007. Per contrastare il piano di realizzare un inceneritore nella pianura del Comune, il sindaco di allora accettò la sfida lanciata da Rifiuti Zero.

Nacquero comitati di base, associazioni e movimenti di cittadini attivi, la comunità intera alleata con il comune, con un unico obiettivo: di difendere e prendersi cura del proprio territorio.

Questo tipo di movimento, a partire dallo stesso stile di vita sostenibile, si sta diffondendo a macchia d’olio, e l’autore insiste sull’importanza di muoversi a livello locale; fare pressione sulle istituzioni affinché adottino misure per l’adattamento, la prevenzione e la riduzione dei danni della crisi climatica.

Ercolini ci dà molti esempi di buone pratiche che danno risultati positivi da replicare: uno dei quali riguarda i nostri indispensabili telefonini. Il litio e il cobalto, usati nel cellulare, vengono estratti in Congo, uno dei pochi Paesi nel mondo ad avere giacimenti di questi minerali, e l’estrazione avviene al costo dello sfruttamento vergognoso dei bambini.

Recuperando questi metalli, dopo la separazione dagli altri materiali, questi si possono riutilizzare per la produzione di nuovi cellulari, senza la dipendenza dall’estero.

Inoltre, altri metalli preziosi come l’alluminio, il rame, ecc., possono essere recuperati e avviati al riutilizzo nella produzione di altri beni, elettrodomestici, lavatrici, ecc., rendendo il rifiuto una risorsa davvero preziosa.

Pertanto ogni attivista, ogni singola voce di protesta e di proposta, è solo una goccia che sembra insignificante, ma prese tutte insieme, le gocce formano un oceano. Questo è il movimento Rifiuti Zero, una rivoluzione culturale, sociale ed economica che non si ferma ai confini, una rivoluzione circolare, rigenerativa, per fare pace con la natura e fra gli uomini.

…………………………………………………..

Rossano Ercolini, toscano, maestro elementare, è ideatore e responsabile del progetto «Passi concreti verso Rifiuti Zero». Si occupa attivamente di gestione dei rifiuti da 34 anni, in particolare il suo impegno è andato alla divulgazione dei rischi ambientali derivanti dagli inceneritori e a promuovere lo stile di vita a spreco zero. Per queste sue battaglie ha ricevuto nel 2013 il prestigioso Goldman Environmental Prize, il Nobel alternativo per l’ambiente, è stato ospite del presidente Obama e ha conquistato fama mondiale. Attualmente è presidente del Centro di Ricerca Rifiuti Zero e dell’associazione Zero Waste Europe. Presiede anche l’associazione Diritto al Futuro, ed è tra i principali fondatori della Rete Nazionale Rifiuti Zero. Oltre a numerosi articoli sull’argomento, ha pubblicato Non bruciamo il futuro (2014), Rifiuti Zero. Dieci passi per la rivoluzione ecologica (2018) e Il bivio. Manifesto per la rivoluzione ecologica (2020).

………………………………………………………………………

Sabato, 24 agosto 2024 – Anno IV – n°34/2024

In copertina: immagine parziale della prima di copertina

Condividi su: