venerdì, Novembre 22, 2024

Cultura, Letteratura

‘Nora’ – di Maria Cristina Janssen

La sindacalista rivoluzionaria di Piombino

di Laura Sestini

‘L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.’- prescrive il primo articolo della Costituzione Italiana, entrata in vigore a gennaio del 1948, dopo che – per la prima volta in Italia – anche le donne ebbero diritto di voto per le elezioni del 1946, quando un referendum doveva scegliere tra la monarchia o la Repubblica – alla fine della Seconda guerra mondiale.

Nel 1906, quando Norina entra – appena quindicenne – a lavorare alla Magona d’Italia a Piombino, le due guerre mondiali non erano in vista e le donne erano ancora lontane dal diritto di voto, mentre gli uomini avrebbero ottenuto il suffragio universale maschile trenta anni prima delle loro controparti femminili – alla fine della Grande Guerra, nel 1918.

Nel 2021 la Repubblica Italiana compie ben 75 anni – una attempata signora che ha dovuto subire molti attacchi nel corso della sua vita, i peggiori di cui dal suo interno – con le logge massoniche o i legami Stato-mafia.

Con la prefazione di Valeria Parrini Toffolutti, il breve romanzo ‘Nora’ è l’opera prima di Maria Cristina Janssen – la cui trama narrativa è scelta per merito della passione per la storia e la cultura del territorio toscano livornese di Campiglia Marittima – dove l’autrice si è trasferita anni indietro dalla metropoli milanese.

Basato su fatti veri, costruendo  le vicende attraverso ricerche sui documenti dell’Archivio storico di Piombino, sui periodici dell’epoca e sulle vicende sindacali femminili locali e della Lega Metallurgica Femminile – Maria Cristina Janssen riporta in luce le lotte femminili di quegli anni di inizio secolo XX° con delicatezza e puntualità di dettagli, ricostruendo l’ambiente lavorativo della Magona d’Italia (adesso Liberty Steel), il secondo polo siderurgico più grande d’Italia allora come oggi – entro la quale le donne erano solo 80 tra i 1000 lavoratori della fabbrica.

Non certo un ambiente favorevole alle donne, una condizione socio-lavorativa pericolosa se guardata dal punto di vista della sicurezza del lavoro – tematica purtroppo tragica tutt’oggi in più settori professionali per la superficialità dei ‘padroni’ – che in quel tempo come ai giorni nostri detenevano senza eccezione il coltello dalla parte del manico, nonostante i numerosi scioperi degli operai metallurgici per conquistare qualche miglioramento salariale o di sicurezza. Allora – ed anche oggi – le donne e i fanciulli percepivano circa la metà dei salari dei colleghi uomini che, nonostante sindacalisti o ferventi manifestanti, anche a quei tempi sottacevano e sminuivano – o non lottavano con convinzione per le denunce femminili in fabbrica.

Il rammarico – paragonando la passione con cui le compagini sindacaliste femminili e maschili lottavano oltre 100 anni fa – è dover prendere atto che dopo il picco massimo degli anni ’70-80, i sindacati e le lotte di classe operaie sembrano essere stati fagocitati dal liberismo sfrenato delle ultime decadi, insieme ai benefici faticosamente conquistati in tanti anni di rivendicazioni dei diritti dei lavoratori.

Erano gli anni di Pietro Gori – avvocato, poeta e scrittore, tra i sostenitori del Partito Socialista Anarchico Rivoluzionario nato nel 1891 e in seguito fondatore del Partito dei Lavoratori Italiani nel 1892. Gori, arrestato e in esilio più volte per le sue lotte sindacali, attraverso la sua laurea in giurisprudenza praticava la professione di avvocato difendendo i ‘compagni’ operai arrestati durante le manifestazioni contro i padroni. Morto per malattia a soli 46 anni, esiliato all’Isola del Ferro (Isola d’Elba), è sepolto nel cimitero di Rosignano Marittimo in provincia di Livorno.

Parallelamente alla vita degli operai metallurgici, la società civile, i braccianti, i minatori dell’Isola d’Elba e della stessa Campiglia Marittima, la povertà, le morti sul lavoro, le avance sessuali dei padroni o dei capireparto verso le operaie più giovani. Tutto questo descrive l’autrice nel suo lavoro narrativo, a completamento della descrizione dell’ambiente italiano operaio, visto attraverso un angolo della Toscana meno conosciuta e battuta se non per le acciaierie – istituite in prossimità del porto di Piombino fin dal 1865.

A quei tempi la classe operaia tutta era unita e solidale con i lavoratori in sciopero – anche di altre regioni – ridotti in povertà dalle serrate dei padroni. Si istituivano lotterie e sottoscrizioni per raccogliere fondi destinati a chi ne aveva più bisogno e si organizzavano adozioni temporanee dei figli degli operai senza lavoro, che non potevano essere sfamati.

Con ‘Nora’ si rievoca la Toscana delle lotte operaie femminili e sindacali meno note, attraverso un registro narrativo chiaro, scorrevole, piacevole, appassionante e a tratti romantico, proposto dalla Janssen, la quale, auspichiamo, prosegua nella sua ricerca di archivio che riscopre ambienti e territori, sì più poveri e semplici, ma anche più autentici – ancora non contaminati dal consumismo e dai mercati globalizzati.

‘Nora’ è un’opera narrativa che mette in luce un breve, ma intenso, spaccato storico, che dal passato riverbera e trova nuovi parallelismi  – proprio in questo periodo di pandemia – con il mondo odierno del lavoro; dalla recentissima sentenza giudiziaria sull’Ilva di Taranto per disastro ambientale, di cui lo stabilimento siderurgico Magona d’Italia ha fatto parte del consorzio dal 1911; allo sblocco dei licenziamenti approvato dal governo Draghi e previsto per il 30 giugno prossimo; alle tragiche morti sul lavoro, che contano in soli quattro mesi dall’inizio del 2021 – 307 vittime.

Se non fosse per le cronache storiche impresse negli Archivi, che testimoniano i mutamenti del mondo operaio durante il XX° secolo, il tempo sembrerebbe rimasto immoto e uguale a sé stesso sin da allora – dall’entrata alla Magona d’Italia di Norina – ad esclusione della passione con la quale allora si lottava per i propri diritti, cui oggi si fa fatica a trovare traccia. 

La copertina del libro con l’illustrazione di Fred Charap

Sabato, 5 giugno 2021 – n°19/2021

In copertina: La Magona d’Italia – Foto courtesy Archivio Storico Comune di Piombino (LI)

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