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Norita Cortiñas e las Madres de Plaza de Mayo

Un modello di lotta politica per i diritti umani e contro tutti gli autoritarismi

di Nancy Drew

Norita Cortiñas si chiamava Nora Irma Morales ed era nata il 22 marzo 1930.

La sua famiglia era di origine catalana ed aveva quattro sorelle femmine. Terminata la scuola media, iniziò gli studi superiori, ma a 19 anni, nel 1950, si sposò con Carlos Cortiñas e si concluse la sua istruzione. Nel 1952 nacque il suo primo figlio, Carlos Gustavo. Nel ’55 nacque anche Marcelo.

Divenuta celebre per la sua energica lotta, in una delle sue moltissime interviste riferirà che suo marito fosse molto sessista, non gli piaceva che lei si occupasse di altro che della cura della casa. Norita crebbe quindi i suoi figli e lavorò come sarta, cucendo e dando lezioni di cucito. Il consorte lavorava al ministero dell’Economia. In casa non si parlava di politica. Le dittature militari, in Argentina, dopo il colpo di Stato militare che depose il presidente Perón, andavano e venivano. Dal 1976 era salito al potere il generale Jorge Rafael Videla che instaurò il Proceso de Reorganización Nacional, per cui furono torturate e assassinate 30mila persone, avviando il fenomeno dei desaparecidos.

Il primo a portare l’argomento politico sul tavolo della famiglia Cortiñas fu Gustavo, che iniziò a lavorare al ministero dell’Economia come suo padre. Chiese ad una amica di portarlo nel misero barrio Villa 31, dove lei era attivista, e lì si unì a padre Carlos Mugica. Nel contesto di Villa 31 incontrerà la sua futura moglie, Ana. Aderirà prima alla Juventud Peronista e poi ai Montoneros. Sua madre Nora lo vide per l’ultima volta la domenica di Pasqua del 1977 alla stazione degli autobus di Mar del Tuyú. Venne rapito dai militari pochi giorni dopo, la mattina del 15 aprile, alla stazione ferroviaria di Castelar.

Nora Cortiñas
Foto: Ministerio de Cultura de la Nación ArgentinaCC BY-SA 4.0

La prima volta che Eduardo Nachman incontra Norita Cortiñas, lei lo cacciò da Plaza de Mayo. Norita era piccola di statura ma molto determinata: gli saltava addosso e gli correva dietro come poteva. Faceva ciò per tutelarlo, perché alla fine del 1977 Eduardo era molto giovane e in Argentina non c’era niente di più pericoloso del terrorismo di Stato. “A quei tempi, gli uomini che si recavano nella piazza, generalmente i mariti delle madri, che erano numerosi, per ragioni di sicurezza aspettavano dietro le colonne del Cabildo o del Ministero dell’Economia o nella Cattedrale” – racconterà Eduardo. Suo padre, Gregorio Nachman, era scomparso a Mar del Plata un anno e mezzo prima, nel giugno 1976.

Tra quel primo incontro nel 1977 e quel viaggio in moto nel 2018, Eduardo e Norita si sono visti tante altre volte: nei luoghi frequentati dai giovani, nelle marce, negli incontri per i figli. Hanno viaggiato insieme in Chiapas per il “Festival della Rabbia Degna”, nel 2008, condividendo la casa con Liliana Daunes. Hanno festeggiato il nuovo anno in una caracol zapatista, ballato, facendo tardi per le ripide strade di San Cristobal, dove Norita si rifiutò di chiamare un taxi. In quel viaggio venne presentato “Los otros cuentos”, un libro con le storie del Subcomandante Marcos edito dalla Rete di Solidarietà con il Chiapas. “Sono felice di conoscere questa esperienza di contropotere”. Nora cercò dei souvenir per la sua famiglia e poi ha voluto rientrare. Faceva molto caldo a Buenos Aires, doveva annaffiare le piante.

Liliana Daunes è una conduttrice televisiva e giornalista femminista, l’aveva incontrata ai primi cortei alla fine della dittatura. Finì per avvicinarsi a lei nel 1989, quando Nora si recò a Rosario per il IV Incontro Nazionale delle Donne. “Norita è andata insieme ad altre madri e altre donne dei movimenti per i diritti umani a riferire sull’indulto. Ci siamo fermate nello stesso posto e abbiamo condiviso tanto: colazioni, cene, riflessioni, perfino il dolore”– racconterà Liliana. Al suo ritorno scrisse un articolo per Página 12 in cui parlava di Nora senza rivelare il suo cognome. “Ho detto: Nora, difensora permanente dei diritti umani, che a 59 anni è arrivata alla conclusione che la verginità è un mito.”

“Avevamo condiviso un seminario sulla sessualità e lei era venuta a riferire quello che diceva in tutti gli eventi, ma poi è rimasta, e ad un certo punto ha fatto una domanda. E prima ancora, a poco a poco, si era tolta il fazzoletto bianco dalla testa. Come se fosse lei stessa a riconoscersi in un altro posto. Più tardi ho commentato il messaggio alla radio e lei mi ha detto ridendo: “mi hai procurato un problema con mio marito”.

Eduardo Nachman, ricorda Nora come “una ribelle” e soprattutto “uno dei pilastri della resistenza alla dittatura e a tutti gli attacchi al popolo che continua a soffrire ancora per decenni dopo la caduta del governo militare”. Una donna ironica e coerente, che parlava con il cuore e indipendenza partitica.

Il giorno di ritrovo delle Madri di Plaza de Mayo viene deciso per il giovedì alle 15.30, nel momento di uscita degli impiegati dagli uffici. All’inizio della loro protesta, nel 1977, venivano espulse dalla piazza dai militari, a causa del divieto di aggregazione; allora iniziarono a camminare intorno alla Pirámide de Mayo, momumento simbolo dell’indipendenza dalla Spagna, con in mano le foto dei loro figli. Alcune scomparvero, desaparecidas anche loro, compresa una suora che sosteneva la loro lotta.

Un pomeriggio del 1978, Nora entrò nella Quinta Seré, a Morón, dove si trovava un centro di detenzione clandestino, la Villa Seré. Si mise a camminare e si inoltrò in una parte dei locali. Fu fermata dai militari e finse di essere una persona che stava cercando una proprietà da acquistare. “Mio cugino mi ha detto che vogliono vendere questa casa“ – ha insistito, spingendosi fino a dove potesse, per vedere se sentiva delle urla, dei lamenti perché era sicura – e aveva ragione – che lì ci fossero delle persone tenute prigioniere. Hermann Von Schmeling, figlio e fratello di familiari scomparsi, ha sentito questa storia più volte dalla bocca di Nora ma anche da sua madre, Pepa Noia, co-fondatrice del gruppo delle Madri, che le diceva che fosse stata una pazza a fare una cosa del genere.

Lo stesso giorno, Nora ha ricordato come suo marito si sia chiuso nel suo ufficio al ministero, dove lavorava, per battere a macchina la prima richiesta che Madri e parenti riuscirono a pubblicare nel dicembre 1978 sul quotidiano La Nación.

Negli anni ’80, su suggerimento di alcuni studenti della scuola di Pichón Riviere, Nora iniziò a studiare psicologia sociale. Ci sono voluti alcuni anni, perché abbandonò quando si è svolto il Processo alle Giunte militari, perché non aveva più tempo di leggere, finché qualche tempo dopo si laureò. Ha cominciato a formarsi come persona e ha assunto pienamente l’idea di essere un soggetto della storia, un soggetto critico, pensante. Questo narra di lei e della sua personalità, e del fatto che non si è accomodata, né accontentata. L’accomodamento è qualcosa che ti schiaccia, per questo Norita è rimasta vitale fino alla fine dei suoi giorni.

Sabato, 1 giugno 2024 – Anno IV – n°22/2024

In copertina: Plaza de Mayo a Buenos Aires – Foto: Gobierno de la Ciudad Autónoma de Buenos Aires – CC BY 4.0

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