redazione di TheBlackCoffee
Le questioni del militarismo e della guerra sono al centro della scena nella campagna elettorale federale australiana. Il governo della coalizione liberale-nazionale, i laburisti e tutti i media ufficiali hanno risposto all’annuncio della scorsa settimana sul patto di sicurezza tra la Cina e le Isole Salomone, uno sperduto arcipelago della Melanesia, caro agli statunitensi, sollevando apertamente la prospettiva di un conflitto militare nel Pacifico.
Mentre il ministro australiano della Difesa Peter Dutton si è affrettato ad affermare che sia necessario “prepararsi alla guerra”, il partito laburista di opposizione ha cercato di aggirare il Governo, dichiarando che avrebbe impedito l’attuazione dell’accordo con le Salomone con ogni mezzo necessario.
Le affermazioni, secondo cui l’accordo rappresenta una minaccia imminente per la sicurezza degli Stati Uniti e dell’Australia, in realtà sono solo dei deterrenti per armarsi maggiormente e fare da spalla agli Stati Uniti contro la Cina, anche in virtù del recente Accordo Aukus, ed indirettamente anche la geopolitica mondiale relativamente alla guerra russo-ucraina. Le Salomone in realtà si trovano a quasi 10.000 chilometri da Los Angeles e a oltre 1.600 chilometri dall’Australia settentrionale e come le altre nazioni dell’isola del Pacifico, le Salomone, con una popolazione di meno di 700.000 persone, sono afflitte dalla povertà e dalla mancanza di infrastrutture rudimentali, eredità di decenni di oppressione imperialista britannica.
Sabato, 30 aprile 2022 – n° 18/2022