Dialogo tra Fabrizio Barca e Enrico Giovannini
di Giuseppe Gallelli
Tra i libri oggi in circolazione sull’analisi della crisi della società italiana e con proposte di soluzioni, a livello economico, sociale e ambientale, per produrre i cambiamenti necessari per la sopravvivenza della nostra specie, ritengo utile segnalare un’ottima pubblicazione dal titolo Quel Mondo Diverso da immaginare, per cui battersi, che si può realizzare, di Fabrizio Barca e Enrico Giovannini.
Con chiarezza e lucidità espositiva e competenza socio-economica – sotto forma di dialogo – due illustri economisti affrontano limiti e potenzialità del capitalismo contemporaneo, prospettando un nuovo modo di fare economia, con grande attenzione oltre che al capitale economico, a quello, umano, sociale ed ambientale.
Sono condivisibili le loro convinzioni che senza riequilibrio politico e democratico, il capitalismo fa solo danni e che sono indispensabili i tre pilastri della democrazia: uguaglianza, sovranità popolare e pubblico dibattito, in modo che ognuno possa realizzare la propria diversità.
Sostengono che è necessario andare oltre il PIL, quale criterio per giudicare il benessere di una società che, in effetti, deriva da molteplici aspetti, oltre quelli economici, anche quelli sociali ed ambientali.
Spetta alla politica, secondo l’orientamento e la visione, decidere la combinazione ottimale delle scelte possibili.
Ritengono imprescindibile lo stretto legame tra economia e democrazia, tra sviluppo sostenibile ed equità delle politiche sociali. Analizzano in modo realistico l’attuale modalità operativa dei partiti e della politica e la loro perdita di credibilità, individuandone criticamente la genesi, i limiti e i pericoli non solo per l’Italia ma per l’intero sistema mondo.
I due autori sono all’altezza del compito non solo per la loro ricca esperienza sia come ex membri di alcuni governi della nostra Repubblica e dell’Ocse e per le loro numerose attività di ricerca e di pubblicazioni ma soprattutto per la loro capacità di argomentazione convincente e nell’indicazione di progetti realizzabili.
“Una democrazia in salute – sostengono gli autori – utilizza il capitalismo al fine di aumentare la produttività e l’innovazione, ma ha sempre cura di garantire il valore dell’uguaglianza tra le persone, nel senso proprio del concetto di giustizia sociale colto da Amartya Sen: dare ad ogni persona la capacità di fare le cose a cui può a ragione aspirare. Ossia, permettere a ciascuno di realizzare la propria diversità.”
È necessario, oggi più che mai, un capitalismo responsabile che migliori gli standard ambientali e sociali, in linea con l’Agenda 2030 e degli accordi di Parigi. Anche il rapporto “Uguaglianza sostenibile”, frutto del lavoro di 30 esperti, tra cui gli stessi Barca e Giovannini, per iniziativa di Progressive Society, dà utili indicazioni in tale direzione.
Auguriamoci che l’Europa, finalmente, si ponga a capo di un movimento globale di trasformazione in direzione dell’Agenda 2030 per affrontare la difficile sfida per l’intera umanità: la crisi climatica. Può farlo, e sono d’accordo con gli autori, con opere di riconversione energetica e ambientale e con i necessari interventi dello Stato, incoraggiando la domanda nell’economia, nell’energia rinnovabile, nel digitale, ma anche operando nei trasporti, nel Welfare, nei servizi, nella Sanità Pubblica.
L’obiettivo del nuovo modello di capitalismo, a loro parere, non può più essere soltanto quello dell’aumento del reddito, “bensì quello di migliorare l’accesso alla buona salute, quello di avere un’istruzione che sia adeguata a ciascuno, quello di assicurare al lavoro e ai cittadini organizzati una partecipazione alle decisioni, al farsi delle azioni pubbliche, insomma garantire a tutti le condizioni che consentano di liberare e dare attuazione alle proprie specificità, di essere non solo attori ma agenti. Assolvere questo compito implica l’analisi della complessità della vita di tutti i giorni, tenere conto di obiettivi multipli che scaturiscono dall’incontro tra privato, sociale e pubblico. Una conoscenza che viene dai territori e che è condizione essenziale affinché la politica elabori le corrette policy.”
I due autori individuano e propongono soluzioni a livello di rigenerazione della politica, auspicano la possibilità di adunare insieme associazioni e organizzazioni del mondo dell’ambientalismo e del volontariato, per un dialogo costruttivo tra governo e società civile sul tema dello sviluppo sostenibile. Queste organizzazioni di cittadinanza attiva, cioè persone e organizzazioni del Terzo settore che praticano un ruolo attivo di auto-organizzazione e mutualismo, potrebbero costruire una alleanza sistematica con il mondo della ricerca con l’obiettivo della giustizia sociale tra e dentro le generazioni e in modo da portare risultati dei loro progetti all’attenzione di una “politica rinnovata e riorientata” sia a livello italiano che europeo, verso obiettivi di giustizia sociale e ambientale.
È certamente necessaria, come sostengono gli autori, una riorganizzazione dello Stato e dell’economia.
La politica dovrebbe, in particolare, riformare le amministrazioni pubbliche, in modo da poter dare indirizzi strategici all’economia e riprendere il moto riformatore degli anni ’70 sul tema dei diritti, riappropriarsi del proprio ruolo di scelta, oggi nelle mani della burocrazia, con investimenti in centri di conoscenza in grado di elaborare analisi e soluzioni.
E’ la visione propria della Unione Europea al suo sorgere nel 1957 che va portata a maturazione realizzando quel necessario processo federale che non deve fermarsi alle soglie della BCE ma deve diventare un “disegno politico” che coinvolga le altre istituzioni europee.
Il cambiamento è possibile e dobbiamo crederci, valorizzando le grandi imprese pubbliche nel campo dell’energia rinnovabile, della trasformazione digitale, della salute, nel welfare, nella cura della persona, nel turismo, in una politica di servizi pubblici attenta ai territori – mobilità, ferrovie, comunicazione, istruzione, formazione ambientale, eccetera.
Ecco la proposta di Barca e Giovannini: l’Unione Europea, di fronte alla crisi in atto, dovrebbe assumere come obiettivo “centrale” e “comune” delle politiche nazionali ed europee per l’impostazione degli interventi per finanziare la ricostruzione, in coerenza con gli obiettivi dell’Agenda 2030, di tener conto di tutte le forme di capitale, di quello economico, di quello ambientale e di quello umano e sociale esistente prima dello shock, finanziando le azioni orientate a tal fine, anche con l’emissione di debito comune.
Ritengo interessanti e utili alcune loro proposte:
- cambiare il sistema di tassazione in modo da penalizzare chi consuma materia e natura;
- incentivare forme alternative di organizzazione del lavoro: forme cooperative e mutualistiche ;
- porre mano a una significativa imposta progressiva sul trasferimento ereditario della ricchezza, al di sopra di una data soglia, per rompere l’immobilità sociale;
- una revisione dell’accordo TRIPs che ha vanificato il libero accesso alla conoscenza.
Il dialogo si conclude con l’invito a costituire una nuova classe dirigente a sinistra, capace di dialogare con i diversi soggetti economici e sociali e portare tali esperienze nel partito, in modo da liberare conoscenza, produrne di nuova e favorire il confronto e il cambiamento delle idee e dare ai giovani lo spazio per reiventare il mondo:
“Solo ascoltando e discutendo con loro, solo valutando le proposte di organizzazioni del lavoro, di cittadini attivi, di imprese impegnate nella società, un partito di sinistra può tornare ad essere il luogo in cui si avanzano idee a un tempo visionarie e concrete per un futuro migliore”.
Un libro da leggere per costruire un nuovo mondo secondo altri principi. Una ricca bibliografia per approfondire completa l’opera.
Sabato, 20 gennaio 2024 – Anno IV – n°3/2024
In copertina: foto di Jplenio/Pixabay