giovedì, Novembre 21, 2024

Lifestyle, Società

Piccoli uomini crescono

Nuove frontiere di genere

di Simona Podestà

Marta è una giovane mamma, passeggia in un parco con il figlio Enea, sta parlando al telefono con suo fratello, preoccupata per la salute del suo cane che è appena stato operato.

Enea ha sei anni, va a scuola ma ha già lasciato a casa il pesante zaino pieno di libri per prendere il suo gioco preferito e andare al parco a divertirsi in compagnia della sua mamma.

La telefonata si protrae a lungo e Marta suggerisce al bambino di andare a sedersi sulla panchina di fronte dove c’è un signore che sta leggendo il giornale e che rimane a bocca aperta quando vede avvicinarsi il bambino che spinge un passeggino con dentro un bambolotto biondo con tanto di ciuccio in bocca.

Enea si accomoda di fianco a lui, apre la sporta attaccata al passeggino e come tutti i bambini comincia a giocare ad alta voce:

“cappellino preso, tutina presa, biberon preso, bavaglino preso”.

Oh no manca il pannolino! Non farmela qui eh!”

E guardando quel signore gli comunica sconsolato che ha dimenticato il pannolino a casa.

L’uomo scuote la testa e gli risponde leggendo i risultati delle partite di calcio e del campionato di moto GP; Enea intanto ha preso in braccio il bambolotto, gli sta dando il biberon, sembra prestare poca attenzione a quello che gli dice quel signore:

“Ti piace giocare a pallone? E le moto, ne hai a casa? Trenino, soldatini?

“Ogni tanto ci gioco a scuola con i compagni. Si, qualche soldatino ce l’ho.”

“Su da bravo, finisci il biberon” – rivolto al bambolotto.

“Allora lo vedi? I maschi non giocano come le femmine, i maschi giocano col pallone, le macchinine, i soldatini, sono le femmine che giocano a fare le mamme, mi hai capito?”

Enea, sistemando il bavaglino al suo bambolotto gli risponde: “Forse sei tu che non hai capito, io sono il papà non la mamma.”

Questa scena, tratta da un fatto realmente accaduto e prodotta da ZuccherArte scuola di cinema per ragazzi, potrebbe svolgersi in un qualsiasi parco ed essere lo specchio del cambiamento che sta avvenendo negli stereotipi di genere che da sempre hanno condizionato i bambini fin dalla nascita: corredino rosa per la neonata, azzurro per il maschietto, fiocchi coordinati sulla porta di casa per annunciare la nuova nascita, la Barbie accessoriata per le femmine, la scatola di Lego o il Meccano per i maschi, giusto il piccolo chimico (sempre al maschile) e i puzzle potevano essere unisex.

Fino a non troppi anni fa, ai tempi di mio padre, gli uomini si vergognavano di spingere una carrozzina, al massimo accompagnavano la mogli, e ma più spesso la domenica stavano a casa a vedere la partita in santa pace, mentre la madre usciva col pargoletto-a.

L’emancipazione passa sempre dalla latitudine: nel Nord del mondo e soprattutto in Europa, certi stereotipi sono stati abbattuti da tempo e se passeggiassimo in un parco a Bruxelles o a Stoccolma probabilmente vedremmo due amici che si incontrano con i loro passeggini e magari anche il cane, scena che difficilmente potremmo osservare nel Sud del mondo.

Eppure una recente legge, di agosto 2022, ha equiparato i congedi parentali paterni a quelli delle maternità come nel resto d’Europa, sia per la nascita che per adozioni e affidamento, stabilendo per i lavoratori dipendenti un congedo obbligatorio di dieci giorni anche non continuativi e uno facoltativo fruibile anche contemporaneamente a quello della madre entro i primi cinque mesi dalla nascita o adozione o affido, retribuito dall’INPS al 100% .

Ma quanti padri se ne interessano?

E quanti preferiscono delegare alle madri, imprigionati da stereotipi e clichè?

Se prima l’Italia era il fanalino di coda per la spesa a sostegno delle famiglie con figli a carico, da gennaio 2022 c’è stato un adeguamento alle norme Europee e l’introduzione dell’assegno unico e universale dal settimo mese di gravidanza al 21° anno di età, variabile a seconda del reddito.

Non siamo indietro neppure per lo sviluppo del servizio delle scuole d’infanzia – che copre la fascia dai 3 ai 6 anni – anzi tra i paesi in Europa con la maggiore copertura, ma il vero punto debole sono gli asili nido dove siamo ancora molto lontani dal garantire un’offerta adeguata.

L’obiettivo che era stato fissato vent’anni fa e ridefinito dal fondo di risorse economiche Next Generation EU, prevede una copertura minima del 33%, ma se in Trentino o in Emilia siamo intorno al 27%, in Calabria o Campania la percentuale di posti disponibili precipita al 3%.

Un’offerta più ampia di nidi porterebbe enormi benefici: prima di tutto per i bimbi svantaggiati dal contesto da cui provengono e poi per le madri che potrebbero trovare un posto di lavoro o mantenere il proprio, perché troppo spesso si vedono costrette a scegliere tra famiglia e carriera.

I primi 1000 giorni di vita vengono considerati fondamentali per lo sviluppo cognitivo del neonato, e il primo passo per contrastare la povertà educativa, le fondamenta che condizioneranno tutto il percorso successivo e un investimento sulle prossime generazioni(fonte conibambini.openpolis.it).

Ma torniamo al piccolo Enea che, certamente emulando suo papà, mette in scena l’avvento di un grande cambiamento, un nuovo percorso di emancipazione maschile.

Sabato, 1 ottobre 2022 – n° 40/2022

In copertina: fermo immagine da video

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