lunedì, Dicembre 23, 2024

Salute, Società

Placebo sarà lei!

Una brutta parola o un’opportunità esplorativa?

di Giorgio Scroffernecher

Facendo finta che la vicenda pandemica sia terminata, nello scontro tribale tra vaccinisti “Credo solo nella Scienza!” e antivaccinisti “Credo solo alla Cunial!”, tutti escono con le ossa rotte, se possibile con minor consapevolezza di prima e a pari merito nel campionato estivo del Bar Sport.

Questo è il mio 50° articolo pubblicato tra queste web-page (https://www.theblackcoffee.eu/author/giorgio-scroffernecher/), diverse le attinenze all’argomento cui qui faccio riferimento, non mi ripeterò sui fondamentali.

Premessa l’ammirazione e la gratitudine per chi si è speso fino allo sfinimento nelle corsie degli ospedali, dico solo – ragionando per grandi campiture – che la Scienza ha perso l’occasione per integrarsi con i tanti saperi disponibili su piazza, mentre il mondo delle medicine alternative, anche quelle nobilissime come l’Antroposofica, la tradizionale cinese e quella Ayurvedica per citarne solo alcune, non hanno saputo spiccicar parola e mettersi in gioco come sarebbe stato più che possibile proprio con gli strumenti della medicina umanistica.

Come a dire, la medicina allo-patica, quella della guerra alla malattia, ha vinto (speriamo) la battaglia ma le ragioni della guerra restano intatte e replicabili. La medicina omeo-patica, quella del sostegno alla salute a svantaggio della malattia non si è vista in giro.
E se in futuro considerassimo una terza opzione?

Sonja Bellomi, laureata in chimica e tecnologie farmaceutiche, con dottorato di ricerca in Scienza delle sostanze bioattive, sul portale healthy.thewom.it che tratta di buona divulgazione medico scientifica, spiega che «Placebo è l’indicativo futuro del verbo latino “placere” – dunque significherebbe letteralmente “io piacerò”. Pare che nell’atto di traduzione della Bibbia dall’ebraico al latino, San Girolamo scrisse “Placebo Domino in regione vivorum” – ossia “Piacerò a Dio nella regione dei viventi” – anziché “Camminerò alla presenza del Signore sulla terra dei viventi” – versione corretta presente nella Bibbia attuale (libro dei Salmi). E fin qui si tratterebbe di un semplice errore di traduzione – peraltro senza alcuna accezione negativa per il termine placebo. Nel Medioevo, tuttavia, si diffuse in Inghilterra l’usanza di cantare quel versetto ai funerali da parte dei cosiddetti “professionisti del pianto”, ossia persone che venivano appositamente ingaggiate per amplificare l’impatto emotivo della celebrazione. Ebbene, pare che la prima parola del versetto cantato da costoro, ossia proprio il termine “placebo”, iniziò ad essere utilizzato per definire comportamenti falsi e insinceri».

Nella medicina occidentale moderna il placebo è citato come pratica ordinaria per verificare l’efficacia di un farmaco di nuova produzione. Si trattano persone/test in due gruppi distinti e inconsapevoli, il primo con il principio attivo vero, il secondo gruppo con un farmaco apparentemente identico nelle fattezze, ma sprovvisto del principio attivo che si sta testando. I risultati, ovviamente, si rilevano sul gruppo trattato col nuovo farmaco, ma si riscontrano anche nel gruppo trattato a placebo. In sostanza il placebo porta con se la fregatura del farmaco che non c’è, ma anche qualcos’altro che, chissà perché, nessuno ha mai esplorato veramente, ovvero una capacità di autoguarigione delle persone per via… immaginaria.

Quando vuol disprezzare un rimedio naturale o omeopatico, l’altezzoso primario in camice bianco scuote la mano e pronuncia la parola “placebo” come evocando, nella migliore ipotesi, una truffa per fessi.

Eppure la dottoressa Bellomi di cui sopra, cita casi in cui l’effetto placebo ha trovato riscontri addirittura in chirurgia, tra questi il caso «di un chirurgo, Bruce Moseley, che applicò l’effetto placebo alla chirurgia del ginocchio. Egli divise 180 pazienti con osteoartrite al ginocchio, sottoposti a intervento chirurgico, in tre gruppi: al primo fu praticata la rimozione della cartilagine danneggiata, al secondo gruppo venne effettuato un lavaggio con soluzione salina per rallentare la degenerazione della cartilagine, al terzo fu simulato l’intervento, senza tuttavia fare nulla. Tutti i pazienti furono poi sottoposti allo stesso trattamento riabilitativo e i risultati, di nuovo, furono sorprendenti: il gruppo che aveva subito l’intervento placebo mostrava gli stessi miglioramenti degli altri due gruppi, in termini di elasticità di movimento e deambulazione, per i due anni successivi all’intervento».

L’argomento meriterebbe ben altro delle mie frettolose osservazioni. Tuttavia, qui, ora, mi piacerebbe accendere una motivazione esplorativa, non tanto e solo nel campo delle scienze, ma in quella delle qualità umane naturali. Con questo approccio, tra il resto, potremmo scoprire che non è vero che la guerra sia così profondamente connaturata con gli uomini, ma soltanto con le malattie degli uomini. Malattie che non si curano con magiche nuove pillole o nuove armi di distruzione di massa, ma con una tenace e quotidiana costruzione di umanesimo universale.

https://healthy.thewom.it/divulgazione/effetto-placebo/

Sabato, 28 maggio 2022 – n° 22/2022

In copertina: foto di Jerzy Górecki /Pixabay

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