Le crisi umanitarie, le cause e le responsabilità dell’Occidente
di Lucy Mitchell Pole
Per chi si informa passivamente, limitandosi ai telegiornali vari, la pluralità democratica di informazioni sull’Africa si è ridotta al lumicino.
I mass-media ormai danno solo notizie sugli sbarchi, i numeri dei vivi e dei morti, e dei centri per i profughi sempre stracolmi.
C’è silenzio sugli effetti devastanti dei cambiamenti climatici in Africa. Il continente africano rischia di avere tre quarti del suo territorio non abitabile probabilmente prima della fine del secolo.
I media fanno sapere poco sullo scarso rifornimento di grano e cereali ai Paesi africani, già alla fame. Dall’Ucraina e dalla Russia non arrivano più regolarmente i carichi alimentari ai popoli tanto bisognosi.
Dai grandi giornali non abbiamo una parola sul commercio di armi dall’Italia ai gruppi belligeranti nei vari Stati. Una vendita illegale, immorale e nefasta, che va creando l’intensificarsi dei combattimenti e costringendo milioni di persone a fuggire, in cerca semplicemente di poter vivere in pace. Cresce l’esercito degli sfollati, interni- IDPs – coloro che restano all’interno dei confini del proprio Paese, ed esterni – DP; la maggior parte degli sfollamenti – 28 milioni nel 2022 – nell’Africa subsahariana è causata dalla diffusione di conflitti e violenza.
Ancora oggi, e spesso da anni, le guerre e il terrorismo sulla popolazione civile infiammano principalmente in Libia, che rimane divisa fra due governi rivali; in Somalia, per l’Onu una delle peggiori crisi umanitarie al mondo; in Nigeria, la Repubblica Centro Africana, Uganda, la Repubblica Democratica del Congo, Burkina Faso e Sud Sudan, a cui si aggiunge il recentissimo colpo di stato in Niger.
Della Libia e della Tunisia, i Paesi da dove partono i profughi verso l’Europa, siamo informati solo delle motovedette della guardia costiera, finanziate dai governi italiani passati e presenti e la UE. Sappiamo regolarmente solo della cattura dei Disperati del mare, quelli che preferiscono rischiare la vita nel Mediterraneo pur di fuggire.
Tutto questo silenzio costituisce una disinformazione intenzionale.
La mancata informazione dai mass-media su questo tema favorisce un generale disorientamento della percezione sui flussi dei migranti. Non conoscendo la situazione è chiaro che molte persone non possono capire perché così tanta gente stia fuggendo dalle loro terre rischiando la propria vita per arrivare da noi. Proprio l’incomprensione della situazione e delle sue cause offrono terreno fertile per i falsi miti, per l’ostilità, la paura e il razzismo nei confronti del “diverso”.
Ma lo spazio per una notizia sull’Africa c’è stato in questi giorni: il grande successo della diplomazia da parte del Governo italiano. Nella previsione del distacco definitivo dal gas russo, si prospetta un accordo per un piano di investimenti nella fornitura di gas naturale dal Nord Africa. Quindi sì alla crescita del commercio di energia, ma in cambio i Paesi africani dovrebbero occuparsi della gestione dei migranti. I profughi che arrivano al Nord provenienti da ogni parte, in fuga da guerre, carestia e cambiamenti climatici, verrebbero gestiti in proprio, senza bisogno di preoccuparsi dei diritti umani.
Alla Presidente Meloni sembra un’idea geniale, ma si illude, così facendo, di eliminare il “problema migranti” all’origine?
Questo atteggiamento ipocrita non aiuta a risolvere i problemi, né degli italiani né dei profughi arrivati da noi, né delle masse che sono in partenza. Questa Dis-informazione, le scarse notizie solo dei numeri, toglie l’ultima veste di dignità umana a ciascun individuo e lo rende oggetto. Poi tantissimi di questi oggetti creano paura e ostilità, la voglia di respingere, l’insensibilità di fronte ai morti in mare o lungo le rotte di terra.
Invece, un popolo ben informato, cosciente e consapevole dello stato delle cose, delle colpe e delle responsabilità, potrebbe capire che non siamo di fronte ad un’emergenza con un termine temporale, ma ad una migrazione di massa destinata a durare nel tempo.
Sarebbe evidente l’inefficacia della politica dei respingimenti come sarebbe evidente la necessità di agire con audacia per rovesciarne la tendenza attuale così infausta. Per dirla con Papa Francesco, nel suo viaggio apostolico in Sud Sudan e nella Repubblica Democratica del Congo all’inizio del 2023, è necessario che tutti si impegnino a superare quelle differenze e avversioni che hanno portato ai conflitti, che i popoli possano superare le controversie e ritrovare la pace. Mentre in Italia è solo con l’accoglienza diffusa e la creatività che sapremo re-inventare un sistema economico-sociale basato sul bisogno di ognuno, invece della attuale demagogia, basata sugli interessi economici di pochi e l’oppressione dei più.
Sabato, 5 agosto 2023 – n°31/2023
In copertina: foto di Mamadou Traore/Pixabay