Sulla guerra in Ucraina scoppiano le polemiche tra “buoni” e “cattivi”
di Ettore Vittorini
L’assedio di Kiev fa venire in mente la locuzione latina contenuta nelle “Historiae” di Tito Livio: “Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur” (Mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata). L’assediante era Annibale e gli assediati abitavano una città della Hispania che chiedeva aiuto a Roma. Gli antichi romani potrebbero essere paragonati all’Occidente di oggi.
L’invasione russa dell’Ucraina, oltre ad aver portato tra i Paesi democratici una grande mobilitazione in favore della nazione oltraggiata, ha anche spinto molti esperti di geopolitica, storici, giornalisti e studiosi vari, ad analizzare le cause di questa assurda guerra che ci colpisce da vicino.
E subito si è aperto un dibattito di massa condito da tante polemiche, espressioni della libertà di pensiero e delle diverse interpretazioni del drammatico evento. Ma purtroppo in Italia – e anche altrove – alle civili e spesso documentate riflessioni, ai dibattiti, ai diversi commenti giornalistici, si sono aggiunte le solite dispute sugli aggressori e sulle vittime – condotte ovviamente a debita distanza dai campi di battaglia – spaccate in due partiti opposti secondo la divisione manichea tra “buoni e cattivi”.
Per rendere più acceso il dibattito si sono aggiunti i “liberi fruitori” dei social network con i loro commenti da “Bar sport” o con prese di posizione peggiori, come l’episodio di un gruppo di tifosi di calcio del Verona che hanno esposto nello stadio un cartellone nel quale si chiedeva a Putin di bombardare Napoli, da dove proveniva la squadra avversaria.
Mettendo da parte la teppaglia degli stadi e le frange che impestano i social, ben vengano le analisi serie – seppur contrapposte – sulla guerra. Le più efficaci provengono dalla rivista mensile di geopolitica Limes, che nel numero da poco uscito – quattro edizioni e 100 mila copie vendute in pochi giorni – afferma nel lungo e completo editoriale: “Non spetta a noi analisti moraleggiare né condannare. Mai come in questo caso il nostro dovere professionale appare come un’impresa disperata…Riavvolgiamo il film per vedere se c’è un filo in questa guerra. Ne scopriremo tanti, maledettamente intrecciati”.
Sono parole molto sagge che però non sempre coincidono con i pensieri di altri analisti – veri o improvvisati – che compaiono alle televisioni, che scrivono sui giornali e che considerano “cattivi” i colleghi che tentano di dare spiegazioni più profonde e spesso anticonformiste.
Per esempio Luciano Canfora storico, filologo, filosofo, saggista, emerito professore universitario, quando ha osato manifestare il suo pensiero controcorrente sulle cause della guerra, è stato posto sulla croce da vari commentatori. Massimo Gramellini nella sua rubrica Il Caffè – in prima pagina del Corriere della Sera – gliene ha dette di tutti colori. Lo difende invece – pur non condividendone i concetti – Mattia Feltri sul “Buongiorno” della Stampa.
Tra l’altro Canfora afferma che “E’ inutile cercare di inchiodare sull’ideologia i buoni e i cattivi, le democrazie e i regimi autocratici. Ciò che sfugge è che il vero conflitto è tra la Russia e la Nato per interposta Ucraina”.
Nel marasma delle idee un fatto risulta certo e inconfutabile: la Russia di Putin ha aggredito l’Ucraina e il suo esercito sta compiendo stragi tra la popolazione violando in continuazione le convenzioni sulla guerra; il regime di Mosca è una dittatura che ha soffocato le opposizioni interne e che elimina i contestatori più in vista. Allo “Zar” interessa poco la morte di migliaia di innocenti e per questo il presidente degli Stati Uniti Joe Biden lo ha definito un “criminale di guerra”. Ma il capo della Casa Bianca ha anche dichiarato che da un anno consiglieri militari americani affiancano il debole esercito ucraino che in questi giorni sta dando prova di grande valore.
In un precedente articolo avevamo scritto che l’”assedio” dell’ex Unione Sovietica era iniziato sin dai tempi del crollo del regime comunista. Gli ex Paesi satelliti sono entrati nella NATO i cui missili sono dispiegati alle porte della attuale Federazione Russa. Anche questo è un dato di fatto. Sull’espansione dell’Alleanza atlantica si poteva trattare con Putin quando sarebbe stato meno difficile di oggi.
Invece per anni Europa e Stati Uniti hanno tenuto col dittatore rapporti amichevoli, convenienti per i rispettivi commerci ed economie, sorvolando sui problemi strategici. In Germania addirittura l’ex cancelliere socialdemocratico Schroeder, alla fine del suo mandato politico era diventato uno dei massimi dirigenti della Gazprom russa.
In Italia Berlusconi – che oggi tace – ospitava abitualmente Putin nella villa in Sardegna e non si trattava solo di amicizia: nei file resi noti da Assange risulta anche che diplomatici americani erano preoccupati dall’aumento dei rapporti commerciali – soprattutto energetici – tra Italia e Russia e nel 2010 un articolo del Corriere della Sera scriveva che il nostro governo aveva rallentato la stipulazione di contratti con Paesi terzi privilegiando Mosca. È uno dei motivi per i quali attualmente l’Italia viene posta in secondo piano dalla diplomazia internazionale. Di fronte a quanto hanno fatto i governi berlusconiani, Salvini con indosso la maglietta con l’immagine del dittatore russo si riduce a una macchietta.
Oggi siamo arrivati a una guerra scoppiata in Europa, un conflitto che spaventa tutti, voluto da un personaggio senza scrupoli da cui c’è da aspettarsi il peggio. Putin non farà marcia indietro se non dopo aver ottenuto grandi vantaggi da una seria trattativa di pace. Comunque vadano a finire le cose, la sua immagine rimarrà segnata dal marchio dell’ignominia.
Per approfondire:
https://www.theblackcoffee.eu/ucraina-adesso-e-guerra/
Sabato, 19 marzo 2021 – n° 12/2022
In copertina: Vladimir Putin, Silvio Berlusconi e George Bush Jr. durante il Nato-Rome Summit del 2002 – Foto: Nato.int