La stagione di lotta alla corruzione e al rapporto criminogeno tra affari e politica
di Giuseppe Gallelli
E’ doveroso ricordare il 32° anniversario dell’inizio di “Mani Pulite”, l’inchiesta giudiziaria che avrebbe dovuto cambiare l’Italia.
Nel biennio 1992-93 del secolo scorso, leader ed esponenti dei partiti furono chiamati a rispondere, da parte dei giudici di Milano, ma poi anche di magistrati di altre zone d’Italia, di un sistema politico fatto di corruzione e di commistione criminale tra affari e politica.
Ricordiamo il coraggio civile e la difesa della legalità e dei valori costituzionali di quei giudici che perseguirono reati che avevano portato l’Italia sull’orlo del baratro.
Purtroppo quella stagione si è conclusa esclusivamente sul piano giudiziario, senza incidere sostanzialmente nella formazione civica e culturale e politica di molti pubblici amministratori, in modo che il rispetto della legalità diventasse norma quotidiana al loro agire politico.
I partiti, così, hanno sprecato una grande opportunità, perché non sono stati capaci di trasferire dal piano giudiziario a quello politico, civile e culturale quella esperienza per creare una classe dirigente autenticamente nuova che aprisse una stagione migliore nella politica italiana.
Purtroppo, a distanza di 32 anni, nulla è cambiato e lo apprendiamo tutti i giorni dalle cronache giudiziarie di giornali e TV, fino a quando potranno farlo.
Anzi la “casta”, favorita dai governi che si sono succeduti, si è meglio organizzata, fortificata e modernizzata, stabilendo legami con mafia e criminalità per spartirsi appalti e finanziamenti pubblici.
La situazione sta peggiorando ulteriormente con il governo Meloni, in particolare, con la stretta del ministro Nordio sulle intercettazioni – strumento indispensabile per scoprire i reati nella Pubblica amministrazione; con il divieto ai giornalisti di pubblicare le ordinanze cautelari, fatto che lede in modo grave la libertà d’informazione sui crimini; con la riforma dell’abuso d’ufficio, che in effetti diviene abolizione di fatto di questo reato che secondo molti magistrati favorisce le organizzazioni criminogene; con la riscrittura del traffico di influenze illecite che farà tabula rasa dei procedimenti in corso e delle condanne passate in giudicato; con il progetto legislativo per l’abolizione della legge Severino, nella parte in cui prevede l’incandidabilità, l’ineleggibilità e la decadenza per gli amministratori locali condannati in via definitiva e la sospensione per 18 mesi anche in caso di condanna in primo grado.
Manca oggi, un moto popolare di protesta e di sostegno alla magistratura, come allora, e dilaga l’individualismo, il pensiero unico e il disinteresse per l’illegalità.
L’accentramento della gestione della politica, infatti, la professionalizzazione della medesima con una competizione elettorale sempre più individualistica che richiede sempre maggiori risorse , la mancanza di filtri e di controlli sia al centro che sui territori, le carenze formative e culturale di buona parte della nuova classe politica dirigente, fanno sì che in alcune situazioni si creino rapporti sempre più ambigui e delittuosi con mafia e mondo della criminalità organizzata, oggi ancor più di ieri, soprattutto c’è molto da proccuparsi nella gestione dei fondi del Piano di sviluppo verde e digitale del Paese ( Pnrr).
L’esperienza di “Mani pulite” sembra oggi del tutto scomparsa, senza lasciar traccia. Sembra ormai tramontata la possibilità di una stagione di legalità diffusa nella società, nell’economia e nella politica italiana.
Tangentopoli è viva e operativa ancor più di prima, anzi si è trasformata e aggiornata perché la criminalità vive accanto a noi nei Comuni, nelle Regioni, nei luoghi della nostra quotidianità, prosperando nel mare della spesa pubblica, dato che sono stati smantellati del tutto i controlli amministrativi e i poteri di controllo delle Assemblee elettive e la Corte dei conti arriva troppo tardi.
Ricordiamo, intanto, quella memorabile stagione e segnaliamo ai giovani il coraggio e l’amore per la legalità e per il nostro Paese di quei giudici che tentarono di fare pulizia nella casta politica, compiendo con dedizione, imparzialità, autorevolezza ed onore il loro compito al servizio dei cittadini.
E suggeriamo anche ai partiti e alla politica uno stile più parsimonioso, eticamente ineccepibile e decisamente legale e trasparente da parte di tutti gli amministratori prima che sia troppo tardi.
Al Governo non solo di rammmentare Falcone, Borsellino e tutti coloro che hanno dato la vita per difendere la legalità nel nostro Paese, ma di applicare i dettami costituzionali e di onorare la nostra Costituzione occupandosi, come priorità assoluta, della lotta all’evasione fiscale e alla corruzione, mare magnum dell’illegalità, degli sprechi, dei reati penali, di un’economia distorta e della degenerazione della nostra democrazia.
Sabato, 10 febbraio 2024 – Anno IV – n°6/2024
In copertina: Gherardo Colombo ex magistrato di Mani Pulite – Foto: Andreas Carter (2007) – CC BY-SA 2.5