mercoledì, Dicembre 25, 2024

Cultura, Teatro & Spettacolo

Ricorre eterno il dubbio di Amleto

Potere, tradimento, vendetta, i vizi umani

di Laura Sestini

Un grande esordio al Nuovo Teatro delle Passioni di Modena – appena riaperto al pubblico dopo tre anni di chiusura – per il lavoro sulla figura di Amleto, che il Teatro dei Venti, con la regia di Stefano Tè, ha intrapreso con gli attori della Casa di Reclusione di Castelfranco Emilia.

Una serata veramente speciale, che ha unito la Prima nazionale assoluta dello spettacolo ad una esibizione pubblica degli interpreti, in un vero Teatro Nazionale; un evento di portata eccezionale, accaduto per la prima volta nella lunga esperienza di teatro sociale del Teatro dei Venti, che ha letteralmente galvanizzato gli attori, come è comprensibile, che sul palco hanno poi restituito forte coinvolgimento, dando il meglio di loro stessi, sia durante l’impegnativa prova finale, iniziata sin dal mattino, che durante la lunga performance serale davanti al teatro gremito di spettatori.

La drammaturgia di Amleto fa parte di una trilogia su William Shakespeare, insieme a Giulio Cesare, su cui il Teatro dei Venti ha lavorato con gli attori del carcere di Modena, e al podcast Macbeth alla radio, con le voci dei detenuti-attori, programmati per i due laboratori teatrali nel biennio 2022/2023. Amleto è stato campo di prova anche per il progetto AHOS, consentendo a F. M., detenuto della Casa di reclusione di Castelfranco Emilia, di creare i bozzetti della scenografia e dei costumi.

A sx Amleto, al centro Alessandra Fogliani, a dx Re Claudio
Foto: Chiara Ferrin

Ambientazione scenografica atemporale, semplice e geometrica, attraversata da più stili dei costumi, Anni ’30, mantelli che rammentano briganti calabresi, divise militari con le mostrine, l’iniziale casto abitodi Ofelia, maschere delle Commedia dell’arte; un mix che attraversa i secoli, ignorando totalmente la Danimarca del 1500, in cui The Tragedy of Hamlet, Prince of Denmark è originariamente ambientato nel famoso testo del Bardo. Una rivisitazione teatrale apparentemente più contemporanea, e invece di respiro moralmente molto ampio, al passato e al presente, tali le tematiche che affronta il dramma shakespiriano, il potere, il tradimento e la vendetta, gravi vizi dell’essere umano a tutte le epoche.

Sul palco i due principali personaggi maschili, Amleto e Re Claudio, sono affidati a due detenuti-attori, mentre le controparti femminili – Gertrude e Ofelia – madre e “presunta” amata di Amleto, sono interpretate da attrici della Compagnia del Teatro dei Venti.

Una grintosa pianista – Alessandra Fogliani – dà avvio sonoro dal vivo al dramma di Amleto, che in seguito sorreggerà costantemente fino al termine della messa in scena, con arie da lei stessa composte, originali, che prendono spunto sia dalla musica classica ottocentesca, che dal repertorio popolare, in particolare quello argentino del tango, poiché afferisce alle tensioni emotive dell’amore, del conflitto, delle diatribe umane; oppure temi di altri autori, Zipoli, Rachmaninov, Scarlatti, rielaborati con aggiunte personali, adattati ai ritmi della narrazione scenica, che creano grande atmosfera – una bolla di cristallo sonora in cui è racchiusa tutta la drammaturgia. La performance musicale e la musicista, sono state senz’altro un ulteriore interprete sulla scena, insostituibili.

I becchini – Foto: Chiara Ferrin

L’abbigliamento rigoroso, militaresco, ma non senso di bellico, di Amleto, rivela dedizione, forse al popolo danese, per cui ad Amleto spettava la corona del regno, ma più all’osservazione dei princìpi di giustizia, rispetto, umanità. Amleto non ha sete di potere come lo zio Claudio che ha assassinato il fratello, padre di Amleto, e risposato sua madre, per l’avidità di sedere sul trono. Amleto è un “principe“, nell’accezione più larga e positiva del suo valore semantico, nonostante un istintivo iniziale sentimento di vendetta. Conosciamo già la fine tragica di tutta la vicenda, che porterà solo disinganno e morte, ma non certo per responsabilità del giovane Amleto.

L’Amleto/attore, sarà posizionato quasi sempre oltre la quarta parete, in prossimità del pubblico, in continuo dialogo con questo, come nella ricerca di un interlocutore differente a cui confidare le proprie sofferenze e riflessioni. Talvolta Amleto volta le spalle al pubblico, come un direttore d’orchestra, guardando la scena dall’esterno, coinvolgendo anche la pianista. Molto apprezzabile la performance dell’attore, fosse solo per il lungo testo che gli competeva, e per cui la sua inflessione napoletana ha dato anche più credibilità interpretativa. Un Amleto italianizzato, dei giorni nostri. Piacevoli sono tutte le inflessioni dialettali udite sul palco, che hanno reso l’ambientazione e il messaggio etico-pedagogico più cosmopolita.

Divertente e dinamico il gioco “a nascondino” tra il palcoscenico e le quinte, sempre coinvolti nell’apparizione e la sparizione dei personaggi, in senso rotatorio, come in un girotondo.

La scena-madre della rappresentazione è la pazzia, e relativa morte, di Ofelia. Per suicidio? Indotta? Le interpretazioni drammaturgiche possono essere variabili, come anche si chiedono i becchini in attesa di inumare il corpo della ragazza. Una scena importante, dovuta anche alla non semplice performance fisica dell’attrice. Le musiche, liberamente ispirate al brano “Winter” della rock band statunitense Balmorhea.

In conclusione si può asserire che lo spettacolo è ben strutturato dalla regia di Stefano Tè, gli interpreti principali tra gli attori non professionisti, Amleto, Re Claudio, Laerte, Polonio, non hanno dimostrato incertezze sul palco, anzi sembrano avanti nella competenza teatrale acquisita, nonostante le relative brevità dei percorsi; merito personale di chi ha aderito a questo cammino formativo e di consapevolezza personale entro le mura carcerarie, ma anche di chi gestisce i laboratori dentro le strutture di Castelfranco Emilia e Modena.

Un bel lavoro di gruppo che rilascia piacevolezza nella sua visione, sempre dinamico e ben ritmato, che mai perde di attrarre la curiosità dello spettatore, anche e nonostante alcuni silenzi scenici voluti, con la speranza che tutti, attori e pubblico, possano attingere dal messaggio drammaturgico che questo emana.

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Lo spettacolo è andato in scena al Nuovo Teatro delle Passioni – Via A. Peretti, 9 – Modena

Giovedì 13 novembre 2023 – ore 21.00

AMLETO

Regia di Stefano Tè

con gli attori della Casa di Reclusione di Castelfranco Emilia 𝖤.𝖠.𝖡; 𝖬.𝖠; 𝖮.𝖢; 𝖦.𝖣.𝖱; 𝖠.𝖣.𝖱; 𝖦.𝖣; 𝖥.𝖥; 𝖸.𝖦; 𝖲.𝖫; 𝖥.𝖬; 𝖠.𝖬; 𝖭.𝖯; 𝖠.𝖲; 𝖢.𝖲; C.T.; e gli attori del Teatro dei Venti

Musica dal vivo: Alessandra Fogliani

Maschere: (costruzione e azioni fisiche) Valentino Infuso

Costumi: Nuvia Valestri e Teatro dei Venti

Luci: Stefano Tè e Luigi Pascale 

Audio: Luigi Pascale

Assistenza alla regia Francesco Cervellino

Ideazione scenografia: Stefano Tè, progettazione della scenografia e dei costumi a cura di F. M.

Produzione Teatro dei Venti, Emilia Romagna Teatro Fondazione ERT / Teatro Nazionale, con il sostegno di Ministero della Cultura e Regione Emilia-Romagna, con il contributo di Fondazione di Modena all’interno del progetto Abitare Utopie, con il contributo di BPER Banca

Sabato, 2 dicembre 2023 – n°48/2023

In copertina: una scena dello spettacolo – Foto: Chiara Ferrin

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