Le tappe che hanno portato alla guerra
di Domenico Gallo – testo in italiano e inglese
Qualche tempo fa, il 7 settembre 2023, il Segretario generale della NATO ha confessato dinanzi alla Commissione esteri del Parlamento europeo che la Russia voleva trattare per evitare lo scoppio della guerra e si è vantato di aver chiuso la porta in faccia ad ogni dialogo.
La guerra, lo sappiamo tutti, è scoppiata quando le armi hanno iniziato ad intonare il loro lugubre canto, il 24 febbraio 2022. Nessuna guerra scoppia all’improvviso come un fulmine a ciel sereno. Specialmente questa guerra che è stata preceduta da una lunga incubazione e da un conflitto odioso che si trascinava dal 2014. Se la guerra è iniziata il 24 febbraio, la pace ha cominciato ad estinguersi molto tempo prima. Noi sappiamo quando inizia la guerra, ma dobbiamo chiederci – come fa Cassandra di Christa Wolf – quando è iniziata la vigilia della guerra?
Quando ha iniziato ad oscurarsi quell’orizzonte luminoso, balenato con la demolizione del muro di Berlino e lo smantellamento dello strumentario della guerra fredda?
Il processo di degradazione delle relazioni internazionali e di costruzione del nemico di norma avviene per fasi, però ci sono dei passaggi salienti. Le vere scelte che cambiano il clima geopolitico del 1989 vengono effettuate nel corso del 1997 dall’amministrazione Clinton che, stracciando gli impegni assunti con Gorbaciov, decide di estendere la NATO ad Est, cominciando ad inglobare Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca. Si trattava della scelta politicamente più impegnativa che sia stata fatta dall’Amministrazione USA, dopo quella del contenimento dell’URSS, che ha dato origine alla prima guerra fredda. Contro questa scelta insorsero proprio coloro che la guerra fredda l’avevano teorizzata e praticata. In un articolo sul New York Times del 7 febbraio 1997 il diplomatico americano George Kennan, uno dei teorici della guerra fredda, lanciò un grido d’allarme, osservando: “la decisione di espandere la NATO sarebbe il più grave errore dell’epoca del dopo guerra fredda. Una simile decisione avrebbe l’effetto di infiammare le tendenze nazionalistiche antioccidentali e militariste nell’opinione pubblica russa, pregiudicherebbe lo sviluppo della democrazia in Russia, restaurerebbe l’atmosfera della guerra fredda nelle relazioni Est-Ovest, spingerebbe la politica estera russa in direzioni a noi decisamente non favorevoli.”
Se vogliamo individuare una circostanza precisa in cui è stato formalmente deciso di avviare la costruzione del nemico, identificando la Russia, non più come un partener con il quale collaborare ma come un avversario da stringere d’assedio, questa è il summit che si svolse a Madrid l’8 e il 9 luglio 1997, dove la NATO assunse la decisione di estendersi ad est, cominciando ad includere Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca, che furono formalmente ammesse nel 1999.
E’ dal 9 luglio 1997 che si è verificata la svolta nella storia: è stato programmato l’avvio di una nuova guerra fredda. Una guerra fredda di cui l’opinione pubblica è stata tenuta rigorosamente all’oscuro. Infatti nessun dibattito politico è stato aperto sulla scelta di allargamento della NATO, che è passata, senza ostacoli o ripensamenti, come se fosse un’operazione banale, non degna di nota. All’epoca non si poteva prevedere la guerra che sarebbe scoppiata 25 anni dopo, però non era difficile comprendere che la nuova guerra fredda che si stava impiantando sarebbe stata molto più pericolosa della prima perché avrebbe attizzato derive nazionalistiche molto più irrazionali del confronto ideologico che animava, ma frenava anche, la prima guerra fredda. Tuttavia, una scelta, così densa di incognite, è passata inosservata, la politica si è voltata dall’altra parte e nessuno si è accorto che si stava impiantando nel cuore dell’Europa una nuova cortina di ferro.
Il passo successivo è stato quello di cambiare la missione della NATO, che ha “superato” la sua natura di patto difensivo e si è trasformata in un formidabile strumento militare del tutto svincolato dal rispetto della Carta dell’ONU. Questa nuova missione è stata sperimentata con l’aggressione alla Jugoslavia: settantotto giorni di bombardamenti ininterrotti, volti a smembrare l’integrità territoriale della Jugoslavia con la separazione del Kosovo. Nel summit per il cinquantenario della NATO a Washington il 23 e 24 aprile 1999, la NATO legittimava questo suo nuovo volto, dichiarandosi competente a compiere operazioni militari al di fuori dell’art. 5 del Patto Atlantico, cioè si riappropriava del diritto di guerra. Nel disinteresse generale è proseguita l’espansione della NATO ad est, che ha inglobato nel 2004 anche quelle Repubbliche che una volta facevano parte dell’Unione Sovietica (Estonia, Lettonia e Lituania). L’allargamento della NATO ha comportato il dispiegamento di un dispositivo militare ostile ai confini della Russia e come tale è stato percepito.
Un ulteriore passo che ha aggravato la tensione è stato il ritiro degli USA dal Trattato ABM. A seguito di ciò gli USA hanno impiantato una base ABM in Polonia e in Romania. Il sistema ABM utilizza lanciamissili “Aegis”, che possono utilizzare diverse varietà di missili fra cui il missile da crociera con testata nucleare Tomahawk, con una gittata di 2.400 chilometri.
Nel 2008, da un dispaccio dell’ex ambasciatore USA a Mosca, Burns, pubblicato da Wikileaks, intitolato “Niet significa niet” emergeva che non solo Putin, ma l’intera classe politica russa era assolutamente contraria all’allargamento della Nato a Est.
E’ tuttavia, proprio nel 2008, la NATO lanciava un altro guanto di sfida alla Russia. Nel summit svoltosi a Bucarest il 2 aprile 2008, il Consiglio Atlantico stabiliva il “principio della porta aperta” per l’ingresso di Ucraina e Georgia nella NATO.
Gli eventi politici successivi, con il golpe di Maidan del 2014, hanno comportato la definitiva inclusione dell’Ucraina nella sfera d’influenza degli USA e l’esplosione di un gravissimo conflitto politico fra la Russia e l’Ucraina, collegato all’annessione della Crimea alla Federazione russa ed alla secessione del Donbass, che ha dato luogo ad una sanguinosa guerra civile che gli accordi di Minsk non sono riusciti ad arginare.
Attraverso questo lungo percorso nell’orizzonte internazionale la Pace si è progressivamente degradata, è cresciuta l’ostilità fra l’Occidente e la Russia, di pari passo con l’accresciuta minaccia militare.
Siamo così arrivati alla vigilia dello scoppio della guerra. Nell’inverno del 2021, la pressione militare della Russia nei confronti dell’Ucraina si era fortemente accresciuta, dal canto suo la NATO aveva rafforzato il suo dispositivo militare e aveva mostrato i muscoli con diverse esercitazioni militari. In particolare in Estonia, nel 2020 aveva condotto un esercitazione a fuoco vivo a 110 km del confine russo e sempre in Estonia nel 2021 aveva lanciato 24 razzi per simulare un attacco contro obiettivi di difesa aerea all’interno della Russia.
In altre parole l’ostilità ed il confronto fra due blocchi politico-militari era arrivato ad un punto di tensione tale che mai si era verificato durante la prima guerra fredda, se si esclude la crisi dei missili a Cuba nel 1962.
Nel dicembre del 2021 vi erano solo due alternative: o si aprivano delle trattative per ridurre la pressione militare ed il confronto fra i due blocchi contrapposti, oppure bisognava rassegnarsi alla guerra, che sarebbe iniziata con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.
La Russia ha deciso di dare una chance alla pace e di riannodare i fili del dialogo e della cooperazione sul tema della sicurezza reciproca. Il 15 dicembre ha pubblicato sul sito del Ministero degli esteri in russo ed in inglese una bozza di trattato da siglare con la NATO ed un’altra bozza da siglare con gli USA. Al centro delle proposte russe c’era l’impegno dei Paesi occidentali a non espandere ulteriormente la NATO ad est e la richiesta di ridimensionare la pressione militare della NATO, annullando la dislocazione di basi missilistiche e ritirando le armi nucleari USA dislocate sul territorio di Stati non nucleari (come l’Italia e la Germania). Non si trattava di un diktat, ma di una proposta di negoziato che puntava ad arrestare la corsa agli armamenti e a depotenziare il confronto strategico politico-militare. Qualche giorno fa, il 7 settembre 2023 il Segretario generale della NATO ha confessato dinanzi alla Commissione esteri del Parlamento europeo che la Russia voleva trattare per evitare lo scoppio della guerra e si è vantato di aver chiuso la porta in faccia ad ogni dialogo. In pratica Stoltenberg ha riconosciuto che la vera causa della guerra, e il motivo per cui si continua a combattere, è la spinta incessante degli Usa ad allargare la Nato all’Ucraina. Ecco le parole rivelatrici del segretario Nato: “Sullo sfondo c’era la dichiarazione del presidente Putin dell’autunno del 2021, che in realtà aveva già inviato una bozza di trattato che voleva far firmare alla Nato, in cui ci chiedeva di promettere di non allargare ulteriormente l’Alleanza. Era una condizione preliminare per non invadere l’Ucraina. Naturalmente noi non abbiamo firmato, anzi è successo l’opposto. Putin voleva che firmassimo l’impegno a non allargare mai la Nato e voleva che smobilitassimo le nostre infrastrutture militari atlantiche in tutti i Paesi entrati a far parte dell’Alleanza dopo il 1997. Si trattava di metà della Nato, voleva dire che avremmo dovuto rimuovere la Nato da tutta l’Europa centrale e orientale, introducendo una sorta di adesione di serie B. Abbiamo respinto questa richiesta. Perciò Putin è entrato in guerra, per evitare che ci fosse più Nato ai suoi confini e ha ottenuto l’esatto opposto.”
Riflettiamo su queste parole, Stoltenberg ha riconosciuto che il blocco di ogni ulteriore allargamento della NATO “Era una condizione preliminare per non invadere l’Ucraina.”
Stoltenberg e Biden hanno preferito la guerra, pur di non rinunziare al loro progetto di piantare la bandierina della NATO in Ucraina.
Il 16 dicembre 2021 Stoltenberg nel corso di una conferenza stampa congiunta con Zelensky, respinse orgogliosamente al mittente le proposte russe.
Quel giorno è finita la pace in Europa.
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(Testo dell’intervento al convegno Il Coraggio della pace di Firenze, 23 settembre 2023)
Note sull’autore: Domenico Gallo ha conseguito la laurea in Giurisprudenza all’Università di Napoli. Entrato in magistratura nel 1977, ha prestato servizio presso la Pretura di Milano, il Tribunale di Sant’Angelo dei Lombardi, la Pretura di Pescia e quella di Pistoia. Eletto Senatore nel 1994, ha svolto le funzioni di Segretario della Commissione Difesa nell’arco della XII legislatura, interessandosi anche di affari esteri, in particolare, del conflitto nella ex Jugoslavia. Al termine della legislatura, nel 1996 è rientrato in magistratura, assumendo le funzioni di magistrato civile presso il Tribunale di Roma. Dal 2007 al dicembre 2021 è stato in servizio presso la Corte di Cassazione con funzioni di Consigliere e poi di Presidente di Sezione. E’ stato attivo nel Comitato per il No alla riforma costituzionale Boschi/Renzi. Collabora con quotidiani e riviste ed è autore o coautore di alcuni libri, fra i quali Millenovecentonovantacinque – Cronache da Palazzo Madama ed oltre (Edizioni Associate, 1999), Salviamo la Costituzione (Chimienti, 2006), La dittatura della maggioranza (Chimienti, 2008), Da Sudditi a cittadini – il percorso della democrazia (Edizioni Gruppo Abele, 2013), 26 Madonne nere (Edizioni Delta Tre, 2019), il Mondo che verrà (edizioni Delta Tre, 2022).
Russia-Ukraine: the unmaking of peace
The steps that lead to war
Translation by Lucy Mitchell Pole
A few days ago, on 7 September 2023, the Secretary General of NATO confessed before the Foreign Affairs Committee of the European Parliament that Russia wanted to negotiate to avoid the outbreak of war and he boasted of having closed the door in the face of any dialogue.
The war, as we all know, broke out when the weapons began to sing their mournful song, on February 24, 2022. But no war breaks out unexpectedly out of the blue. Especially this war which was preceded by a long incubation and a repugnant conflict that had dragged on since 2014. If the war began on February 24, the unmaking of peace began long before. We know when the war begins, but we must ask ourselves – as Christa Wolf’s Cassandra does – when did the eve of the war begin?
When did that bright horizon, which flashed with the demolition of the Berlin Wall and the dismantling of the Cold War apparatus, begin to darken?
The process of degradation of international relations and the construction of The Enemy usually occurs in phases, but there are some salient steps. The real choices that changed the geopolitical climate of 1989 were made during 1997 by the Clinton administration which, tearing up the commitments made with Gorbachev, decided to extend NATO to the East, starting to incorporate Poland, Hungary and the Czech Republic. It was the most politically binding choice that was made by the US Administration, after that of the containment of the USSR, which gave rise to the first Cold War. The very people who had theorized and practiced the Cold War rose up against this choice. In an article in the New York Times dated February 7, 1997, American diplomat George Kennan, one of the theorists of the Cold War, raised a cry of alarm, observing: “The decision to expand NATO would be the gravest mistake of the post-Cold War era. Such a decision would have the effect of inflaming anti-Western and militarist, nationalistic tendencies in Russian public opinion, would undermine the development of democracy in Russia, would restore the atmosphere of the Cold War in East-West relations, and would push Russian foreign policy in directions definitely not favorable to us.”
If we want to identify a precise circumstance in which it was formally decided to start building The Enemy, identifying Russia no longer as a partner with whom to collaborate but as an adversary to besiege, this is the summit that took place in Madrid on 8 and 9 July 1997, where NATO made the decision to extend eastward, beginning to include Poland, Hungary and the Czech Republic, which were formally admitted in 1999. The turning point in history occurred on 9 July 1997: the start of a new cold war was programmed. A cold war about which public opinion was kept strictly in the dark. In fact, no political debate was opened on the choice to enlarge NATO, which passed, without obstacles or second thoughts, as if it were an entirely ordinary operation, not even worthy of note. At the time it was not possible to foresee the war that would break out 25 years later, but it was not difficult to understand that the new cold war that was being established would be much more dangerous than the first because it would have stoked nationalistic tendencies that were much more irrational than the ideological confrontation that animated, but at the same time held back the first Cold War. However, this choice, so full of incognita, went unnoticed. Politics looked the other way and no one noticed that a new iron curtain was being planted in the heart of Europe.
The next step was to change the mission of NATO, which shed its original attire as a defensive pact and transformed itself into a formidable military apparatus completely autonomous as to respect for the UN Charter. This new mission was tested with the aggression against Yugoslavia: seventy-eight days of uninterrupted bombing, aimed at dismembering the territorial integrity of Yugoslavia with the separation of Kosovo. At the NATO fiftieth anniversary summit in Washington on 23 and 24 April 1999, NATO legitimized this new face, declaring itself competent to carry out military operations outside of art. 5 of the Atlantic Pact, which means that it reclaimed the right of war. Amidst a general disinterest, the expansion of NATO to the east continued, which in 2004 also incorporated those Republics that were once part of the Soviet Union (Estonia, Latvia and Lithuania). This NATO enlargement brought about the deployment of hostile military expedients on Russia’s borders and this is exactly how it was perceived.
A further step that aggravated the tension was the US withdrawal from the anti-ballistic missile (ABM) Treaty. Following this, the USA established an ABM base in Poland and Romania. The ABM system uses “Aegis” missile launchers, which can use different varieties of missiles including the Tomahawk nuclear-tipped cruise missile, with a range of 2,400 km.
In 2008, in a telegram from the former US ambassador to Moscow, Burns, published by Wikileaks, entitled “Niet means niet”, it emerged that not only Putin, but the entire Russian political class was absolutely against NATO’s enlargement to the East.
However, in 2008, NATO launched another challenge to Russia. At the summit held in Bucharest on 2 April 2008, the Atlantic Council established the “open door principle” for the entry of Ukraine and Georgia into NATO.
The subsequent political events, with the Maidan coup in 2014, led to the definitive inclusion of Ukraine in the sphere of influence of the USA and the explosion of a very serious political conflict between Russia and Ukraine, linked to the annexation of Crimea to the Russian Federation and the secession of Donbass, which gave rise to a bloody civil war that the Minsk agreements failed to stem.
Through this long course on the international horizon Peace has deteriorated progressively; hostility between the West and Russia has increased, hand in hand with the intensification of the military threat.
We thus arrived at the eve of the outbreak of the war. In the winter of 2021, Russia’s military pressure on Ukraine had significantly increased while for its part NATO had strengthened its military apparatus and flexed its muscles with several military exercises. In particular in Estonia, in 2020 it conducted a live fire exercise 110 km from the Russian border and again in Estonia in 2021 it launched 24 rockets to simulate an attack against air defense targets inside Russia.
In other words, the hostility and confrontation between two political-military blocks had reached a point of tension that had never occurred during the first Cold War, if we exclude the Cuban missile crisis in 1962.
In December 2021 there were only two alternatives: either negotiations were opened to reduce military pressure and the confrontation between the two opposing blocs, or we had to resign ourselves to the war, which would have started with the invasion of Ukraine by Russia.
Russia decided to give peace a chance and to renew the threads of dialogue and cooperation on the topic of mutual security. On December 15 on the website of the Ministry of Foreign Affairs in Russian and English a draft treaty was published to be signed with NATO and another draft to be signed with the USA. At the center of the Russian proposals was the commitment of Western countries not to further expand NATO to the east and the request to reduce NATO military pressure, canceling the deployment of missile bases and withdrawing US nuclear weapons located on the territory of non-nuclear States like Italy and Germany. It was not a diktat, but a negotiation proposal that aimed to stop the arms race and weaken the political-military strategic confrontation. A few days ago, on 7 September 2023, the Secretary General of NATO confessed before the Foreign Affairs Committee of the European Parliament that Russia wanted to negotiate to avoid the outbreak of war and boasted of having closed the door in the face of any dialogue. In practice, Stoltenberg recognized that the real cause of the war, and the reason why we continue to fight, is the incessant push by the USA to expand NATO to include Ukraine. Here are the revealing words of the NATO secretary: “In the background was President Putin’s statement in the autumn of 2021, who in reality had already sent a draft treaty that he wanted NATO to sign, in which he asked us to promise not to further expand the Alliance. It was a precondition for not invading Ukraine. Naturally we didn’t sign, in fact the opposite happened. Putin wanted us to sign the commitment never to expand NATO and he wanted us to demobilize our Atlantic military infrastructure in all the countries that had joined the Alliance after 1997. This was half of NATO; he meant that we would have to remove NATO from all of Central and Eastern Europe, introducing a sort of second-class membership. We rejected this request. Therefor Putin went to war to prevent there being more NATO on his borders and he achieved the exact opposite.”
Let us reflect on these words, Stoltenberg recognized that blocking any further NATO enlargement “Was a precondition for not invading Ukraine.”
Stoltenberg and Biden preferred war, rather than giving up their plan to plant the NATO flag in Ukraine.
On December 16, 2021, Stoltenberg proudly rejected the Russian proposals to the sender during a joint press conference with Zelensky.
That day peace was unmade in Europe.
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Speech made by Domenico Gallo at the congress Il Coraggio della Pace (The Courage of Peace) in Florence, 23/9/2023
Notes on the author: Domenico Gallo graduated in Law from the University of Naples. Having entered the judiciary in 1977, he served at the Milan Magistrates Court, the Sant’Angelo dei Lombardi Court, the Pescia Magistrates Court and the Pistoia Magistrates Court. Elected Senator in 1994, he served as Secretary of the Defense Commission during the 12th legislature, also taking an interest in foreign affairs, in particular the conflict in the former Yugoslavia. At the end of the legislature, in 1996 he returned to the judiciary, taking on the functions of civil magistrate at the Court of Rome. From 2007 to December 2021 he served at the Court of Cassation with the functions of Counselor and then President of the Section. He was active in the Committee for No to the Boschi/Renzi constitutional reform. He collaborates with newspapers and magazines and is the author or co-author of some books, including Millenovecentonovantacinque – Cronache da Palazzo Madama edoltre (Edizioni Associate, 1999), Salviamo la Costituzione (Chimienti, 2006), La dittatura della maggioranza (Chimienti, 2008) , Da sudditi a cittadini – il percorso della democrazia (Edizioni Gruppo Abele, 2013), 26 Madonne Nere (Edizioni Delta Tre, 2019), the World to Come (Edizioni Delta Tre, 2022).
Sabato, 14 ottobre 2023 – n°41/2023
In copertina: autobus in fiamme tra Kharkiv e Kyev nel 2022 – Foto: Yan Boechat/VOA – pubblico dominio