sabato, Dicembre 21, 2024

Cultura, Multimedialità

Sari. Sei metri di eleganza

L’ultimo docufilm di Diego D’Innocenzo al Festival del Cinema Indiano River to River di Firenze

di Laura Sestini

Il Festival del Cinema indiano di Firenze – Rivero to River – giunto alla 23esima edizione, presenta un programma sempre molto vario, per tutti i tipi di spettatori, dai lunghi e spumeggianti film del cinema di Bollywood, ai documentari, alle sezioni dei cortometraggi di varie lunghezze. Non mancano anche film ormai divenuti cult, di autori e con attori indiani, e talvolta di altre nazionalità, di fama internazionale. Un Festival, dunque, che abbraccia tutti coloro che vogliono ampliare la loro conoscenza sul grande e dinamico continente indiano, non solo relativa alla produzione cinematografica. Abitualmente sono presenti anche numerosi attori e registi per rispondere alle domande del pubblico, tra questi Diego D’Innocenzo.

L’India è la terra dalle mille religioni, e il modo di vestire è molto spesso legato al proprio credo, un vero simbolo di appartenenza culturale. Nelle città maggiori, negli ultimi due decenni almeno, tra i giovani l’abbigliamento non è più quello tradizionale, indirizzandosi più verso uno stile occidentale, ma gli abiti tradizionali rimangono comunque una peculiarità in tutte regioni dell’India.

Tra questi, senz’altro, i coloratissimi Sari portati dalle donne non passano inosservati, con tessuti per tutte le tasche, e per tutte le occasioni. E’ calcolato che almeno settecento milioni di donne indiane vestono almeno nel giorno del loro matrimonio o per tutta la vita questo tipo di abito, formato solamente da un unico telo di circa un metro per sei, avvolto intorno al corpo. Il Sari è un abito molto affascinante, raffinato.

Nella tradizionale manifattura del Sari, ritroviamo la varietà baluchari, proviente dal Bengala Occidentale, la cui capitale è Calcutta. Questo tipo di Sari è molto prezioso, e anche costoso, poiché il tessuto è realizzato in maniera artigianale con seta finissima, e abituamente viene indossato dalle spose durante la celebrazione del matrimonio. I disegni della stoffa variano secondo la religione praticata.

Foto: courtesy River to RiverFlorence Indian film Festival

Il regista Diego D’Innocenzo, i quali docufilm solitamente sono realizzati per Geo, programma televisivo in onda su RaiTv dedicato alla natura, tradizioni, antropologia, ecc., viaggia in India da molti anni.

Davanti al pubblico del Festival, D’Innocenzo spiega che Sari – Sei metri di eleganza avrà anche un seguito, come dire, l’argomento verrà ancora più approfondito, ma senza dubbio anche questa prima parte, 40 minuti circa, ha mostrato i principali passaggi della lavorazione della seta, praticata nelle aree rurali intorno a Calcutta, per le cui famiglie è spesso l’unica economia di sussistenza: interi villaggi lavorano sul circuito della produzione della seta, dai l’allevamento dei bachi alla tessitura.

La narrazione riporta proprio la testimonianza di una donna indiana, la cui attività di famiglia è l’allevamento dei bachi, fino al bozzolo, che una volta pronti, saranno rivenduti al mercato, dove i filatori li acquisteranno in grandi quantità, per intraprendere il lungo lavoro di estrazione dei finissimi fili di seta dai bozzoli. In India i bozzoli del baco da seta non sono bianchi come in Occidente, una varietà nata per incrocio, ma giallo oro, che inondano i villaggi di grande magnetismo cromatico quando vengono stesi ad asciugare al sole.

Dalla filatura si passa alla coloritura delle matasse di seta per, infine, produrre i preziosi teli di 6 metri x 1 – ma possono variare da 4 a 9 – esclusivamente con telai a mano, con grande varietà di colori e fantasie, bellissimi, elegantissimi. Tutto il prodecimento, dalla nutrizione dei bachi con le foglie del gelso bianco, al filo di seta pronto per la tessitura, richiede dai 30 ai 45 giorni. Ogni famiglia si dedica ad un particolare passaggio della lavorazione.

Il Sari ha una tradizione di circa 600 anni e, nonostante le donne indiane siano libere di vestirsi come preferiscono, chi in India ha una responsabilità pubblica – dalla scuola alla politica – il Sari è l’abito di rappresentanza da indossare per le donne.

La lavorazione della seta è un’economia circolare, gli scarti sono pochissimi. Dai resti dei bozzoli aperti si nutrono le cornacchie, mentre con gli scarti dei fili si produce un filato più grezzo, per un prezzo adattabile a tutte le tasche.

Il documentario è interessante ed intrigante, con una bella fotografia, coloratissimo e sicuramente istruttivo, che in definitiva è lo scopo ultimo di questa sezione della cinematografia.

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Sari. Sei metri di eleganza – Regia: Diego D’Innocenzo. Sceneggiatura: Diego D’innocenzo, Gabriele Colferai. Fotografia: Marco Pasquini. Montaggio: Michele Rubeo. Italia, 2023, Col., 40′

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River to River Florence Indian Film Festival si svolge con il Patrocinio dell’Ambasciata dell’India, sotto l’egida di Fondazione Sistema Toscana nell’ambito della “50 Giorni di Cinema a Firenze” – parte del Progetto Triennale Cinema, sostenuto dal Ministero del Turismo, dalle istituzioni locali e realizzato grazie al Protocollo d’Intesa tra Comune di Firenze, Regione Toscana e Fondazione Sistema Toscana, Fondazione CR Firenze, Camera di Commercio di Firenze.

Con il contributo di Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione Cinema e Audiovisivo, Regione Toscana, Comune di Firenze e Fondazione CR Firenze. Sponsor: Publiacqua e Salvatore Ferragamo.

Partner tecnici: Consiglio regionale della Toscana, Diligentia, fsm – Fondazione Studio Marangoni, Hotel Roma, Amblè, Libreria Brac, Cescot Firenze. Media Partner: Firenze Spettacolo e RDF.

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Sabato, 9 dicembre 2021 – n°50/2023

In copertina: la maturazione dei bozzoli della seta – Foto: courtesy River to RiverFlorence Indian film Festival

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